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Come vincere la malattia della corruzione. La riflessione di Biagino Costanzo

Per non contrarre questa malattia, il cui contagio si estende dai singoli alla società intera, occorre innanzitutto lavorare sulla prevenzione. Il commento di Biagino Costanzo

È stata presentata al Parlamento italiano la relazione annuale dell’Anac, Autorità nazionale anticorruzione. La relazione ha affrontato diverse tematiche che hanno riguardato le attività dell’Autorità nel 2024. Facciamo quindi una sintesi dei punti più delicati. A iniziare dalla dimensione sovrannazionale, il contesto globale e il ruolo strategico dell’Europa. Il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, ha messo l’accento su come la corruzione sia diventato il “il reato che più di tutti si è evoluto per effetto delle dinamiche globali, moltiplicando soggetti e schemi formali, superando i confini nazionali e sfruttando ogni risorsa tecnologica, a partire dalle criptovalute.”

Il tutto diventa più rischioso nel momento in cui alcuni giganti economici hanno acquisito dimensioni anche superiori a quelle di tanti Stati e fondano il loro potere su tecnologie di per sé in grado di influenzare le opinioni pubbliche. In questo quadro l’Europa diviene più che mai come il vero punto di riferimento al quale guardare, non solo spazio di cooperazione economica ma a tendere, luogo di salvaguardia dei diritti e di presidio democratico. “Cruciale risulta quindi la sollecita approvazione della Direttiva anticorruzione, che speriamo preservi il disegno della Commissione e divenga così un potente strumento per rilanciare l’Europa come meta ideale per chi intenda investire in una crescita sana e sostenibile.”

L’Autorità nell’ambito dell’attività internazionale ha continuato il proprio lavoro nel 2024 con l’elezione alla presidenza della Rete delle autorità europee per l’etica pubblica (European network for Public ethics – Enpe) e del Network globale delle Autorità per l’Integrità (Network for Integrity), nonché con la vicepresidenza dell’Associazione internazionale delle Autorità anticorruzione (International Association of Anti-Corruption Authorities – Iaaca), le quali si aggiungono alla presidenza della rete europea per il whistleblowing (Network of european integrity and whistleblowing authorities – Neiwa), detenuta dal 2023.

“Si tratta di un risultato straordinario e unico a livello globale, del quale siamo particolarmente orgogliosi, non per noi, ma per il nostro Paese” , ha dichiarato Busia. Altro tema cruciale è la prevenzione della corruzione. L’Anac ricorda che “le amministrazioni devono essere e mostrarsi imparziali. A richiederlo è la nostra Costituzione, prima ancora che la normativa anticorruzione. Eppure continuano a presentarsi di fronte a noi troppi casi di conflitti di interesse, piccoli e grandi, ma tutti capaci di minare la credibilità delle istituzioni. In tema di non conferibilità, la recente abrogazione dell’art. 7, comma 2, del decreto legislativo 39 del 2013 non solo non risolve le criticità da noi evidenziate dopo la pronuncia della Corte costituzionale del 5 marzo 2024, ma apre anche un vuoto di tutela per le funzioni amministrative di livello locale, quelle più prossime al cittadino, con una evidente disparità di trattamento rispetto alle funzioni svolte a livelli territoriali superiori.”

La disciplina dei conflitti di interesse, delle non conferibilità e delle incompatibilità rifugge per sua natura da interventi parziali e disorganici, e richiede invece una riflessione sistematica e una ridefinizione armonica, per la quale abbiamo già avanzato specifiche proposte. Il rischio, altrimenti, è una grave perdita di fiducia nella politica e nelle Istituzioni, che la nostra democrazia non può permettersi. La relazione poi affronta l’assenza di una disciplina organica sul cd lobbying, per l’Anac una grave carenza che è diventata ancor più urgente. Occorre per questo introdurre una regolamentazione che, “rifuggendo da impostazioni inutilmente criminalizzatrici, oltre a definire limiti chiari e divieti su eventuali benefici ottenuti, contropartita, diretta o indiretta, rispetto alle scelte pubbliche, garantisca la piena trasparenza dell’attività dei portatori di interesse, creando canali digitali aperti, attraverso i quali anche le lobby meno strutturate possano far pervenire le loro proposte.” Spetterà poi, naturalmente, al decisore pubblico scegliere tra le diverse opzioni, assumendosene però la responsabilità in modo trasparente davanti ai cittadini.

Ciò, anche a vantaggio sia dei portatori di interessi, che vedrebbero riconosciuto il loro ruolo; sia degli stessi decisori istituzionali, politici o dirigenti, che, per prendere decisioni informate, hanno necessità di un dialogo trasparente con la società civile, in tutte le sue espressioni. Altro istituto importante e in espansione è il whistleblowing. L’apatia è la peggiore nemica della libertà: “chi ha lottato per difenderla ci ha insegnato che la democrazia si perde a poco a poco nell’indifferenza, quando al coraggio della denuncia si preferisce la comodità del silenzio. Anche per questo, è importante tutelare i whistleblower, coloro che, sul luogo di lavoro, di fronte ad illeciti più o meno gravi, non si voltano dall’altra parte, ma si attivano, segnalano, denunciano; anche a costo di ritorsioni.”

Nel loro coraggio si esprime una forma alta e nobile di partecipazione democratica e di cura del bene comune. Due anni circa dal nuovo decreto, i numeri mostrano che l’istituto è in espansione, anche grazie all’attività di sensibilizzazione svolta da tante organizzazioni della società civile. Sono state 1.213, nel 2024, le segnalazioni esterne pervenute ad Anac per presunti illeciti. Di queste, 285 sono state ritenute procedibili: dati che rivelano la scrupolosa attività di verifica svolta dall’Autorità. Il whistleblowing, già applicato in ambito pubblico, diventa ancora più strategico nel settore privato, aiutando a migliorare l’ambiente e la qualità dei rapporti, consentendo di superare quelle insane connivenze che inquinano i luoghi di lavoro e distraggono dal perseguimento dei fini sociali e dalla crescita di lungo periodo, e riducendo il rischio di danni reputazionali, tanto rilevante in un’epoca quale quella attuale.

Altro tema, i dissesti idrogeologici e le emergenze che riguardano il nostro territorio. Si è ribadito che “contratti pubblici sono strumento prezioso anche per mettere in sicurezza il territorio, così da prevenire disastri che coinvolgono la vita dei cittadini e ai quali troppo spesso assistiamo per incuria nella manutenzione ordinaria. “I dati dell’Ispra ci dicono che quasi il 94% dei Comuni italiani è a rischio di dissesto idrogeologico o soggetto ad erosione costiera. Sul tema vertono sia un’indagine conoscitiva di Anac sia un Atto di segnalazione al Governo e al Parlamento, contenente alcune proposte operative”

Ancora, l’Autorità per supportare concretamente i Rpct (Responsabili della prevenzione della corruzione e della trasparenza), presenti in tutti gli enti e gli organismi pubblici, e per agevolarli anche nella pianificazione delle misure di prevenzione , ha realizzato una piattaforma digitale per la predisposizione assistita della Sezione “Rischi corruttivi e trasparenza” del Piano integrato di attività e organizzazione (Piao), di concerto con il ministero dell’Interno, della Pubblica Amministrazione e dell’Anci.

Per quanto riguarda la trasparenza amministrativa, si sta realizzando la, Piattaforma Unica della Trasparenza, con l’obiettivo di farne il luogo di accesso unitario ai dati e ai documenti delle pubbliche amministrazioni, al servizio della semplificazione e di una efficace valorizzazione del patrimonio informativo della PA. Così come il tema contrattualistico pubblico. Nel 2024 è stato soprattutto l’anno della digitalizzazione, con l’obbligo di svolgere tutte le procedure di affidamento attraverso piattaforme interconnesse alla Banca dati di Anac. Si è affrontato poi un tema atavico e pericoloso, ovvero i rischi legati ai troppi affidamenti diretti.
La Relazione avverte che “Troppi, invece, continuano ad essere gli affidamenti diretti, la cui incidenza numerica, sul totale delle acquisizioni di servizi e forniture del 2024, è risultata essere di circa il 98%. Preoccupa, soprattutto, “il crescente addensamento degli affidamenti non concorrenziali tra i 135.000 e i 140.000 euro, a ridosso della soglia: più che triplicato rispetto al 2021, quando il valore-limite era di 75.000 euro” Questo significa un certo proliferarsi di comportamenti non solo opportunistici ma che celano sprechi irragionevoli e purtroppo anche volta l’infiltrazione criminale e mafiosa, come è noto.
Il Presidente Busia ha ribadito che “occorre ancora una volta ribadire che nei contratti pubblici non basta fare in fretta, ma occorre anche fare bene, investendo sulla programmazione, valorizzando la progettazione e perseguendo la migliore qualità nella realizzazione.” Bisogna insistere sula rafforzamento della digitalizzazione che deve riguardare oltre che le procedure di affidamento, anche la progettazione delle opere.

Tali innovativi strumenti di gestione, applicati ai cantieri digitali, possono costituire una risorsa fondamentale per evitare pericolose infiltrazioni criminali, per migliorare l’efficienza gestionale e, soprattutto, per accrescere la sicurezza dei lavoratori. “È inammissibile che si continuino a registrare ancora troppi incidenti e troppe morti sul lavoro. Preoccupano i dati del nostro Casellario delle imprese: 1.448 annotazioni per violazioni delle norme su salute e sicurezza nel 2024, con un incremento del 43% rispetto al 2023 e del 87% rispetto al 2022.”

In questo contesto, i rischi maggiori vengono dai subappalti, specie se realizzati “a cascata”. Il ricorso a tale istituto, quando non è giustificato da ragioni sostanziali, legate alla specificità delle prestazioni da realizzare, rivela spesso una previsione non corretta della stazione appaltante nel dimensionamento della gara o nella suddivisione in lotti. La relazione affronta anche il tema cogente della IA, infatti nell’ambito dei contratti pubblici l’intelligenza artificiale è una realtà praticata, e non solamente una prospettiva futura. I contratti, infatti, oltre ad essere oggetto diretto di automazione, sono anche lo strumento di cui le amministrazioni si servono per acquistare i relativi software.

“Non è un caso, quindi, che proprio nel Codice (art. 30) abbia trovato spazio una delle prime e più lungimiranti regolamentazioni sul suo
concreto utilizzo. E tuttavia, il richiamo normativo ad alcuni condivisibili principi non sono certamente in grado di garantirne l’effettiva traduzione
pratica. Ancora pochi infatti, nella PA, sono in grado di gestirla adeguatamente, col rischio, fra l’altro, che alcune scelte, giustamente riservate alla
responsabilità pubblica, finiscano per essere inconsapevolmente delegate a operatori privati.”

Ancora altri gli argomenti affrontati nella relazione annuale ma in conclusione il presidente Busia, ha affermato che “la corruzione, come una mala pianta, alligna nei terreni che le istituzioni non presidiano e attecchisce velocemente, in modo penetrante e pervasivo. Infesta le vite delle persone, degrada il presente, inaridisce il futuro.” Quindi l’Anac, ma tutte le Istituzioni, devono lavorare per preservare dal rischio di restare impantanati in un simile inganno, si devono applicare le strategie anticorruzione,” in modo da coniugare controllabilità ed efficienza, trasparenza e rapidità esecutiva, valorizzazione del merito e apertura al mercato, rafforzando le competenze interne alle amministrazioni, affinché siano poste davvero al servizio dei cittadini, in un quadro di crescita economica e sviluppo sostenibile”. D’altronde, lo ripeto, la corruzione spegne il desiderio di migliorare il proprio stato sociale e il senso stesso del sacrificio per raggiungere gli obiettivi prefissi.


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