L’Italia e il Vaticano, separati da un confine simbolico ma uniti da una stessa geografia, tornano oggi al centro del gioco globale. L’analisi di Antonio Zennaro, già membro del Copasir e della commissione Finanze della Camera dei deputati
C’è un’energia antica che torna a pulsare nel cuore del Mediterraneo. In un mondo che si spezza in blocchi, Stati Uniti contro Cina, Nato contro Russia, il bacino che un tempo fu culla di imperi e religioni si riconferma epicentro di interessi strategici, economici e spirituali. L’Italia e il Vaticano, separati da un confine simbolico ma uniti da una stessa geografia, tornano oggi al centro del gioco globale.
In una fase storica dominata dalla competizione per semiconduttori e materie prime, la centralità non è più solo questione di potenza militare, ma di infrastrutture, gasdotti, dialoghi e valori. La nuova guerra fredda si combatte anche a colpi di pipeline, rotte navali, porti franchi e mediazione culturale.
E Roma, quella laica e quella sacra, può tornare a essere protagonista.
Un mondo diviso, un’Italia centrale
Nel 2025 il mondo è diviso, ma non ancora spaccato. L’Occidente tenta di contenere la Cina, limitandone l’accesso alla tecnologia avanzata. Washington rafforza i suoi legami con Australia, India e Giappone, mentre Pechino investe per rendersi autonoma, non solo nei chip, ma nelle infrastrutture globali. La Russia, isolata dall’Europa, si lega sempre più saldamente a Est e al Sud globale, vendendo energia e stringendo alleanze.
Nel mezzo, il Mediterraneo: un ponte tra continenti, una zona grigia di cooperazione e conflitto.
Qui passa il 20% del commercio mondiale. Qui si intrecciano gli interessi energetici di ENI, Total e Gazprom. Qui si giocano le crisi migratorie, la sicurezza marittima, la diplomazia tra religioni e popoli.
L’Italia: snodo energetico, ponte commerciale, leva diplomatica
Il governo Meloni ha compreso che la posizione geografica dell’Italia non è un vincolo, ma una leva. Non più solo un avamposto NATO o una sponda UE, ma una piattaforma strategica tra Europa, Africa e Medio Oriente
- Energia: con il gas algerino in aumento e i rigassificatori attivi, l’Italia ha ridotto la dipendenza da Mosca. TAP, EastMed e gli accordi con il Mozambico rafforzano Roma come hub energetico continentale.
- Porti e rotte: l’Italia, con il suo sistema portuale distribuito tra Genova, Trieste, Gioia Tauro e altri scali strategici, gioca una partita complessa e potenzialmente vantaggiosa; in un’epoca in cui le rotte globali si riallineano a causa dei conflitti nel Mar Rosso e delle tensioni nel Canale di Suez, i porti italiani si trovano in una posizione di potenziale vantaggio logistico.
- Migrazioni: il Piano Mattei non è solo retorica; se attuato con visione, può trasformare l’Italia da “filtro europeo” a partner privilegiato del continente africano.
Economicamente, questa centralità si traduce in opportunità concrete.
- Investimenti esteri: le infrastrutture italiane attirano capitali da USA, Cina e Golfo, con un aumento del 15% degli IDE nel 2024 rispetto al 2023 (fonte: Banca d’Italia).
- Export: l’industria italiana, dai macchinari alla moda, beneficia della posizione strategica per raggiungere mercati africani e asiatici in espansione.
- Rischi: la dipendenza energetica da partner come l’Algeria, e le richieste geopolitiche contrastanti da Washington e Pechino, obbligano l’Italia a un delicato esercizio di equilibri.
Il Vaticano: diplomazia silenziosa, impatto globale
Nel mentre, il Vaticano si prepara a un passaggio epocale dopo papa Francesco, con papa Leone XIV.
Il Vaticano non ha eserciti, ma muove reti globali di carità, educazione, ospedali e cultura. È ascoltato da Washington come da Pechino. La sua forza è la neutralità, ma anche la capacità di leggere il mondo con lungimiranza.
- Mediazione: da Cuba alla Cina, passando per l’Ucraina, la Santa Sede è spesso il solo attore capace di parlare con tutti.
- Diplomazia economica: il Vaticano gestisce una rete globale di organizzazioni umanitarie e progetti educativi, attrattivi anche per finanziatori istituzionali; in aree di crisi come il Sahel o il Medio Oriente, rappresenta una voce autorevole e concreta.
- Finanze e trasparenza: le riforme di Francesco hanno reso più credibile l’apparato finanziario vaticano; l’8×1000 resta fondamentale (1,3 miliardi di euro nel 2024), ma si affianca ora una strategia di investimento orientata a progetti sostenibili in Africa e Asia.
In un mondo multipolare, il soft power vaticano vale quanto un gasdotto o una base militare.
Il Mediterraneo: sfida aperta, occasione rara
Nel Mediterraneo si intrecciano tensioni e opportunità. I nuovi giacimenti di gas tra Egitto e Cipro attirano capitali e rivalità. L’Italia, con Eni, è in campo, ma deve confrontarsi con Ankara e muoversi tra le frizioni greco-cipriote. Anche le rotte commerciali cambiano: i conflitti nel Mar Rosso obbligano a ripensare logistica e cooperazione. I porti del Sud Europa e del Nord Africa competono per centralità, ma senza visione comune il vantaggio rischia di sfumare.
Sul fronte della sicurezza, l’Italia resta pilastro Nato, ma le esercitazioni russe e le tensioni regionali richiedono equilibrio. Difendere gli interessi nazionali senza irrigidirsi in logiche da guerra fredda sarà la vera sfida. In tutto questo, il Vaticano ha un ruolo da giocare: dialogo interreligioso, diplomazia culturale, progetti condivisi. In un mare agitato, la voce di Roma laica e sacra, può ancora farsi ascoltare
Roma può tornare capitale del futuro
In un tempo di polarizzazione globale, Roma politica e spirituale, può diventare un laboratorio di equilibrio. Un luogo dove non si sceglie tra Est e Ovest, ma si costruiscono ponti tra Nord e Sud. Il Mediterraneo può essere non solo un mare di confine, ma uno spazio comune di sviluppo, sicurezza e valori condivisi. Serve visione. Serve coraggio. E soprattutto serve saper parlare con tutti, senza farsi dettare l’agenda da nessuno.