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Cosa non condivido nella politica estera di Meloni. L’opinione di Elio Vito

Il modo di governare di Meloni, in politica estera, danneggia l’autorevolezza dell’Italia ma passa del tutto inosservato, anzi viene persino lodato, da chi, per il ruolo che svolge, dovrebbe richiamarla almeno ad avere un po’ di prudenza. L’opinione di Elio Vito, ex ministro, deputato di Forza Italia e già membro Copasir

Quello che maggiormente sorprende e preoccupa nella politica estera di Giorgia Meloni non è tanto il tatticismo esasperato, la demagogia e la megalomania con cui cura le relazioni internazionali ma è la approssimazione.

Domenica scorsa, Palazzo Chigi ha comunicato con grande vanto lo svolgimento di un incontro “trilaterale” tra Italia, Stati Uniti e Unione europea. Davvero non c’è nessuno al governo o tra i collaboratori della presidente del Consiglio che le abbia fatto notare che un incontro del genere non può essere in alcun modo definito un “trilaterale” perché l’Italia era già rappresentata, al tavolo, dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che rappresenta tutti i 27 Paesi dell’Unione?

Questo errore, politico, diplomatico, istituzionale, mi è parso ben più grave del peccato veniale di Meloni di presentare l’incontro a Palazzo Chigi tra la nuova amministrazione statunitense e la presidente della Commissione europea come il primo del genere, quando un simile incontro si era già svolto, appena tre mesi fa, a Parigi, proprio tra il vicepresidente statunitense JD Vance e von der Leyen.

E, in effetti, nelle foto e nelle cronache di quell’incontro non compare né la bandiera francese né il presidente francese, Emmanuel Macron, proprio perché già rappresentati dalla bandiera e dalla leader europea.

La triste realtà è che Meloni si è, da una parte, privata (o non si fida) di collaboratori indipendenti e, dall’altra, sacrifica sull’altare della sua personale propaganda ogni regola, ogni buona norma e corretta prassi. Tale comportamento, però, le viene reso possibile, in un eccesso di indulgenza, da partiti alleati insipienti e da avversari politici inetti e, soprattutto, da una stampa e da un sistema radiotelevisivo a lei favorevoli, sino all’indecenza o incapaci di osservare e cogliere il punto delle critiche da compiere.

In conclusione, il modo di governare di Meloni, in politica estera, danneggia la reputazione e l’autorevolezza dell’Italia ma passa del tutto inosservato, anzi viene persino lodato, da chi, per il ruolo che svolge, come quello di ministro degli Esteri o della Difesa, dovrebbe richiamarla almeno ad avere un po’ di prudenza e di pudore nello svolgere le sue rappresentazioni mediatiche.


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