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Cosa c’è dietro il gioco al rialzo tra Nuova Delhi e Islamabad. L’analisi del gen. Caruso

Di Ivan Caruso

Il subcontinente indiano trattiene il respiro. A due settimane dall’attentato terroristico di Pahalgam che ha provocato 26 vittime tra i turisti, l’India ha lanciato l’operazione “Sindoor” contro il Pakistan, mobilitando 80 aerei in un massiccio raid su nove “obiettivi terroristici”. La risposta pakistana non si è fatta attendere: abbattuti cinque velivoli indiani, tra cui tre caccia Rafale, e avviati intensi bombardamenti d’artiglieria lungo la Linea di Controllo. In un conflitto che coinvolge due potenze nucleari, la comunità internazionale osserva con crescente allarme una crisi che potrebbe rapidamente degenerare nel primo confronto atomico della storia. L’analisi del generale Ivan Caruso, consigliere militare della Sioi

L’alba del 7 maggio 2025 ha segnato un drammatico punto di svolta nel conflitto indo-pakistano. L’India ha lanciato l’operazione “Sindoor”, un massiccio attacco aereo con circa 80 velivoli militari contro sei località all’interno del Pakistan, prendendo di mira quello che il governo di Nuova Delhi ha definito “nove siti terroristici” nel Kashmir pakistano e nel Punjab.

L’operazione, chiamata “Sindoor” con riferimento alla polvere vermiglia che le donne indù sposate indossano sulla fronte e che viene rimossa quando diventano vedove, è stata la risposta all’attentato di Pahalgam del 22 aprile, quando terroristi hanno ucciso 26 turisti, separando deliberatamente gli indù dai musulmani prima di giustiziarli.

L’offensiva indiana e le perdite

Secondo fonti del Ministero della Difesa indiano, i raid hanno avuto come obiettivo le infrastrutture di gruppi terroristici come Jaish-e-Mohammed (JeM) e Lashkar-e-Taiba (LeT), senza prendere di mira installazioni militari pakistane. Gli attacchi sono stati condotti principalmente con missili lanciati da aerei che, stando a quanto dichiarato da Nuova Delhi, non avrebbero mai violato lo spazio aereo pakistano.

Tuttavia, l’operazione ha avuto un costo significativo per l’India. Il Primo Ministro pakistano Shehbaz Sharif ha confermato che le difese aeree pakistane hanno abbattuto cinque velivoli militari indiani, tra cui tre caccia Rafale di fabbricazione francese, fiore all’occhiello dell’aviazione indiana, e almeno due droni. Vi sarebbero anche militari indiani catturati durante l’operazione, secondo quanto riportato dal ministro della Difesa pakistano Asif.

Il bilancio delle vittime civili è drammatico. Secondo le fonti pakistane, almeno 26 persone hanno perso la vita e 46 sono rimaste ferite. Tra queste, 13 vittime – inclusi donne e bambini – si registrano nell’attacco alla moschea di Bahawalpur, nel Punjab pakistano dove è stata presa di mira la leadership di JeM.

La risposta pakistana

La reazione del Pakistan è stata immediata. Oltre ad abbattere gli aerei indiani, Islamabad ha definito l’attacco “un atto di guerra” e ha autorizzato le sue forze armate a rispondere con “azioni corrispondenti”, appellandosi alla Carta ONU sul diritto alla legittima difesa.

Non si sono fatte attendere le prime azioni di ritorsione. Pesanti bombardamenti di artiglieria sono stati segnalati lungo la Linea di Controllo, il confine de facto che divide il Kashmir tra i due paesi. L’esercito indiano ha confermato che almeno 15 persone sono state uccise e 43 ferite dai colpi di artiglieria pakistani nelle zone di Poonch e Tangdhar, nel Kashmir indiano.

Un portavoce delle Forze Armate pakistane ha inoltre dichiarato che l’India ha preso di mira e danneggiato il progetto idroelettrico Neelum-Jhelum a Muzaffarabad, nell’Azad Kashmir, intensificando ulteriormente la crisi.

L’India segnala una possibile conclusione delle operazioni

A seguito della risposta pakistana, in un importante sviluppo diplomatico, il Segretario agli Esteri indiano Misri ha dichiarato durante un briefing con gli inviati stranieri che l’India ha colpito nove siti pakistani nell’Operazione Sindoor, aggiungendo significativamente che il paese risponderà “se il Pakistan risponde”. Questa affermazione, arrivata dopo lo scambio iniziale di attacchi, potrebbe segnalare che Nuova Delhi si ritiene soddisfatta dell’operazione condotta e non intende proseguire con ulteriori azioni militari a meno che Islamabad non risponda con una nuova escalation.

Conseguenze immediate e chiusura dello spazio aereo

Le conseguenze immediate del conflitto hanno paralizzato i trasporti aerei nella regione. Le autorità pakistane hanno chiuso lo spazio aereo per 48 ore, specialmente intorno alle città di Lahore e Karachi, anche se poi lo ha ripristinato poche ore dopo. Air India ha cancellato tutti i voli da e verso il Kashmir, con quasi 200 voli interni annullati nel nordovest del paese.

Diversi aeroporti sono stati chiusi, tra cui quello di Srinagar, la capitale del Kashmir indiano. All’aeroporto di Nuova Delhi sono stati annullati almeno 20 voli di varie compagnie, mentre Qatar Airways ha temporaneamente sospeso tutti i collegamenti con il Pakistan.

Il ruolo della comunità internazionale e l’opportunità dei BRICS

Gli Stati Uniti hanno immediatamente chiesto una de-escalation del conflitto. Il presidente americano Donald Trump ha definito “una vergogna” l’operazione militare indiana. Anche la Cina, alleato strategico del Pakistan ma con importanti relazioni economiche con l’India, ha espresso preoccupazione per la situazione.

Un elemento potenzialmente decisivo per la mediazione internazionale potrebbe essere rappresentato dal forum dei BRICS, di cui India, Cina e Russia fanno parte. Questa piattaforma multilaterale potrebbe offrire un canale diplomatico privilegiato per la de-escalation, permettendo a Pechino e Mosca di esercitare la loro influenza in modo coordinato. La Russia, tradizionalmente legata all’India ma con crescenti rapporti con il Pakistan, potrebbe svolgere un ruolo chiave di equilibrio, mentre la Cina, forte della sua partnership strategica con Islamabad, dispone di leve significative per moderare la posizione pakistana.

La capacità del forum BRICS di gestire una crisi interna tra i suoi membri rappresenterebbe un test importante per la credibilità di questa alleanza come attore geopolitico globale, in un momento in cui le tradizionali istituzioni occidentali sembrano meno efficaci nella mediazione dei conflitti regionali.

Il rischio di un conflitto nucleare

La gravità della situazione è amplificata dal fatto che entrambi i paesi possiedono arsenali nucleari di dimensioni simili – tra le 140 e 150 testate ciascuno. Tuttavia, le loro dottrine nucleari differiscono: l’India aderisce al principio del “No first use”, impegnandosi a non usare per prima armi nucleari, mentre il Pakistan non ha mai adottato tale posizione, utilizzando il proprio arsenale come strumento di deterrenza.

Gli analisti militari avvertono che, nonostante l’iniziale natura “chirurgica” dell’attacco indiano, la risposta pakistana potrebbe innescare un ciclo di rappresaglie difficile da controllare. Il ministro degli Affari Interni indiano Shah ha ordinato ai capi delle forze paramilitari di richiamare il personale in ferie, segno che Nuova Delhi mantiene un elevato stato di allerta.

Nelle prossime ore sarà cruciale monitorare la situazione lungo la Linea di Controllo e le eventuali dichiarazioni dei leader politici dei due paesi. La comunità internazionale teme che, in assenza di un’efficace mediazione diplomatica, questo confronto militare possa degenerare nel primo conflitto tra potenze nucleari del XXI secolo, con conseguenze potenzialmente devastanti non solo per la regione, ma per l’intero equilibrio geopolitico globale.


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