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Ecco la nuova joint venture Leonardo-Baykar per la produzione di droni. Tutti i dettagli

Durante il Salone Internazionale dell’Aeronautica e dello Spazio di Parigi-Le Bourget, Leonardo e Baykar Technologies hanno ufficializzato la nascita di una joint venture paritetica nel settore unmanned. La nuova società, battezzata Lba Systems e con sede legale e operativa in Italia, segna l’inizio di una collaborazione strategica che mira a colmare le persistenti lacune dell’industria europea nel campo dei sistemi a pilotaggio remoto (Uas)

L’Europa e l’Italia hanno bisogno di una maggiore disponibilità di droni e veicoli a pilotaggio remoto. Questa urgenza non riguarda solamente l’industria ma soprattutto l’autonomia strategica e la sicurezza nazionale. In questo contesto, la joint venture nel settore unmanned tra Leonardo e Baykar potrà rispondere alle necessità strategiche e capacitive attraverso la neonata Lba Systems, con sede in Italia. Così, l’annuncio, arrivato durante il Salone internazionale di Parigi – Le Bourget, ma progettato almeno dalla firma del Memorandum d’intesa di Roma nel marzo scorso, punta a colmare una delle lacune più evidenti dell’industria europea della difesa: la debolezza nel campo dei droni, sia da ricognizione, che da combattimento.

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L’obiettivo della partnership è ambizioso: creare un attore industriale di riferimento per la progettazione, sviluppo, produzione e supporto di piattaforme unmanned capaci di operare in contesti multi-dominio, con elevate capacità di interoperabilità e pronte all’impiego in scenari operativi complessi. La joint venture sarà focalizzata su progettazione, sviluppo, produzione e supporto di sistemi aerei a pilotaggio remoto (Uas) intersecando asset industriali complementari: Baykar porterà in dote l’expertise maturata su piattaforme operative (inclusi gli Uav impiegati nel conflitto ucraino), mentre Leonardo fornirà sensori, elettronica avanzata, capacità di certificazione e tecnologie legate al teaming tra sistemi pilotati e non. La distribuzione delle competenze industriali lungo il territorio italiano suggerisce una strategia di lungo periodo tesa al rafforzamento del comparto nazionale. La geografia industriale del progetto coinvolge infatti diversi siti strategici di Leonardo: Ronchi dei Legionari, centro di eccellenza per i sistemi unmanned; Torino, dove sono concentrate le attività di ingegneria aeronautica e certificazione; Roma Tiburtina, per lo sviluppo delle architetture digitali multi-dominio; e Grottaglie, specializzata nella produzione di materiali compositi avanzati. Questo assetto diffuso suggerisce che la joint venture sarà anche un’occasione per valorizzare le competenze già esistenti in ambito nazionale, integrandole in una filiera internazionale ad alto contenuto tecnologico.

Il peso strategico della partnership industriale

Al di là del dato tecnico, l’accordo riflette un doppio movimento: da un lato, il tentativo di Leonardo di posizionarsi come attore cardine della sicurezza globale tramite cooperazioni industriali selettive; dall’altro, l’interesse strategico di Baykar a consolidare l’accesso al mercato europeo, oggi reso possibile anche grazie ai legami con Piaggio Aerospace. L’intesa si inserisce in un contesto europeo segnato dal ritardo accumulato nella progettazione e realizzazione di piattaforme a pilotaggio remoto, dalle loitering munitions ai droni da ricognizione fino ai velivoli strategici. Secondo Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, “la cooperazione tecnologica è uno strumento fondamentale per affrontare le sfide senza precedenti che interessano il comparto della difesa”. In quest’ottica, l’alleanza con Baykar rappresenta non solo una risposta industriale, ma anche una dichiarazione di intenti geopolitica: rafforzare la capacità autonoma europea nel settore unmanned e della difesa, promuovendo la coesistenza tra standard Nato, esigenze nazionali e nuove forme di guerra distribuita. A confermarlo è anche Selçuk Bayraktar, presidente e chief technology officer di Baykar, il quale sottolinea come la “collaborazione non sia solo una partnership, ma un catalizzatore per la costruzione di una nuova generazione di sistemi unmanned intelligenti, concepiti all’insegna dell’interoperabilità e della superiorità tecnologica in un contesto globale sempre più complesso”. A livello strategico, l’iniziativa si inserisce in un momento in cui l’Europa sconta un ritardo strutturale nella progettazione e produzione di droni militari. Mentre gli Stati Uniti dispongono di una gamma completa di sistemi Male (Medium altitude long endurance), tactical e loitering, e la Cina esporta Uav in numerosi Paesi emergenti, il Vecchio continente continua a dipendere da fornitori esterni, con progetti come Eurodrone ancora in fase di sviluppo e senza reali capacità operative nel breve termine. In questo contesto, la creazione di Lba Systems rappresenta un’alternativa pragmatica: non si tratta di sviluppare da zero una nuova piattaforma europea, ma di integrare tecnologie già esistenti – in particolare quelle di Baykar – con le capacità industriali italiane. Un approccio che consente di ridurre i tempi di ingresso sul mercato, aumentare la competitività internazionale e accrescere la resilienza industriale del settore difesa europeo.

 


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