La crescente interconnessione tra i quadranti euro-atlantico e indo-pacifico impone una riflessione strategica condivisa, superando i limiti della cooperazione tra aree geografiche apparentemente distanti ma sempre più interdipendenti. Questa la riflessione offerta durante il Nato Public Forum dell’Aja, di cui Formiche è media partner. Il Panel, dedicato al Indo-Pacifico, ha visto l’intervento del ministro della Difesa australiano Richard Marles concentrarsi sull’instabilità globale, dai conflitti in Europa a quelli potenziali in Asia, e sulla necessità di risposte comuni e una visione multilaterale della sicurezza
L’interconnessione tra lo spazio euro-atlantico e quello indo-pacifico è ormai un dato strutturale della geopolitica contemporanea. La riflessione avanzata da Lynn Kuok, Lee Kuan Yew Chair della Brookings Institution, durante il Nato Public Forum all’Aja, sottolinea come la sicurezza dell’uno non possa più essere pensata disgiuntamente da quella dell’altro. I due quadranti sono strettamente interconnessi, osserva Kuok, e la loro cooperazione, pur muovendosi su basi geografiche e strutture istituzionali differenti, rappresenta un nodo critico per la tenuta dell’ordine globale. Tuttavia, proprio da questa interconnessione emergono anche limiti strutturali: la necessità di una maggiore visione condivisa si scontra con la difficoltà di armonizzare interessi, priorità e modelli di sicurezza che rispondono a contesti diversi.
Un approccio a 360 gradi
In questa prospettiva si inserisce il vicepremier e ministro della Difesa australiano Richard Marles, che ha delineato il contesto indo-pacifico come “estremamente complesso” dal punto di vista strategico, sottolineando come “l’Australia sia impegnata nella costruzione della propria sicurezza, che significa anche contribuire al mantenimento della stabilità dell’intera regione”. Si tratta di un approccio alla sicurezza collettiva che non si esaurisce nei confini geografici, ma si estende alle dinamiche multilaterali. Marles ha evidenziato come “l’ordine globale sia sotto pressione, così come l’ordine regionale”, e che i teatri di guerra oggi attivi, come quello ucraino, spingano attori come l’Australia a rafforzare i legami con la Nato, in una logica di cooperazione su problemi complessi e condivisi. L’Australia riconosce dunque che la difesa non sia più segmentabile secondo criteri geografici rigidi. La sicurezza di un’area ha impatti diretti e indiretti sulle altre, e proprio per questo, sostiene Marles, “l’interconnessione della sicurezza dei vari quadranti richiede soluzioni comuni”.
Gli Usa, La Nato e l’Indo-Pacifico
È una visione che amplia la portata della cooperazione internazionale, ma che interpella anche le strutture stesse della Nato. La sua proiezione, pur essendo storicamente atlantica, deve oggi “guardare con attenzione e interesse all’Indo-Pacifico, la cui sicurezza impatta su quella euro-atlantica”. Non si tratta di esportare modelli o assumere un ruolo operativo diretto, ma di cogliere come le dinamiche regionali più distanti siano ormai in grado di influenzare direttamente la stabilità globale. In quest’ottica, Marles ha richiamato l’attenzione sulla postura degli Stati Uniti, che “hanno mostrato molta attenzione per l’Indo-Pacifico”, rafforzando le collaborazioni con l’Australia e gli altri partner regionali, e sottolineando “l’importanza e il valore dei propri alleati”. Washington, come potenza globale, esercita una proiezione strategica capillare, ma il suo impegno nella regione è anche un segnale di quanto il cosiddetto rules-based international order, oggi fortemente sotto pressione, sia considerato un bene pubblico da difendere. E la Nato, in questo quadro, rimane uno degli attori chiave nel tentativo di preservarlo.
La visione di Canberra
Il ruolo dell’Australia, ricorda Marles, si presenta dunque duplice. Da un lato, mantiene un focus strategico sul proprio quadrante di riferimento, l’Indo-Pacifico, considerato “vitale per la propria sicurezza nazionale”. Dall’altro, dimostra attenzione e supporto alle crisi globali, come quella in Ucraina, che influenzano gli equilibri regionali anche a migliaia di chilometri di distanza. La guerra in Europa orientale è vista da Canberra come un evento che ha ripercussioni anche sul teatro indopacifico, e che impone di “bilanciare l’attenzione ai conflitti rilevanti” con un’attenta valutazione delle dinamiche regionali e internazionali. La consapevolezza che sicurezza, stabilità e ordine sono ormai concetti interdipendenti sembra guidare l’approccio australiano, in sintonia con un’alleanza atlantica sempre più attenta agli sviluppi globali.