Londra e Bruxelles vogliono voltare pagina a quasi nove anni dal referendum Brexit. Si riparte da sicurezza e valori condivisi. Per i prestiti Safe al Regno Unito servirà un adeguamento delle regole attuali, spiega Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa, sicurezza e spazio dell’Istituto Affari Internazionali
Il patto sulla difesa avrebbe potuto essere siglato molto tempo fa. Al pari di altre intese, come quella per facilitare gli spostamenti degli artisti in tournée e quella per l’utilizzo dei varchi elettronici (e-gate) per i possessori di passaporto britannico. Ma sono serviti quasi 9 anni dal referendum che ha dato l’inizio alla Brexit, ovvero l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, e una situazione geopolitica globale resa ancor più imprevedibile dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
“Voltare pagina”
Permangono i rischi che a Londra qualsiasi accordo venga definito dagli ultra-brexiteer come un “tradimento” e che tra i 27 qualcuno punti a indebolire il rapporto con il Regno Unito. Ma l’auspicio di Londra e Bruxelles è che da oggi, con il summit organizzato nella capitale britannica dal primo ministro Sir Keir Starmer, la Brexit non venga più invocata per mettere pressione sull’altra parte e che il Regno Unito possa essere considerato un Paese sì terzo, ma con un rapporto speciale e privilegiato con l’Unione europea per via dei valori e del futuro condivisi. “Abbiamo la possibilità di voltare pagina e di scrivere un nuovo capitolo della nostra relazione”, ha commentato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Dalle sue parole emerge come la sicurezza davanti a minacce comuni rappresenti la propria: “Lavorare insieme per garantire la sicurezza del nostro continente condiviso e la prosperità delle persone su entrambe le sponde della Manica”.
I tre documenti
Unione europea e Regno Unito hanno concordato tre documenti: una “rinnovata” agenda bilaterale; una dichiarazione congiunta sul nuovo partenariato strategico, che indica anche le priorità bilaterali, a partire dal sostegno dell’Ucraina davanti all’invasione russa; l’accordo di partenariato su difesa e sicurezza. È stato concordato l’accesso pieno e reciproco alle acque per la pesca fino al 30 giugno 2038 andando oltre la scadenza prevista che era il 30 giugno 2026. È stato raggiunto anche un accordo sui prodotti sanitari e fitosanitari che potrebbe essere esteso ad altri settori presto. Su una possibile intesa per la mobilità dei giovani, nessuna soluzione è prevista nell’immediato dalla partnership di oggi. In materia di energia, la Commissione europea e il Regno Unito hanno raggiunto un accordo politico per prorogare progressivamente l’applicazione dell’Accordo di commercio e cooperazione in questo settore, procedendo con la prima di queste proroghe fino al 31 marzo 2027 (oltre la scadenza inizialmente prevista al 30 giugno 2026), e successivamente con rinnovi su base annuale.
Londra e Bruxelles, in difesa
Il partenariato per la sicurezza e la difesa prevede il rafforzamento della cooperazione nei seguenti settori: il sostegno all’Ucraina; le iniziative in materia di sicurezza e difesa, anche per quanto riguarda l’industria della difesa; la mobilità del materiale e del personale militare; la sicurezza spaziale; i dialoghi regolari ad alto livello e le consultazioni strategiche; la costruzione della pace e la gestione delle crisi; le questioni informatiche; il contrasto alle minacce ibride e la resilienza delle infrastrutture critiche.
Verso gli appalti congiunti
L’intesa “apre le porte all’appalto congiunto”, ha dichiarato von der Leyen con riferimento alla partecipazione del Regno Unito al programma europeo di investimenti per la difesa Safe: si tratta di 150 miliardi di euro di prestiti garantiti dal bilancio dell’Unione europea per incrementare le capacità di difesa tramite acquisti comuni. “Abbiamo bisogno di un secondo passo, ma questo appalto congiunto di cui abbiamo discusso aumenterà la nostra prontezza”, ha dichiarato ancora. “Colmerà le nostre lacune militari e aumenterà, cosa di massima importanza, la nostra interoperabilità. Quando le nostre forze armate saranno impegnate in missioni insieme, si creeranno nuove opportunità, ovviamente, per le nostre industrie della difesa. E si aprirà la possibilità di un supporto più forte e coordinato anche per l’Ucraina. Questo è importante, sia attraverso l’appalto congiunto di capacità militari che poi vengono trasferite all’Ucraina, sia attraverso investimenti diretti nell’industria della difesa ucraina”, ha concluso.
Il commento di Marrone (IAI)
Il reset odierno rappresenta “un punto di partenza ad ampio spettro per l’Unione europea e il Regno Unito in termini di consultazione e coordinamento, con l’intento di avviare un dialogo strutturato”, spiega Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa, sicurezza e spazio dell’Istituto Affari Internazionali, a Formiche.net. Dai documenti sottoscritti emerge “un mandato politico affinché le rispettive burocrazie – dalla diplomazia alla difesa fino all’intelligence – rafforzino la cooperazione e gli scambi in un’ottica di lungo periodo, in grado di superare anche i mandati dell’attuale esecutivo britannico e della Commissione europea in carica”, aggiunge. La comunità di intenti sul programma Safe, prosegue l’esperto, testimonia “un livello di ambizione molto elevato e un importante segnale politico di apertura rispetto al ‘Buy European’ promosso da alcuni Stati membri, come la Francia”. Tuttavia, come sottolineato da von der Leyen, occorre ancora un passo ulteriore affinché le aziende britanniche – tra cui BAE, Rolls-Royce e Babcock – possano essere coinvolte nel programma di riarmo europeo. “La normativa Safe vigente prevede prestiti a singoli Stati membri per progetti con altri Paesi dell’Unione europea, con l’Ucraina o con la Norvegia, finalizzati a rafforzare le capacità militari, sia hardware sia di personale. L’accordo di oggi rappresenta un’apertura politica, ma sarà necessario un adeguamento delle regole per estendere la partecipazione al Regno Unito e, di conseguenza, alle sue imprese”, conclude Marrone.