Skip to main content

La lotta al terrorismo passa anche dagli spazi digitali. Scrive Loperfido (FdI)

Di Emanuele Loperfido

L’intervento del vicepresidente del Comitato per la lotta al terrorismo dell’Assemblea parlamentare dell’Osce (Cct): “Affrontare l’interconnessione tra tecnologia, criminalità organizzata e terrorismo richiede una risposta coordinata e multidimensionale. Per affrontare questa sfida, dobbiamo agire su due fronti. Rafforzare il controllo degli spazi digitali per ridurre l’esposizione a contenuti tossici; rafforzare il coinvolgimento di scuole, genitori e comunità per costruire resilienza sociale. Ciò comporta la creazione di partenariati significativi con le aziende tecnologiche”

Nel momento in cui oggi ci concentriamo sulle tendenze del terrorismo nella regione Osce, segnalo alcune riflessioni maturate attraverso le più recenti attività del Comitato ad hoc per la lotta al terrorismo dell’Assemblea parlamentare dell’Osce (Cct) di cui sono vicepresidente. Tra queste la presidenza del Meccanismo di Coordinamento delle Assemblee Parlamentari delle Nazioni Unite sulla lotta al terrorismo dal 2022 al 2024, che ci ha visto interagire con 17 assemblee regionali a livello globale e le nostre missioni ufficiali in Turchia nel 2024 e negli Stati Uniti all’inizio di quest’anno. Da tali esperienze sono emerse alcune tendenze chiave.

Minacce terroristiche globali e scenari di conflitto

A livello globale, la lotta contro gruppi terroristici come Isis e Al-Qaeda rimane una priorità assoluta, in particolare contro le loro affiliate attive: nell’Africa occidentale e nel Sahel (ad esempio Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin – JNIM), e nell’Africa orientale (Al-Shabaab). Un ruolo destabilizzante è esercitato anche dagli attori sostenuti dall’Iran, quali gli Houthi, Hamas e Hezbollah, che richiedono una vigilanza costante.

Dobbiamo inoltre monitorare con grande attenzione gli sviluppi in teatri di conflitto quali: Ucraina, Medio Oriente e Siria. Questi contesti possono fungere da veri e propri catalizzatori di estremismo violento, anche all’interno dei nostri stessi confini. L’assassinio di due diplomatici israeliani a Washington DC avvenuto di recente ci ricorda in maniera drammatica come eventi apparentemente lontani possano generare conseguenze mortali e locali.

Altro elemento di seria preoccupazione è rappresentato dalla detenzione di migliaia di combattenti terroristi stranieri in campi di fortuna in Siria e Iraq, dopo la sconfitta territoriale del Daesh. Si tratta di una minaccia latente che potrebbe riaccendersi in presenza di condizioni favorevoli. Nel frattempo, gli attacchi perpetrati da singoli attori, spesso ispirati piuttosto che direttamente comandati da ideologie estremiste, continuano a rappresentare la minaccia più immediata in Europa.

Prevenire tali attacchi, soprattutto contro obiettivi vulnerabili, è estremamente complesso e richiede una vigilanza costante. In definitiva, per contrastare queste minacce in continua evoluzione, sono essenziali una cooperazione internazionale solida e uno scambio tempestivo di informazioni di intelligence.

Tecnologie emergenti e il campo di battaglia digitale

Un altro ambito di crescente preoccupazione è rappresentato dall’uso improprio delle tecnologie emergenti da parte dei gruppi terroristici. Questi ultimi stanno infatti facendo leva su: intelligenza artificiale (AI), droni, stampa 3D, e piattaforme di comunicazione criptate per portare avanti i propri scopi. Gli algoritmi dei social media vengono sempre più manipolati per radicalizzare gli utenti, esponendoli a contenuti via via più estremi. Il reclutamento prospera su piattaforme criptate come Telegram, mentre le reti peer-to-peer favoriscono la diffusione virale della propaganda. L’AI consente inoltre ai contenuti terroristici di raggiungere pubblici più ampi, grazie alla traduzione automatica in molteplici lingue — inglese compreso — ampliando così la risonanza ideologica.

Sul fronte finanziario, le criptovalute continuano a rappresentare una sfida per le autorità investigative, occultando i flussi di denaro e rendendo più complessa l’interruzione delle reti di finanziamento del terrorismo. Affrontare l’interconnessione tra tecnologia, criminalità organizzata e terrorismo richiede una risposta coordinata e multidimensionale.

Estremismo violento nichilista

Uno degli sviluppi più inquietanti emersi durante la nostra missione negli Stati Uniti è la crescita del fenomeno definito estremismo violento nichilista. A differenza di altre forme di radicalizzazione, tale fenomeno non si fonda su un’ideologia chiara, ma si alimenta di: rabbia, alienazione, e rigetto delle norme sociali. Ciò che rende questo fenomeno particolarmente allarmante è che in esso la violenza diventa fine a se stessa, e non più strumento per conseguire obiettivi politici o religiosi. Si tratta di una pericolosa evoluzione dei comportamenti estremisti, che dobbiamo cercare di comprendere e contrastare in modo più approfondito.

Radicalizzazione giovanile ed estremismo online

A ciò si aggiunge la preoccupazione per il deliberato bersagliamento di bambini e adolescenti con contenuti violenti ed estremisti diffusi online. Anche se non sempre classificabili come terrorismo, queste campagne mirano a: desensibilizzare i giovani, offuscare i confini ideologici, e normalizzare la violenza. La convergenza tra radicalizzazione giovanile ed estremismo nichilista rappresenta un vero campanello d’allarme. Tali dinamiche minano la coesione sociale e richiedono un’attenzione urgente, non solo da parte delle istituzioni pubbliche, ma anche di: educatori, famiglie, e società civile.

Per affrontare questa sfida, dobbiamo agire su due fronti. Rafforzare il controllo degli spazi digitali per ridurre l’esposizione a contenuti tossici; rafforzare il coinvolgimento di scuole, genitori e comunità per costruire resilienza sociale. Ciò comporta la creazione di partenariati significativi con le aziende tecnologiche, nonché l’inserimento di: educazione ai media, cittadinanza digitale, e educazione civica al centro delle nostre strategie di contrasto alla radicalizzazione. Questo è esattamente quanto il nostro Comitato propone nella nuova risoluzione che presenteremo alla prossima Sessione Annuale dell’Assemblea Parlamentare dell’OSCE a Porto. Si tratta di una risposta proattiva a minacce in evoluzione e di una testimonianza del nostro impegno a prevenire il futuro.

Insieme ai miei colleghi, resto profondamente impegnato affinché il CCT anticipi le nuove sfide, promuova l’innovazione nella lotta al terrorismo, e rafforzi la cooperazione in tutta la regione OSCE. La nostra recente visita negli Stati Uniti ci ha permesso non solo di comprendere il loro panorama antiterrorismo in evoluzione, ma anche di consolidare un rapporto di fiducia e cooperazione transatlantica, perché la lotta al terrorismo e all’estremismo violento non è solo una priorità nazionale è una responsabilità condivisa. Una responsabilità che richiede risposte coese, coerenti e inclusive in tutto lo spazio OSCE.


×

Iscriviti alla newsletter