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Ue-Australia, prove d’intesa strategica tra Europa e Indo-Pacifico

Il partenariato di difesa proposto da Bruxelles a Canberra punta a consolidare la presenza europea nella regione. Un progetto ancora in fase embrionale, ma che potrebbe rafforzare le sinergie con le alleanze esistenti e aprire nuovi spazi di cooperazione industriale

L’idea è stata avanzata da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, al primo ministro australiano Anthony Albanese due settimane fa a Roma, in occasione della messa d’insediamento di papa Leone XIV: un partenariato tra Unione europea e Australia su sicurezza e difesa. “Siamo prevedibili”, nel senso di stabili e affidabili, “condividiamo gli stessi valori”, ha detto la presidente sottolineando che la Commissione europea considera l’Australia “non soltanto un partner commerciale, ma un partner strategico” ed è decisa a “ampliare questa relazione strategica” come già fatto con Giappone e Corea del Sud, ricalcando le alleanze che la Nato sta stringendo nell’Indo-Pacifico. Albanese ha mostrato un interesse cauto alla proposta, sebbene l’idea sia ancora nelle fasi iniziali.

Il modello

A novembre l’Unione europea ha siglato accordi di partenariato in materia di sicurezza e difesa con Giappone e Corea del Sud che prevedono ciascuno un quadro generale che include: una serie di dialoghi e meccanismi di consultazione, l’esplorazione della possibilità di un accordo per la sicurezza delle informazioni, l’esplorazione della possibilità di coordinare lo sviluppo delle capacità e il supporto ad altri partner – anche tramite programmi finanziati dall’UE come Critical Maritime Routes in the Indo-Pacific (Crimario) e Enhancing Security Cooperation In and With Asia (Esiwa) – e la cooperazione nei forum multilaterali. L’accordo Unione europea-Giappone sottolinea inoltre, all’interno del quadro generale, l’importanza della sicurezza economica.

La base di partenza

Un partenariato in materia di sicurezza e difesa con l’Australia, che sia modellato sugli accordi con Giappone e Corea del Sud, partirebbe da una buona base, considerato che l’attuale accordo quadro è già più avanzato rispetto a quelle con Giappone e Corea del Sud su cui è stato siglato il partenariato di difesa e sicurezza. Riguarda nove ambiti: politica estera e sicurezza; sviluppo globale e aiuti umanitari; questioni economiche e commerciali; giustizia e cooperazione giudiziaria; ricerca, innovazione e società dell’informazione; istruzione e cultura; sviluppo sostenibile, energia e trasporti; pesca e affari marittimi; salute.

Il dibattito in corso

Gli analisti australiani, come riporta The Diplomat, vedono pro e contro nel partenariato: da un lato, gli scettici invitano a concentrare le risorse sull’Indo-Pacifico; dall’altro, i fautori sostengono che diversificare le alleanze compensi l’incertezza legata a Aukus (il patto di sicurezza con Regno Unito e Stati Uniti) e alla direzione statunitense sotto Donald Trump. Un’intesa con l’Unione europea offrirebbe più opzioni per affrontare un futuro geopolitico imprevedibile, visto che l’Europa stessa ha interessi nella stabilità indo-pacifica. I benefici concreti dipenderanno dai dettagli: potrebbe trattarsi solo di formalizzare collaborazioni già esistenti con Francia, Germania, Italia e Spagna, oppure di un vero approfondimento in vista della nuova Strategia nazionale di difesa australiana prevista l’anno prossimo. Va comunque valutato il ruolo della Nato e il fatto che non ci sarà un obbligo di difesa reciproca, con possibili timori di vincoli alle politiche estere o di provocazioni verso Russia e Cina. Intanto, però, l’Australia resta sostenitrice dell’Ucraina e continua a negoziare con l’Unione europea anche un accordo di libero scambio, interrotto nel 2023 per questioni agricole.

La posizione dell’Aspi

“L’idea che ciò che accade in Europa non influenzi la nostra regione e viceversa è ormai superata. Questo è ancor più vero da quando, tre anni fa, Russia e Cina hanno dichiarato un partenariato ‘senza limiti’”. A scriverlo è, sostenendo l’idea di un partenariato di difesa e sicurezza tra Unione europea e Australia, Bart Hogeveen, vicedirettore del programma cyber, tecnologia e sicurezza dell’Australian Strategic Policy Institute, prestigioso think tank fondato nel 2011 dal ministero della Difesa che è ancora uno dei principali finanziatori. Questa la sua idea: l’accordo sarebbe un complemento, non un rimpiazzo, dell’alleanza con gli Stati Uniti e in particolare di Aukus, assicurando vantaggi pratici negli ambiti sicurezza informatica, resilienza delle catene di approvvigionamento e ricerca e sviluppo. L’Europa, oggi consapevole delle minacce ibride di Russia e Cina, è un attore di sicurezza più serio che mai e la sua stabilità è ormai inseparabile da quella dell’Indo-Pacifico, scrive Hogeveen.

Un pensiero a ReArm Europe

Il partenariato potrebbe dare all’Australia l’opportunità di accedere allo strumento europea Security Action for Europe (Safe), ovvero i 150 miliardi di euro in prestiti per supportare gli investimenti nella produzione industriale di prodotti per la difesa attraverso appalti congiunti a livello europeo. Infatti, il regolamento prevede che passano partecipare agli appalti anche i Paesi che hanno sottoscritto un partenariato per la sicurezza e la difesa con l’Unione europea. Tra questi, da pochi giorni, c’è il Regno Unito.


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