L’intelligence ucraina ha colpito simultaneamente quattro basi lontane migliaia di chilometri dal fronte, distruggendo 41 bombardieri strategici grazie a sciami di droni. Un lavoro di 18 mesi. L’azione, paragonata a quelle del Mossad per creatività e audacia, potrebbe cambiare la narrativa del conflitto
“Altro che Mossad”, gongolano fonti ucraine commentando l’operazione Ragnatela con cui il Servizio di sicurezza ucraino (Sbu) ha distrutto, con uno sciame di droni, 41 bombardieri strategici sul territorio russo. Precisamente in quattro basi lontane tra loro in Siberia. Secondo la stessa agenzia d’intelligence, l’operazione, pianificata per 18 mesi e attivata alla vigilia dei colloqui odierni a Istanbul, avrebbe distrutto il 34% dei bombardieri strategici russi in grado di trasportare missili da crociera. Danni stimati in 7 miliardi di dollari.
In effetti, i paragoni tra il servizio oggi guidato da Vasyl Malyuk e il servizio segreto israeliano che oggi ha come direttore David Barnea non mancano neppure tra gli addetti ai lavori. Anche non ucraini. L’intelligence ucraina ha dimostrato negli ultimi anni “livelli di creatività e audacia senza precedenti”, ha commentato Nadav Pollak, docente all’Università Reichman di Herzliya. “Sembra una cosa che farebbe il Mossad”, ha aggiunto l’ex funzionario dell’intelligence israeliana. “Il piccolo Mossad sta crescendo velocemente”, gli ha fatto eco Marc Polymeropoulos, ex operativo della Central Intelligence Agency. “Immagino che quando si hanno minacce esistenziali, si escogiti un modo per vincere”, ha aggiunto. C’è chi cita la recente operazione con cui il Mossad, attraverso dei cercapersone, ha colpito duramente Hezbollah, proxy iraniano in Libano. E chi ricorda alcuni assassinii mirati e sabotaggi rivendicati dagli stessi servizi ucraini in Russia.
L’operazione Ragnatela rappresenta l’attacco strategico più esteso finora da quando l’Ucraina si difende dall’invasione russa su larga scala iniziata il 24 febbraio di tre anni fa. Colpite le basi di Belaya (oblast di Irkutsk), Olenya (oblast di Murmansk), Dyagilevo (oblast di Ryazan) e Ivanovo Severny (oblast di Ivanovo).
Primo elemento notevole: non si tratta di aeroporti vicini al fronte, bensì distanti anche 4.000 chilometri dall’Ucraina.
Secondo elemento: i droni first-person view (ovvero radiocomandati tramite schermi o visori da indossare) sono stati lanciati dall’interno del territorio russo da camion controllati da remoto e poi autodistruttisi dopo l’attacco. Sono riusciti a penetrare le basi per colpire i bombardieri a lungo raggio utilizzati anche per attacchi missilistici contro l’Ucraina.
Terzo elemento: gli attacchi sono stati coordinati per massimizzare l’effetto sorpresa.
Quarto elemento: secondo quanto riportato dai media ucraini e internazionali, l’Sbu ha portato i droni in Russia in un modo creativo per ridurre al minimo i rischi di essere scoperti: nascosti all’interno dei tetti di case mobili in legno, posizionate su camion.
Quinto elemento: l’operazione è durata 18 mesi, il che indica capacità di pianificare e gestire in maniera discreta un simile sforzo da parte dell’intelligence ucraina, costituendo una piccola squadra isolata da amici e parenti, ma anche colleghi, per evitare fughe notizie (e l’SBU è un servizio che ha sofferto un gran numero di traditori anche nel recente passato).
Sesto elemento: l’attacco permette a Kyiv di riprendere il controllo della narrazione, forte del fatto che non sono stati colpiti civili e non si è cercato di uccidere militari, bensì l’obiettivo sono stati gli strumenti con cui Mosca sta conducendo la sua guerra.
Settimo elemento: “La cosa più interessante, e possiamo già dirlo pubblicamente, è che la base della nostra operazione sul territorio russo si trovava proprio accanto all’Fsb (l’agenzia di intelligence per la sicurezza interna, ndr) russo, in una delle loro regioni”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Parole che, mettendo in luce i problemi di controspionaggio russi, sono pensate per lasciare che la paranoia, il più grave disturbo nello spionaggio, prenda il sopravvento a Mosca.
Difficile pensare che l’operazione Ragnatela possa portare a sconvolgimenti immediati alla leadership del Paese in cui, ai tempi dell’Unione Sovietica, è stato negato perfino il disastro di Chernobyl. Eppure, potrebbe essere un indizio che la natura stessa del conflitto sta cambiando.
(Foto: SBU/Telegram)