La Cina promuove la nascita di un’organizzazione internazionale per la risoluzione delle dispute fra Stati che opera in parallelo alle (non del tutto) equivalenti strutture occidentali, spostando a Est il luogo per risolvere i conflitti. L’analisi di Andrea Monti, docente di cybersecurity, privacy e identità digitale nell’università di Roma-Sapienza
Il 30 maggio 2025 a Hong Kong 85 Paesi e una ventina di organizzazioni internazionali hanno partecipato alla cerimonia per la firma, da parte di 33 Stati, della Convenzione sulla costituzione dell’Organizzazione internazionale per la Mediazione. Sulla carta, IOMed si presenta come “la prima organizzazione intergovernativa dedicata alla risoluzione delle dispute attraverso la mediazione” ispirata al principio fissato dall’articolo 33 dello statuto delle Nazioni Unite. In sé l’idea non è nuova dal momento che ci sono numerose organizzazioni che prevedono sistemi “privati” per mediare controversie insorte anche fra gli Stati. Alcuni esempi sono il sistema di dispute settlement dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), o quello di alternative dispute resolution dell’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (WIPO) . IOMed, tuttavia, presenta alcune caratteristiche geopolitiche molto peculiari che la distinguono nettamente da strutture in apparenza sostanzialmente analoghe.
IOMed può operare su più fronti contemporaneamente
Una differenza fondamentale è che, diversamente dagli altri organismi di mediazione come quelli appena citati, IOMed opera potenzialmente – ma di questo si dirà più avanti – su quasi qualsiasi tipo di controversia fra Stati, e fra soggetti non statali ed entità politiche sovrane. In altri termini, è essenzialmente uno strumento di gestione della diplomazia – tanto è vero che i suoi membri godono di una sorta di immunità diplomatica – non basato sul concetto di “corte” o “tribunale”.
IOMed non è un tribunale internazionale
Il che ci porta alla seconda caratteristica peculiare di questa organizzazione: il rigetto della dimensione “giurisdizionale” in favore della mediazione. A differenza di altre strutture come la Corte penale internazionale, IOMed non “giudica” e non “applica la legge” ma riconosce, si legge nel preambolo della Convenzione, “il bisogno di flessibilità nella composizione delle dispute internazionali, i vantaggi significativi della mediazione e il suo crescente impiego nella pratica.” In termini puramente giuridici, l’approccio di IOMed sembra, idealmente, la riedizione contemporanea della contesa culturale fra i modelli di regolamentazione sociale disegnati da Confucio e dai Legisti, che contrapponeva, pur non in modo radicale, il soft-power basato su etica e riti al hard-power della legge e delle sanzioni. Ovviamente non c’è una continuità deterministica in tutto questo, e il sistema giuridico cinese tiene anche conto delle influenze di altre tradizioni. Tuttavia non si possono sottovalutare gli impatti concreti di questo approccio alla gestione dei diritti.
Il ruolo geopolitico dell’armonia nella mediazione fra Stati
Il concetto di mediazione come strumento che, si legge sempre nel preambolo della Convenzione, “contribuisce a costruire delle relazioni internazionali armoniose” è, appunto, molto confuciano ed è una presenza costante, in particolare, nella comunicazione (geo)politica di Pechino – dalle dichiarazioni politiche dei suoi leader, alle strategie di marketing dei Big Tech cinesi. Tuttavia, il significato del concetto di armonia non è necessariamente sinonimo di pace e uguaglianza, tanto è vero che la sua declinazione concreta non ha impedito e non impedisce l’uso della forza o il ricorso ad approcci meno diretti ma non per questo meno aggressivi per il raggiungimento di obiettivi politici.
Dunque, l’enfasi sulla “flessibilità” garantita da un sistema di mediazione delle questioni fra Stati significa, in concreto, che in nome del pragmatismo e nella riservatezza delle procedure non necessariamente si possono o si devono rispettare i limiti imposti dal diritto internazionale, se le parti sono d’accordo. Ma soprattutto significa che la Cina assume un ruolo sostanziale di “garante fidato” nei confronti di Paesi che potrebbero non accettare di buon grado la giurisdizione di organismi nei quali sono poco adeguatamente rappresentati.
Il ruolo del multilateralismo selettivo
L’accesso diretto alla mediazione IOMed è possibile agli Stati che hanno ratificato la convenzione, ma anche quelli che non lo hanno fatto possono chiedere che l’organizzazione attivi il sistema di dispute settlement. Ci sono, tuttavia, delle materie che sono o possono essere escluse dalla giurisdizione di IOMed. L’articolo 25.3 della Convenzione realizza una sorta di “multilateralismo selettivo” che consente agli Stati di escludere le controversie relative alla sovranità territoriale e alla delimitazione delle acque territoriali. Grazie a questa clausola, per esempio, è possibile, per la Cina, evitare che IOMed sia invocato in relazione alle rivendicazioni sul Mar cinese meridionale, a quelle su Taiwan e alle controversie di confine con i paesi vicini come l’India.
La lettura strategica
Dalla prospettiva occidentale, IOMed si presenta come un componente importante della strategia globale della Cina per acquisire un ruolo sempre più autonomo e paritario sullo scenario internazionale.
Da un lato consente di mantenere un’ambiguità strategica e di evitare l’internazionalizzare determinate controversie. Dall’altro indebolisce la percezione dell’importanza ruolo della decisione vincolante per le parti assunta da una terza parte “superiore” e la sostituisce con quella della “negoziazione fra pari” e di conseguenza, evitando decisioni vincolanti, non incide sulla sovranità nazionale. Inoltre, IOMed inserisce i principi giuridici dell’ordinamento cinese nell’architettura globale della risoluzione delle dispute e rappresenta una sede alternativa a quelle occidentali tradizionali, dove la Cina ritiene di essere in una posizione svantaggiosa o comunque meno favorevole.
In conclusione, dunque, IOMed rappresenta un ulteriore strumento di gestione delle relazioni internazionali per creare nuovi baricentri attorno ai quali costruire alleanze, al di fuori delle tradizionali sfere di influenza. Siamo di fronte, in altri termini, a un sofisticato esercizio di lawfare – utilizzo strategico del diritto a fini geopolitici – il cui obiettivo è palesemente quello di creare una infrastruttura alternativa per la governance globale.
Un segnale per le istituzioni occidentali
Non è possibile sapere, ad oggi, se questo progetto raggiungerà gli obiettivi che si prefigge, ma di certo, sul breve periodo, IOMed pone l’Occidente di fronte alla necessità di ripensare il funzionamento delle proprie organizzazioni a-nazionali. Una riflessione del genere è essenziale per evitare che le istituzioni perdano credito agli occhi di quei Paesi che ci si ostina a chiamare “emergenti” ma che sono già da tempo una realtà consolidata nello scacchiere internazionale, e che potrebbero dunque trovare in IOMed uno strumento più efficiente e funzionale. In sintesi, dunque, forse bisognerebbe chiedersi se non siano le istituzioni occidentali ad avere bisogno di essere riformate, non solo per contrastare la crescente influenza cinese, ma per adattarsi ad una nuova multipolarità che non vede più solo Washington e – seppur in modo molto meno rilevante – Bruxelles come unici punti di riferimento.