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Dalle rimesse al riciclaggio. L’infiltrazione cinese sotto la lente della Dia

La relazione 2024 della Dia evidenzia come le consorterie cinesi, basate su legami familiari e impermeabili all’esterno, operino in modo silenzioso tramite estorsioni, spaccio di metanfetamine e sfruttamento della prostituzione soprattutto tra connazionali. Il fenomeno si manifesta anche nell’infiltrazione di ristoranti, centri massaggi e distretti tessili, nonché nella gestione di “banche occulte” per riciclare ingenti somme

La criminalità organizzata cinese in Italia è “un fenomeno estremamente complesso e radicato”, con caratteristiche “peculiari che ne rendono difficile il contrasto da parte delle autorità”. È quanto scrive Direzione investigativa antimafia (diretta dal generale della Guardia di finanza Michele Carbone) nella sua relazione sull’attività svolta nel 2024 e presentata ieri.

Il tratto distintivo principale della criminalità organizzata cinese è la struttura gerarchica e chiusa, si legge: “Le consorterie cinesi si basano su relazioni familiari e solidaristiche, caratterizzate da una forte impermeabilità verso l’esterno”. Ciò “ostacola la formazione di consorterie multietniche o collaborazioni stabili con organizzazioni criminali italiane. La maggior parte delle attività criminali, come estorsioni, rapine, sfruttamento della prostituzione e spaccio di metanfetamine, è rivolta prevalentemente verso connazionali, evitando clamore o interventi eclatanti”, prosegue il documento. La criminalità cinese “si distingue per l’infiltrazione in attività commerciali legali (ristoranti e negozi) e illegali (produzione e vendita di merce contraffatta, reati di natura fiscale, e sfruttamento della manodopera irregolare)”, afferma la Direzione investigativa antimafia. “Significativa è la loro presenza nei distretti tessili e dell’abbigliamento. Le consorterie si occupano anche di traffico illecito di rifiuti, gestione di scommesse clandestine e centri massaggi utilizzati come copertura per attività illecite. Spesso facilitano l’immigrazione illegale e il successivo sfruttamento lavorativo dei nuovi arrivati, consolidando così la loro posizione all’interno della comunità cinese in Italia”.

Come detto, la criminalità cinese rappresenta “un fenomeno difficile da reprimere efficacemente” per via di dare elementi: “L’utilizzo di idiomi difficili da tradurre, l’estrema mobilità dei soggetti coinvolti e la capacità di operare in modo silente”.

Il documento fa poi riferimento al “coinvolgimento della criminalità cinese in attività di riciclaggio perpetrate attraverso sistemi finanziari sommersi paralleli, alimentati da vendite simulate con lo scopo di creare fondi neri e ripulire, in tal modo, considerevoli quantità di denaro da reimmettere nei circuiti legali per poi dirottarle, successivamente, in Cina”.

È il fenomeno dell’underground banking di cui ha parlato nelle scorse settimane anche il generale Andrea De Gennaro, da due anni comandante generale della Guardia di finanza: il sistema non ha una “diffusione capillare” in Italia, “ma continuiamo a monitorare alcuni ‘alert’, soprattutto dove è presente una forte componente imprenditoriale asiatica”, ha dichiarato al Sole 24 Ore. De Gennaro ha fatto riferimento a un’operazione recente dalla Guardia di finanza di Brescia che, ha spiegato, “ha smantellato una ‘banca occulta’ che operava in un esercizio commerciale e in realtà offriva alla propria comunità un sistema parallelo e abusivo di servizi di pagamento attraverso la raccolta di contanti di presunta provenienza illecita e la successiva ripulitura attraverso specifiche app”. Nell’operazione sono stati effettuati sequestri di denaro contante e beni di lusso per oltre mezzo milione di euro.

L’operazione della Guardia di finanza a Brescia si inserisce in un contesto più ampio di monitoraggio dei flussi finanziari, in particolare quello delle rimesse di denaro verso l’estero, che nel solo 2024 hanno superato gli 8 miliardi di euro a livello nazionale, di cui 221 milioni partiti dalla provincia di Brescia.

Nella sua relazione la Direzione investigativa antimafia fa riferimento all’operazione di marzo 2024 a Vicenza: operazioni di riciclaggio di contanti trasportati dall’estero verso l’Italia attraverso almeno 556 viaggi, per circa 110 milioni di euro provenienti da frodi fiscali realizzate da società di commercio di materiali ferrosi.


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