Skip to main content

Cultura della Difesa e spesa militare sostenibile. Crosetto e Giorgetti a confronto

L’Italia è pronta ad affrontare la complessità e l’avversità delle sfide moderne? Questa la domanda dalla quale si è partiti al IV Forum sulla Difesa, organizzato dal Centro studi Machiavelli. La spesa militare e l’imminente summit della Nato rimangono al centro del dibattito, e se Crosetto sottolinea l’importanza di una politica coesa sui temi della sicurezza, il ministro Giorgetti prefigura un aumento annuale dello 0,2% del Pil per raggiungere i nuovi probabili obiettivi di spesa che verranno decisi all’Aia

Autorità dello Stato, rappresentanti delle istituzioni e militari, Pmi e colossi della Difesa si sono riuniti nel IV Forum sulla Difesa organizzato del Centro Studi Machiavelli, presso l’università Link di Roma, per discutere sulle priorità strategiche e sulle necessità stringenti per la sicurezza nazionale ed europea. L’incontro ha evidenziato come visione strategica e approccio integrato e multidisciplinare debbano guidare il sistema-Paese nella costruzione di una difesa sostenibile, che veda l’industria cooperare e collaborare col settore pubblico per la creazione di sinergie imprescindibili per il raggiungimento dell’autonomia strategica, tattica e capacitiva, nazionale ed europea.

La politica si unisca per la sicurezza nazionale

“È fondamentale comprendere la drammaticità e la complessità dei tempi che stiamo vivendo, affrontando il fatto che non siamo preparati ad affrontarli”, così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sulle priorità che l’Italia si troverà davanti nei nuovi scenari geopolitici. Secondo il ministro la natura delle sfide e la rapidità con la quale queste si sono presentate ai confini europei hanno reso estremamente difficoltoso farsi trovare pronti e preparati. Su questo scenario Crosetto evidenzia i temi stringenti per la sicurezza nazionale, segnalando come la dipendenza strategica sia oggi fondata sulle materie critiche e sull’approvvigionamento energetico, argomento ancor più critico dato l’elevato consumo di energia da parte dei data center. Ancora, Crosetto avvisa: “La difesa delle vie di comunicazione e la necessità di una revisione totale della difesa dai droni rappresentano priorità strategiche ed economiche”. La preparazione al conflitto, secondo il ministro, è poi una questione tanto strategica quanto culturale: “Il tema principale, e anche quello più difficile da affrontare, è quello della cultura della difesa. Non siamo preparati ad affrontare periodi di instabilità o insicurezza lunghi, siamo impreparati ad usare la parola guerra. Non siamo culturalmente pronti ad accettarne la possibilità”. Secondo Crosetto, occorre trovare un modo per coniugare le democrazie con la velocità di risposta alle autocrazie, snellendo i processi decisionali e burocratici europei per poter tenere il passo alla velocità delle decisioni dei regimi autocratici. Riguardo la necessità di una politica unita, veloce ed efficace dietro alle esigenze strategiche nazionali, il ministro Crosetto avvisa: “La Difesa è al centro di una discussione politica e partitica ed è la cosa più dannosa che si possa fare a una nazione”. E conclude: “Quando riceverò l’analisi sullo stato delle Forze armate italiane, convocherò tutti i leader dei partiti, perché si assumano le proprie responsabilità. Occorre suddividere la difesa e la responsabilità di questa tra tutti gli attori istituzionali del Paese. La sicurezza nazionale è una responsabilità collettiva”.

Una spesa militare “sostenibile”

Il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha sottolineato gli aspetti economici strategici per investimenti efficaci che possano contribuire alla costruzione di una difesa solida, rapida e sostenibile. Secondo il ministro il Summit Nato dell’Aia darà le risposte necessarie: “I Paesi dell’Unione europea sono chiamati a rispondere alle sfide che l’amministrazione Trump ha lanciato” e aggiunge “stiamo tutti aspettando il Summit Nato di fine mese per capire i target strategici militari e politici e che riguarderanno i ministri delle Finanze”. L’Europa, secondo Giorgetti, dovrà conciliare le proprie azioni con le direttive Nato. L’impegno politico è evidente, ma i numeri pronunciati dovrebbero interessare meno, avvisa il ministro che, congiuntamente, chiarisce: “La Difesa viene riconosciuta come un bene comune europeo, aprendo la strada a forme di finanziamento comuni per il bilancio europeo”.

Presumibilmente, afferma il ministro Giorgetti: “Vi sarà un aumento del Pil per la Difesa dello 0,2% all’anno come incremento plausibile e progressivo. Questo si potrà fare all’interno del quadro di finanza pubblica italiana”. L’impegno verso il raggiungimento di questi obiettivi va calato nella realtà, capendo come investire e per cosa. Occorre capire, afferma il ministro, “che questo tipo di impegno richiede una proiezione temporale che deve essere realistica, senza bruciare spazio fiscale utile per altre attività”. Per Giorgetti, una soluzione potrebbe essere quella di creare un’offerta che incontri la domanda pubblica di beni per la Difesa e che possa produrre anche crescita economica ed occupazione. “La sicurezza non è solo militare, ma anche economica e finanziaria, e ricade sulla sovranità nazionale, protetta anche dal Golden power”, afferma il ministro, che aggiunge: “Oggi si può parlare di banche e capitali privati che investono nella Difesa, cosa che fino a poco tempo fa era impensabile”.


×

Iscriviti alla newsletter