Non è certamente un caso l’invocazione potente “il male non prevarrà” del nuovo papa Leone XIV il giorno della sua elezione, anche in questo in linea con il Leone che lo ha preceduto e che gli consegna una grande eredità. L’analisi di Benedetto Delle Site, presidente nazionale Movimento Giovani Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti)
Leone XIV è il nuovo papa regnante della Chiesa cattolica. Il cardinale Robert Francis Prevost, statunitense, agostiniano e con alle spalle una importante esperienza pastorale in Perù, ha scelto di chiamarsi Leone, non accadeva da oltre un secolo. Qualcuno ha già paventato un ritorno al Medioevo per il nome poco “pop” – il cardinal Ruini aveva invece auspicato una “restituzione della Chiesa ai cattolici” – mentre i più seri osservatori hanno colto il riferimento a papa Leone XIII, il Papa anch’egli eletto l’8 maggio e iniziatore della moderna Dottrina Sociale della Chiesa con l’enciclica Rerum Novarum (1891). La Rerum Novarum è stata il caposaldo di tutta una serie di lettere encicliche di carattere “sociale” attraverso cui i pontefici degli ultimi tempi sono intervenuti affrontando le grandi questioni terrene, sociali, politiche ed economiche della propria epoca alla luce del Vangelo, della tradizione e del magistero perenne.
Quindi una eredità sociale, ma anche più tradizionale. Tre, infatti, possono essere gli elementi del pontificato di Papa Pecci di notevole interesse oggi per la Chiesa, anche per oltrepassare la dicotomia inadeguata conservatori-progressisti che suscita polarizzazioni. Il primo, appunto, la Dottrina Sociale della Chiesa, che conserva attualità in tutto il suo corpus e non soltanto nelle encicliche più recenti. Il secondo, la riscoperta del pensiero di San Tommaso d’Aquino, che in questo 2025 vede gli ottocento anni dalla sua nascita e il cui pensiero era ritenuto da Leone XIII fondamentale per la vita della Chiesa, la comprensione della fede e il rinnovamento della cultura (cfr. Aeterni Patris, 1879). Terzo, la preghiera angelica, mariana ed esorcistica.
Innanzitutto la Dottrina Sociale della Chiesa, la grande sconosciuta, soprattutto dal clero. La DSC non è una terza via tra socialismo e liberalismo, e nemmeno un manuale politico per la raccolta del voto nelle canoniche. Si tratta piuttosto di un patrimonio sapienziale per leggere la modernità, giudicarla e agire animando cristianamente le realtà temporali. Per questo San Giovanni Paolo II la annoverava in seno alla teologia morale.
Come insegnò uno dei più grandi maestri di Dottrina Sociale, Mons. Luigi Negri: “Il magistero sociale della Chiesa nasce in dialettica con il progetto culturale, sociale e politico dell’età moderno-contemporanea (…). La fede non è un appendice preziosa ed inutile della vita ma la verità stessa dellʼesistenza. La dottrina sociale della Chiesa costringe la fede a misurarsi con lʼuomo storico, concreto, con i suoi problemi vitali e li illumina a partire dalla fede, individuandone le soluzioni dentro quellʼorizzonte nuovo di coscienza e di azione che la fede stessa fa accadere nel mondo. Disinteressarsi del magistero sociale della Chiesa dunque significa disinteressarsi di un aspetto fondamentale della propria esperienza di uomo” (cfr. L.Negri, Il Magistero Sociale della Chiesa, Jaca Book, 1994).
Oggi è ancor più necessario riscoprire la Dottrina Sociale, studiandola e applicandola nei suoi contenuti originali di cui tutte le encicliche a partire proprio dalla Rerum Novarum sono disseminate. Centralità della persona umana, anche di fronte alle sfide delle nuove tecnologie, sussidiarietà, contro i nuovi poteri assoluti, bene comune, solidarietà, difesa insieme della proprietà privata e della destinazione universale dei beni, sviluppo umano integrale e non solo materiale.
Poi la filosofia tomistica. L’enciclica Aeterni Patris di papa Leone oggi è di una attualità straordinaria. Da tempo osserviamo come l’aver adottato filosofie che non nascono dalla lumen fidei anzi che nascono storicamente perfino contro di essa – hegelismo, marxismo, heideggerismo – non porta a una comprensione della fede da un altro angolo di veduta, ma finisce per provocare una mutazione genetica del pensiero cattolico che ha come esito un ateismo pratico. La filosofia di San Tommaso d’Aquino ci aiuta allora a recuperare il rapporto tra fede e ragione, rifondando la cultura cattolica, che oggi non è in grandissimo stato di salute, e quindi anche una rinvigorita presenza cristiana nella società nel suo insieme.
Infine la preghiera, angelica, mariana ed esorcistica. Leone XIII è stato il pontefice della Preghiera di San Michele Arcangelo, era convinto che l’azione di Satana nel mondo – fatta di cose concrete come guerre, violenze sociali, persecuzioni religiose – richiedesse la contro-azione del capo della milizia angelica, e scrisse ben nove encicliche sulla preghiera del Rosario, la più cara preghiera “tradizionale”. Non è certamente un caso allora l’invocazione potente “il male non prevarrà” del nuovo papa Leone XIV il giorno della sua elezione, anche in questo in linea con il Leone che lo ha preceduto e che gli consegna una grande eredità.