Il “proxy bombing” emerge nella guerra russo-ucraina come tattica di guerra psicologica, in cui civili, spesso ignari o ricattati, vengono usati per trasportare esplosivi contro obiettivi simbolici. Servono strategie di resilienza sociale e di campagne di sensibilizzazione come l’ucraina “Out the FSB Operative”, che invita i giovani a segnalare i tentativi di reclutamento russo. L’analisi del politologo Anton Shekhovtsov, fondatore del Centre for Democratic Integrity a Vienna e docente alla Central European University
Se l’uso diffuso dei droni da parte di Ucraina e Russia domina titoli e strategie di difesa (soprattutto dopo l’incredibile Operazione Spider’s Web ucraina), il proxy bombing resta in gran parte trascurato nei dibattiti europei mainstream. Questa tattica, impiegata più per il suo impatto psicologico che per quello cinetico, consiste nel reclutare individui – consapevoli o meno – per recapitare esplosivi a nome di una delle parti in conflitto, tipicamente con obiettivi di rilievo sociale o politico. Visto l’effetto destabilizzante che il proxy bombing esercita sulla psiche collettiva, i governi e le società europee devono cominciare a considerarlo come un elemento serio della guerra ibrida – uno strumento destinato a essere ampiamente impiegato in ogni futura escalation dell’aggressione russa contro l’Europa, oltre l’Ucraina.
Pratiche in Russia e in Ucraina
In Russia e in Ucraina il proxy bombing è generalmente rivolto a centri di arruolamento militare, stazioni di polizia, banche, stazioni ferroviarie, sottostazioni elettriche, uffici governativi e strutture simili. Forze ucraine o pro-ucraine utilizzano inoltre i proxy bomber come forma di ritorsione per aggressiva propaganda anti-ucraina o crimini di guerra commessi durante il conflitto. Per esempio, nell’aprile 2023 una donna ignara ha consegnato al blogger filorusso Vladlen Tatarsky una statuetta contenente una bomba, che è esplosa poco dopo, uccidendolo. Nel maggio 2025, agenti non identificati hanno assassinato l’ufficiale dell’esercito russo Zaur Gurtsiyev – artefice delle operazioni aeree nella presa di Mariupol del 2022 – ricorrendo a un cosiddetto honey trap omosessuale, con un “appuntamento” ignaro che trasportava l’ordigno esplosivo in una borsa. Se gli attori pro Ucraina hanno confinato il ricorso al proxy bombing alla Russia e ai territori ucraini occupati, gli agenti russi hanno moltiplicato queste azioni anche oltre i confini ucraini, in particolare nei Paesi che Mosca considera “ostili”, ovvero quasi tutta l’Europa. In Regno Unito, per esempio, una rete russa su Telegram offriva ricompense in criptovalute per azioni violente, compresi attentati dinamitardi, contro comunità musulmane, con l’obiettivo di seminare il caos in un Paese che sostiene fermamente l’Ucraina. In Lituania, invece, una rifugiata ucraina minorenne è stata manipolata per incendiari un negozio Ikea dopo le promesse di un compenso da parte dell’intelligence militare russa, tutto per instillare paura in un altro convinto sostenitore ucraino europeo.
Tecniche di reclutamento e operatività
Il reclutamento risulta la fase più complessa delle operazioni di proxy bombing. Se la promessa di denaro e lo sfruttamento economico restano gli incentivi più diffusi in queste attività di guerra grigia, altre tattiche includono ingegneria sociale, indottrinamento, ricatto e coercizione. Si pensi al caso di una quattordicenne ucraina a Ternopil: via Telegram, agenti russi l’hanno contattata mentre cercava un guadagno facile, hanno hackerato il suo telefono, scoperto foto compromettenti e l’hanno ricattata per assemblare un ordigno da piazzare vicino a una caserma di polizia – lei stessa avrebbe dovuto essere fatta esplodere a distanza per massimizzare le vittime.
Trasformare i civili inconsapevoli in bombe umane è ormai un modus operandi ricorrente dei “manipolatori” russi. Per individuare potenziali reclute, gli agenti di Mosca esplorano piattaforme online dove gli utenti, specialmente adolescenti, cercano guadagni rapidi tramite micro-lavori o forum politici in cui si esprimono idee in forma anonima, talvolta manifestando disponibilità a sostenere cause offline. Le operazioni sono spesso “gamificate”: si parte da compiti elementari, presentati come “missioni” o “quest” in stile gioco di ruolo – ad esempio disegnare graffiti anti-ucraini in spazi pubblici. Dopo aver “rendicontato” l’esecuzione, i neoreclutati incassano piccoli pagamenti in criptovaluta. Con l’aumentare della gravità e illegalità delle “quest”, crescono anche le ricompense, mentre i report precedenti diventano materiale di kompromat per minacciarli di esposizione qualora decidano di abbandonare il “gioco”.
La sfida del nostro tempo
Il proxy bombing moderno, che spesso coinvolge civili inconsapevoli, manipolati o ricattati, è uno strumento di guerra psicologica dall’efficacia terrificante.
Gran parte del suo potere risiede nella privacy garantita dalle app di messaggistica sicura (Telegram, Zangi, ecc.) e nell’anonimato delle transazioni in criptovaluta, elementi che rendono quasi impossibile identificare i responsabili o interrompere il processo di recriminazione. Di conseguenza, contrastare il proxy bombing diventa soprattutto una questione di resilienza sociale, consapevolezza digitale e, soprattutto, istruzione, dato che gli agenti russi puntano sempre più sugli adolescenti, per i quali la deterrenza legale è meno efficace data l’età e l’inesperienza.
Una contromisura significativa è la campagna ucraina di sensibilizzazione chiamata Out the FSB Operative – ovvero “Smaschera l’operativo dell’FSB” – sviluppata dai servizi di sicurezza ucraini. Attraverso visite a scuole e università e video educativi, la campagna invita gli studenti a segnalare (tramite un chatbot dedicato su Telegram) ogni tentativo di reclutamento da parte di agenti russi. Tra il lancio del chatbot, nel dicembre 2024, e maggio 2025, i servizi di sicurezza ucraini hanno ricevuto oltre 5.000 segnalazioni di tentativi di reclutamento online ai danni di connazionali. La campagna Out the FSB Operative, che vede la partecipazione di celebrità per amplificarne la visibilità tra i giovani, incarna un approccio “whole-of-society” alla resilienza contro le operazioni psicologiche russe. È una delle molte lezioni che le società europee possono trarre dall’esperienza ucraina in vista di una probabile escalation della guerra ibrida moscovita contro l’Europa.