Nel contesto del Global combat air programme (Gcap), si configura una partnership strategica tra Leonardo, Bae Systems e Mitsubishi Heavy Industries, espressione di una cooperazione industriale e politico-istituzionale tra Italia, Regno Unito e Giappone. In Senato l’ambasciatore britannico in Italia Llewellyn ne ha ricordato il valore tattico e strategico, nonché la sua cruciale importanza per il futuro della difesa europea
Audito ieri in Senato, l’ambasciatore britannico in Italia, Ed Llewellyn, ha ribadito il valore strategico del Gcap, definendolo un possibile “fiore all’occhiello della cooperazione industriale” tra le tre nazioni partner, anche grazie alla chiara condivisione di obiettivi e di una visione comune.
Il Global combat air programme, espressione della cooperazione industriale e politico-istituzionale tra Italia, Regno Unito e Giappone, ha come obiettivo quello di realizzare un sistema aereo da combattimento di sesta generazione caratterizzato da capacità operative multi-dominio (aria, terra, mare, spazio e cyber) e da un’elevata interoperabilità con assetti pilotati e non pilotati. Il programma rappresenta, secondo Llewellyn, la volontà degli Stati coinvolti nel fare fronte comune davanti al deterioramento dello scenario securitario internazionale.
Cooperazione industriale trilaterale
Il Gcap risponde all’urgenza di dotare le Forze armate di capacità tecnologiche avanzate, indispensabili per mantenere un vantaggio operativo in un contesto competitivo in rapido cambiamento. L’iniziativa trilaterale si articola su tre livelli: dall’innovazione tecnologica avanzata all’impulso alla crescita economica e industriale dei Paesi partecipanti, fino al rafforzamento delle rispettive catene di fornitura nazionali. In questo contesto il programma coinvolge, per l’Italia, attori industriali di primo piano nei settori dell’avionica, dell’elettronica e della difesa, tra cui Elt, Avio Aero, Mbds e il gruppo Leonardo, con un ruolo centrale nell’integrazione delle capacità e delle tecnologie abilitanti.
Dal punto di vista industriale ed economico, ricorda Llewellyn, il Gcap – definito dall’ambasciatore britannico “il fiore all’occhiello della cooperazione industriale tra i Paesi coinvolti – ha già generato ricadute significative, con oltre 3.500 addetti attualmente impiegati nel Regno Unito. L’obiettivo dichiarato è quello di coinvolgere, nelle tre Nazioni, decine di migliaia di figure altamente qualificate, offrendo a ingegneri e scienziati l’opportunità di operare su tecnologie all’avanguardia nei settori dell’autonomia, della sensoristica avanzata e dello Spazio. In questo quadro, il rispetto dell’obiettivo 2035 per l’entrata in servizio operativa del primo sistema aereo rappresenta una priorità.
Fronte comune e valori condivisi
Se Italia e Regno Unito avevano già cooperato in passato per lo sviluppo di progetti militari comuni, in particolare l’Eurofighter e il Tornado, l’inserimento del Giappone all’interno del programma rappresenta una novità, dettata dalla crescente interconnessione tra quadranti geopolitici ritenuti, fino a poco tempo fa distinti, che obbliga di una condivisione di onori ed oneri per il mantenimento della stabilità dei quadranti euro-mediterraneo ed indo-paficico. Lo sviluppo del Global combat air programme va in questa direzione, segnalando la crescente vicinanza del Giappone alla Nato e la presa di coscienza che la sicurezza dell’area euroatlantica non si costruisce solamente all’interno del suo perimetro, ma con un approccio che sappia guardare a 360° gradi, cooperando non sulla base della prossimità geografica ma avendo come fondamenta la condivisione di valori e visioni comuni. Il Gcap, dunque, rimane la dimostrazione di un maggiore impegno per la difesa, andando incontro alle richieste ed esigenze del fronte Nato e lavorando per la concretizzazione di una maggiore autonomia strategica e capacitiva dei Paesi coinvolti per il rafforzamento del pilastro europeo dell’Alleanza.