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Saltzman apre all’Italia. Insieme dobbiamo avere un posto al tavolo dell’aerospazio

Di Bradley Chance Saltzman

Alla Aerospace Power Conference 2025, il generale Bradley Chance Saltzman, capo delle Operazioni spaziali della US Space Force, ha delineato con chiarezza un nuovo paradigma strategico: lo spazio non è più un territorio neutrale ma il pilastro delle capacità militari moderne. Dalla geolocalizzazione alla deterrenza, ogni aspetto della sicurezza dipende da infrastrutture orbitali sempre più vulnerabili. E mentre le minacce si moltiplicano Saltzman lancia un messaggio netto: serve una collaborazione internazionale strutturata, soprattutto con Paesi come l’Italia, per garantire superiorità, sicurezza e sostenibilità nello spazio

Buongiorno, non so se riuscirò a essere all’altezza di questa introduzione, è un vero piacere essere con voi all’Aerospace Power Conference per la seconda volta. Spesso la seconda volta è più difficile, perché devi ripetere il successo della prima, ma non hai più la potenza della novità. Ma ripetere per due volte lo stesso esercizio, trasforma una buona idea in una buona abitudine. E quindi si passa dal desiderio al destino. Sarò, quindi, il primo a congratularmi per quello che sarà un evento di grande successo. Voglio anche rivolgere i miei ringraziamenti alla squadra che mi ha consentito di essere qui oggi, nonché il generale Portolano, il ministro Crosetto, è stato un vero piacere avere uno scambio di idee con lui stamattina.

L’ospitalità e la consapevolezza dell’importanza dello spazio senz’altro aiuterà la nostra partnership con questo meraviglioso Paese che è l’Italia. Dobbiamo definire le politiche e le priorità così da poter operare. Quindi ringrazio i responsabili politici per il loro lavoro, ringrazio anche il capo di Stato maggiore Goretti per avermi invitato, è la seconda volta che ci incontriamo. Infine, voglio ringraziare tutti i presenti oggi per il riconoscimento che la dimensione aerospaziale è una piattaforma primaria per la potenza militare nell’epoca moderna.

Mi concentrerò personalmente sullo spazio perché è questa la mia funzione nelle Forze armate statunitensi, sebbene io abbia fatto per oltre trent’anni parte dell’Aeronautica militare, e quindi tendo ancora ad usare metafore dall’aviazione quando parlo dello spazio. Faccio analogie che a volte non sono precise ma che aiutano a comprendere le cose anche a chi non nasce nel mondo delle operazioni spaziali, come nel mio caso. Le cose sono cambiate non solo intorno a me ma cambieranno anche intorno a noi.

Pensiamo allo spazio cento anni fa. Lo spazio era il grande ignoto, un vuoto misterioso senza scala né dimensioni. Sapevamo che lo spazio era più grande della Terra ma quanto più grande? Ci fu persino un grande dibattito in cui c’era chi che pensava che l’universo fosse così piccolo da contenere un’unica galassia, e gli astronomi che ritenevano che la galassia fosse solo una tra le tante. Fu soltanto nel 1925 che Edwin Powell Hubble dimostrò l’esistenza delle stelle oltre la Via Lattea. All’epoca questo cambiò completamente la nostra visione circa le dimensioni dell’universo. Cinquant’anni fa, nel 1975, una collaborazione congiunta tra gli Usa e l’Unione sovietica rese possibile la prima missione internazionale nello spazio, un’incredibile conquista. Quella stretta di mano segnò per molti la fine della Guerra fredda e l’inizio del partenariato nello spazio. Ma il dominio spaziale restò una curiosità significativa per alcune nazioni, ma non necessariamente per i loro popoli. Oggi le cose sono completamente diverse. La maggior parte delle persone può anche non pensare allo spazio, ma è entrato nella nostra vita quotidiana.

Sono certo che tutti sapete quanto ci affidiamo alla geolocalizzazione dal punto di vista dei movimenti logistici. O pensiamo al cibo, una delle esigenze umane fondamentali: un terzo dei raccolti mondiali sono il frutto dell’utilizzo anche di tecnologia spaziale. Oggi l’Agenzia spaziale europea collabora con il comparto dell’agricoltura. Pensiamo ai fertilizzanti, alla gestione idrica, a tutti i dataset che ci danno informazioni nel corso del tempo. L’evoluzione della vegetazione, siccità, inondazione, su grande scala queste informazioni possono aiutare i Paesi a gestire le carenze alimentari, a prevedere e a gestire le scorte alimentari. Tutto questo noi lo vediamo tutti i giorni.

Le comunicazioni satellitari sono una delle applicazioni del dominio spaziale. Per decenni siamo dipesi dallo spazio per restare connessi a terra. Oggi, quando guardate le informazioni, il telegiornale o la televisione, persino le trasmissioni locali, presumibilmente quella trasmissione passa per via satellitare. Questa connettività è essenziale perché i satelliti sono anche un assetto fondamentale nella nostra capacità di risposta rapida in caso di catastrofi naturali. Quando le linee telefoniche crollano si perde tempo prezioso, ma grazie ai satelliti si può monitorare la situazione sul campo e andare a portare gli aiuti là dove sono più necessari. Ad esempio, nel 2023 i satelliti hanno valutato i danni apportati dalle inondazioni in Emilia-Romagna ed hanno aiutato a gestire il post inondazione.

Tante cose della vita moderna sono rese possibili dai satelliti che abbiamo sopra la testa. Non è quindi una sorpresa che anche la sicurezza internazionale dipenda da essa. In maniera analoga a come abbiamo delegato la gestione dello spazio per le attività civili, oggi posso dirvi che le Forze armate sono costruite sull’idea che la potenza si troverà quando ci serve. Tanti dei requisiti tradizionali oggi sono stati traslati sui satelliti e le orbite. La differenza fondamentale tra i militari del 1980 e oggi è la potenza aerospaziale.

I tempi rapidi sono essenziali sul campo di battaglia moderno. Senza, non possiamo gestire le comunicazioni, trasmettere le informazioni o sostenere le nostre operazioni su scala adeguata. In altre parole, senza i satelliti combattiamo bendati e con una mano legata dietro la schiena. Quindi lo spazio è la spina dorsale delle forze congiunte. Non è più un mistero o qualcosa di curioso. È un interesse nazionale. È una regione da reclamare e controllare. È un cambio significativo rispetto al mondo in cui siamo cresciuti, ma un cambiamento a cui dobbiamo adattarci. Da persona che ha studiato la storia, quando si aprono nuove dimensioni sono seguite da concorrenza, crisi e conflitto.

Il nostro posizionamento nello spazio ci dà un importantissimo vantaggio strategico. Ma, oggi, per ogni Paese il vantaggio può divenire una vulnerabilità, una ragione per essere attaccati. È per questo che dobbiamo agire. Sono molti i Paesi che hanno investito significativamente in armamenti di counter space, modi per distruggere o depotenziare i satelliti da cui dipendiamo. Non parliamo di minacce ipotetiche, ma reali, presenti e pericolose. Questo è un altro cambiamento a cui dobbiamo abituarci. Lo spazio non è più un inviolabile, che si operi da terra o in orbita. La Russia ha dimostrato le proprie capacità anti-satellitari, e quando parlo di armamenti di counter space vi ricordo che uno dei primi grandi attacchi della Russia verso l’Ucraina fu un cyber-attacco per privare l’Ucraina della sua capacità di controllare i dati e le informazioni. Ci ha anticipato quello che potrebbe succedere in futuro. Il warfare di domani dipenderà fortissimamente dalla potenza aerea spaziale.

Ad oggi lo spazio è fortemente integrato nelle nostre operazioni. La spina dorsale senza di essa non si può fare nulla. Non possiamo fare addestramento senza i satelliti. Non possiamo fare più nulla senza la potenza aerospaziale a meno di pagare un prezzo inaccettabile in vite umane e risorse. Dobbiamo quindi combattere per lo spazio. È per questo che gli Stati Uniti hanno deciso di istituire la Space Force. Lo spazio è divenuto un interesse nazionale vitale ed è divenuto un dominio bellico e quindi intendiamo giocare la nostra partita e controllarlo. La superiorità è fondamentale in campo militare. Per raggiungere la superiorità spaziale dobbiamo avanzare impedendo al nemico di avanzare. Dobbiamo proteggere le nostre strutture impedendo al nemico di attaccarle. Questo è il cuore della Space Force e si basa su nuovi concetti, addestramenti ed equipaggiamenti all’altezza della sfida. Abbiamo lo stesso ragionamento per quanto riguarda la superiorità aerea, marittima o terrestre.

Lo spazio è anch’esso una regione fisica con la sua geografia e i suoi territori. Rispetto a questa dimensione, diversamente da come ci poniamo per gli altri domini, nei fatti la superiorità spaziale è il fondamento per tutte le altre forme di superiorità nei vari domini. Il controllo del dominio spaziale rende possibile la superiorità aerea che rende possibile la superiorità terrestre e marittima. Quindi se la superiorità spaziale non ci garantirà la vittoria nella prossima guerra, la sua assenza garantirà la sconfitta. In orbite più basse un satellite gira sedici volte intorno alla Terra. Altre volte un satellite può osservare circa un terzo della superficie terrestre. Non ci sono più confini.

Ho altre volte parlato di quando la Cina testò nel 2007i suoi missili antisatellite. Oggi stiamo ancora cercando di rintracciare i tremila detriti di rottami che galleggiano nello spazio per quell’atto irresponsabile. Bisogna evitare la collisione con questi oggetti. Immaginate per un attimo se un Paese fa saltare in aria il proprio satellite e dobbiamo tutti per decenni fare i conti con le conseguenze di questo. Nel lungo periodo il dominio spaziale potrebbe divenire ingestibile. Non possiamo consentire a poche nazioni, che agiscono irrazionalmente, di avere un’influenza sulle generazioni future di tutto il mondo.

Quindi per i Paesi che hanno a cuore un utilizzo sicuro dello spazio, come procedere? Per me la parola chiave è una: lavoro di squadra. Dobbiamo lavorare tutti insieme. La potenza aerospaziale è un gioco di squadra. Non si vince una partita di calcio con un solo giocatore in campo. Si ha bisogno di una squadra. Quando ho ricevuto il mio incarico ho subito chiarito che vittoria e collaborazione nel dominio spaziale sono sinonimi. Ho parlato con leader e capi delle Forze armate in tutto il mondo. A ottobre ho parlato con il Comitato militare della Nato dello spazio come un dominio bellico. Giusto il mese scorso negli Stati Uniti ho annunciato l’immediata attivazione della partnership che consentirà la collaborazione multi-nazione per la costruzione dell’iniziativa congiunta per lo spazio.

Guardo sempre all’Italia come a un Paese amico e un partner. Ed è per questo che sono qui oggi. Ovviamente il vostro fantastico cibo e vino è un incentivo a partecipare, ma sono qui perché sono fermamente convinto del fatto che l’expertise di cui gode l’Italia è estremamente valida. L’ho vista l’opera e ne ho bisogno. Abbiamo bisogno di addestramento, di forze pronte all’operatività e quindi chiedo una connessione service to service per poter lavorare davvero insieme come partner. E sono lieto di poter annunciare che stiamo mettendo a punto un piano d’azione per la cooperazione tra la Space force statunitense e l’Aeronautica militare italiana per creare una cornice per sforzi bilaterali essenziali da tutti i punti di vista.

Nel creare, integrare e sviluppare le nostre capacità spaziali dobbiamo lavorare insieme, ne trarremo vantaggio reciproco e fondamentalmente renderemo i nostri due Paesi più forti nel dominio spaziale. C’è molto da fare ma sono estremamente entusiasta di quello che potremo fare. Ad esempio, l’anno scorso ho invitato un ufficiale britannico a far parte del mio staff. È la prima volta che un ufficiale straniero faceva parte dello staff di una forza armata statunitense. Ma questo ci dimostra che la potenza della collaborazione è dato un contributo fondamentale da cui abbiamo tratto grandissimo vantaggio tanto negli Stati Uniti quanto nel Regno Unito. Secondo la stessa logica spero di poter raccogliere un ufficiale italiano. Sembra poco, ma bisogna avere un posto al tavolo se si vuole essere coinvolti nelle decisioni. La rappresentanza conta e quindi voglio offrire all’Italia un posto al tavolo dell’aerospazio.

Un aspetto importante è anche la capacità di condurre esercitazioni congiunte. È fondamentale esercitarsi insieme e imparare a capire come combattere. Questo ci rende più forti e ottimizza le nostre attività prima che sia necessario farlo. Se non riusciamo a lavorare insieme in tempi di pace come possiamo attenderci di riuscire ad agire con efficacia in tempi di crisi? Dobbiamo sincronizzarci molto prima che il conflitto scoppi. Dobbiamo parlarci per costruire una visione comune, per costruire un quadro operativo comune. Le partnership funzionano meglio quando c’è fiducia da entrambe le parti. Io spero che il piano che metteremo a punto tra la Space Force statunitense e l’Aeronautica militare italiana ci porterà a molto altro.

Collaborazione tra noi, ma anche un esempio per la collaborazione tra nazioni. Il dominio spaziale non è mai stato più importante o complesso e credo che nel futuro questo sarà ancora più vero. Nuove minacce emergono continuamente e continuiamo a dipendere sempre di più dallo spazio. Nessun Paese può permettersi di affrontarle da solo. Dobbiamo costruire il successo futuro sul partenariato che stringiamo oggi. Sono estremamente lieto del fatto che l’Italia veda il valore di questo approccio.


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