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Oltre la celebrazione, il 2 Giugno come patto tra Stato e cittadini. Scrive Vecciarelli

La Festa della Repubblica non è solo una ricorrenza storica, ma una chiamata collettiva alla consapevolezza democratica. In un mondo attraversato da conflitti e restrizioni alle libertà, il 2 Giugno ci ricorda il valore della partecipazione, del servizio e della coesione. Le Forze Armate italiane, oggi più che mai, rappresentano un pilastro strategico e operativo, pronte ad affrontare le sfide dei nuovi scenari globali. L’intervento di Enzo Vecciarelli, generale già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Militare

Il 2 Giugno, Festa della Repubblica Italiana, oggi più che mai si staglia nel nostro calendario come un baluardo di identità, memoria e speranza. Una ricorrenza che non è solo celebrazione, ma monito e testimonianza viva del valore fondante della libertà e della democrazia.

In un mondo scosso da crisi globali, da conflitti che lacerano oltre cinquanta nazioni, e in cui più di trenta paesi non possono dirsi “liberi”, questo giorno assume un significato ancora più alto e necessario. In quelle realtà oppresse, i diritti politici sono negati, le libertà civili soffocate, la voce del dissenso messa a tacere, i media ridotti al silenzio, le urne svuotate di senso. La libertà, in quei luoghi, non è un diritto: è un sogno infranto.

Per questo dobbiamo celebrare il 2 Giugno con profonda consapevolezza e gratitudine. Essere cittadini di una Repubblica democratica significa poter partecipare, scegliere, contribuire. Significa vivere in uno Stato in cui la libertà è sancita, difesa e alimentata ogni giorno. E per chi indossa l’uniforme, significa anche custodire questo valore con orgoglio, offrendo al Paese un servizio che è insieme dovere, sacrificio e responsabilità.

Oggi le sfide che le nostre Forze Armate sono chiamate ad affrontare si moltiplicano e mutano di giorno in giorno. I teatri di crisi sono molteplici e spesso imprevedibili. I conflitti si fanno sempre più ibridi e asimmetrici, coinvolgendo non solo terra, aria e mare, ma anche spazio e cyberspazio. Da qui, l’urgenza di un rinnovamento profondo dello

strumento militare, in linea con le parole del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, durante l’esercitazione Joint Star 2025: una nuova visione d’insieme, capace di integrare tutti i domini operativi per rispondere con efficacia alle minacce contemporanee – dai cyber attacchi all’impiego strategico dei droni, fino alla gestione della complessità crescente dei conflitti moderni.

È il medesimo approccio olistico alla Difesa che già nel 2020, in qualità di Capo di Stato Maggiore della Difesa, avevo sostenuto con forza. Oggi, ancora più di ieri, tale visione si impone come imperativo: innovare, integrare, evolvere. Per fronteggiare le sfide tecnologiche e strategiche del nostro tempo, ma anche per dare stabilità a un equilibrio internazionale ormai incrinato da nuove egemonie e derive autoritarie.

In questo contesto, le Forze Armate assumono un ruolo sempre più strategico: non solo come strumento di difesa, ma come pilastro della sicurezza collettiva, della sovranità nazionale, della legittimità internazionale. Sono il volto operativo di una Repubblica che sceglie di non arretrare, di non piegarsi, di essere presente dove è necessario, con competenza, dedizione e senso del dovere.

Il 2 Giugno è dunque molto più di una festa: è la celebrazione di un patto tra lo Stato e i suoi cittadini. È lo specchio di una Repubblica che cambia, si adatta e si rinnova, ma che non rinuncia ai propri valori. È il giorno in cui riscopriamo, uniti, la forza della coesione, l’orgoglio dell’appartenenza e la responsabilità della libertà.


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