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Verso l’intronizzazione di Leone XIV, tra Giotto e Parolin. L’intervento di Menorello

Di Domenico Menorello

Se in così breve tempo vi è stata l’elezione del papa, ciò significa, nei fatti, che specie i Cardinali non hanno voluto rischiare uno stallo ed erano realmente interessati solo a guardare dove si stesse dirigendo lo sguardo di Cristo Giudice. L’intervento di Domenico Menorello, portavoce del network Sui tetti, vicepresidente del Movimento per la Vita e membro del Comitato nazionale di bioetica

Sono passati appena una decina di giorni da quella “fumata bianca” che tanto ci ha sorpresi e proprio l’imminente intronizzazione di Leone XIV ci fa accorgere che quanto accaduto nella Cappella Sistina ha già iniziato a incidere nel cammino personale e come realtà associative.

Il primo sobbalzo è stata la lama dell’annuncio di Leone XIV, lietamente offerto l’8 maggio proprio come la prima e più consolante “benedizione”: “Cristo ci precede” e Lui solo ci può donare una “pace disarmata e disarmante”, perché è Dio stesso che “ci ama incondizionatamente”. Dalla loggia di San Pietro, la mente è subito corsa a quel magnifico riquadro della “caritas”, che Giotto ha tratteggiato, dando forma al carisma agostiniano del grande teologo Alberto da Padova (cfr. Giuliano Pisani, La concezione agostiniana del programma teologico della Cappella degli Scrovegni, Padova University Press, 2014): una donna che non guarda coloro che ama, ma dirige lo sguardo verso Dio, ricevendone con la mano sinistra il “cuore” e solo così divenendo capace di amore verso gli altri, cui porge, con la destra, un canestro di frutti e primizie, ciascuno peraltro simbolo di Cristo, fonte e senso ultimo del bene voluto.

Non un sentimento vago, dunque, ma il Risorto stesso come Presenza e Speranza reali. Di qui, la radicale descrizione del compito dei cristiani, cui il nuovo Papa il 9 maggio ha chiesto di “sparire”, di “farsi piccoli” perché “rimanga Cristo”, di “spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo”. Una missione che addirittura “urge” nelle prime parole di Leone XIV, perché incalzano sempre più “drammi quali la perdita del senso della vita” e “la violazione della dignità delle persone”, in quanto oggi la “fede cristiana è ritenuta una cosa assurda”.

La chiarezza delle parole del nuovo papa svela un altro fatto eccezionale. Un terzo sobbalzo, cioè, deriva dall’intuire come nel Conclave stesso la Chiesa ci abbia mostrato come “testimoniare e annunciare il Vangelo”. Oltre centotrenta cardinali di ogni parte del mondo che poco si conoscevano e che, legittimamente, sembravano articolati in varie possibili candidature, in meno di un giorno hanno dato prova di una unità e di una proposta che ha stupito tutto il mondo. Se “in così breve tempo” (cfr. lettera del Card. Pietro Parolin al Giornale di Vicenza, 10 maggio 2025), vi è stata l’elezione del papa, ciò significa, nei fatti, che specie i Cardinali che avevano ricevuto significative preferenze non hanno voluto rischiare uno stallo, il quale avrebbe dato corso a impressioni esterne di divisione della Chiesa, come sarebbe avvenuto se l’elezione fosse slittata. E questa rinuncia a sua volta significa che i Cardinali erano realmente interessati solo a guardare dove si stesse dirigendo “lo sguardo di Cristo Giudice” (Card. Parolin, cit.), proprio come nella figura giottesca della “carità”.

Significa, in breve, che i protagonisti radunati nella Sistina hanno amato la Chiesa di Gesù radicalmente, avendo saputo sacrificare subito anche proprie prospettive personali. Insomma, il primo esempio di “farsi piccoli”, perché “rimanga Cristo” con la Sua “pace” è stato offerto dal Conclave stesso! L’unità accaduta dieci giorni fa mostra ora a tutti noi quale sia la prima missione proposta da Leone XIV, quella che massimamente può far vedere e toccare come la comunione e l’umanità generate dalla fede non siano affatto una ipotesi “assurda”, ma anzi esaltino le ragioni e le domande di compimento di ogni persona.

Per questo stesso desiderio, già dai prossimi 17 e 18 giugno molte associazioni del laicato cattolico proporranno il festival dedicato proprio alla speranza di un “umano tutto intero” (Wojtyla), interessate, pubblicamente, “sui tetti”, ad almeno un’eco di quella stessa “Bellezza” che ha attirato sul comignolo della Sistina l’intero pianeta, perché quell’unità della persona e fra gli uomini “urge” davvero nel cuore di tutti.


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