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Una Repubblica fondata sulla pace, ma pronta a difendersi. Il ruolo delle forze armate secondo Serino

Di Pietro Serino

Il 2 Giugno rinnova il patto fondativo tra Repubblica, cittadini e Forze Armate, richiamando i principi costituzionali che ne definiscono l’identità. Tra ripudio della guerra e dovere di difesa, gli articoli 11 e 52 offrono una cornice chiara e attuale per comprendere il ruolo dell’Italia nel mondo. Il commento di Pietro Serino, generale già capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano

Ancora una volta, gli italiani festeggiano la Repubblica stringendosi intorno al suo più alto rappresentante, il Presidente della Repubblica, ed alle Forza Armate.

La tradizionale parata in via dei Fori Imperiali, pure allargandosi negli ultimi anni a comprendere altre istituzioni che parimenti operano per il bene, la prosperità e la sicurezza dell’Italia intera, non ha perso il suo carattere militare. In questo mondo contemporaneo, dove i rapporti di forza sono tornati a prevalere sul diritto, giova andare a rileggere nel loro insieme gli articoli 11 e 52 della Costituzione, per compredere il legame tra la Repubblica e le sue Forze Armate ed il ruolo che ad esse compete nel nostro ordinamento.

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà dei popoli e per la risoluzione delle controversie internazionali, ma non rinuncia ad essa come estrema razio per adempiere, attraverso il servizio militare, al sacro dovere della difesa della Patria, dovere che assume un valore più ampio attraverso l’adesione ed il sostegno alle organizzazioni internazionali nate per assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni. A sottolineare l’incondizionata adesione della Repubblica a tali principi, la Costituzione consente, su base paritaria, limitazioni a quella sovranità nazionale che nel 1946 era stata da pochissimo riconquistata attraverso la Guerra di Liberazione. Rileggendoli oggi, questi due articoli collocano decisamente l’Italia e la Repubblica che oggi festeggiamo nel campo delle democrazie liberali ed a sostegno del multilateralismo quale strada maestra per assicurare la pace e la libertà dei popoli. Una collocazione che consentì alla giovane Repubblica di partecipare con un ospedale da campo del Corpo militare della CRI alla Guerra di Corea già nel 1951.

Da quel primo e lontano intervento, i militari italiani hanno partecipato, con un grande tributo di sangue, a numerosissime operazioni sotto le bandiere dell’Onu della Nato e dell’Ue, talune prettamente belliche, ma tutte volte a riportare la pace dove non c’era ed il diritto dove era stato calpestato. Una collocazione, quella nel campo delle democrazie liberali, che supera il tempo e travalica i governi, proprio perchè sancita dalla nostra legge fondante, la Costituzione della Repubblica, e coerente che i valori che questa afferma e chiama a difendere. Una difesa che vede le nostre Forze Armate preparate ad agire, se mai necessario, contro chi usa quella guerra che noi ripudiamo, la guerra che vuole soffocare l’anelo di libertà proprio di ogni vero popolo.


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