Il documento pubblicato dal governo Starmer definisce la Russia come minaccia immediata e la Cina come sfida sofisticata. Il professor Alessio Patalano (King’s College London) spiega perché rappresenta un punto di svolta per la difesa britannica: 62 raccomandazioni, centralità della Nato, innovazione tecnologica e un nuovo patto tra sicurezza e crescita economica
La Strategic Defence Review pubblicata ieri dal governo britannico con un evento a Glasgow alla presenza del primo ministro Sir Keir Starmer e del segretario John Healey racconta le sfide e la strategia britannica in un mondo che, si legge, è segnato da una crescente “multipolarità” e da una “competizione strategica in intensificazione”, aggravata da un rapido cambiamento tecnologico. La Russia viene indicata come una “minaccia immediata e pressante”. La Cina come una “sfida sofisticata e persistente”. Corea del Nord e Iran come “disturbatori regionali”. E il fatto che questi Stati impegnati a riscrivere l’ordine globale si stiano sempre più allineato rappresenta un’ulteriore minaccia per gli interessi britannici.
Come spiega il professor Alessio Patalano del King’s College London a Formiche.net, il documento è un inizio. In questo senso, dice, è “particolarmente significativa la presenza di ben 62 raccomandazioni finali”. Seppur a prima vista possono sembrare una sorta di lista della spesa, “nel sistema britannico – e soprattutto in questa fase politica ed economica – era fondamentale che emergessero tutti gli aspetti che richiedono un cambiamento: armamenti, struttura, rapporto con l’industria”, dice. “Queste raccomandazioni indicano la direzione del cambiamento e, una volta entrate nello spazio pubblico, diventano oggetto del dibattito nazionale. Ciò è particolarmente importante per un governo, soprattutto uno laburista, in un contesto così complesso. Il fatto stesso che ci sia un riconoscimento esplicito della situazione è rilevante, perché segna l’inizio di un percorso per iniziare a fornire risposte alle domande strategiche”, aggiunge.
In questa direzione va un altro elemento evidenziato dal professor Patalano: il ripensamento del rapporto tra l’industria della difesa, gli appalti pubblici e lo sviluppo degli armamenti. “È un passaggio cruciale”, commenta, “in quanto l’obiettivo della review è trasformare la difesa da fardello a volano per la ripresa economica anche nella percezione pubblica. In questo senso, particolarmente importante è l’innovazione tecnologica”. E per quanto riguarda la warfighting readiness, uno dei punti cardine del punto, “si tratta di far percepire a livello sociale il problema della necessità della difesa. La sicurezza non è una garanzia acquisita una volta per tutte, ma qualcosa che deve essere costantemente conquistato, protetto e mantenuto”, aggiunge Patalano.
Ecco gli obiettivi strategici del documento: una politica di difesa “prima la Nato”, con il “più grande contributo” del Regno Unito all’alleanza militare dalla sua fondazione nel 1949; passaggio a una “prontezza alla guerra” come scopo principale delle forze armate; un “dividendo della difesa”, con l’investimento nella difesa usato per stimolare la crescita, creare posti di lavoro e promuovere investimenti in tutto il Paese; un approccio “di tutta la società” alla sicurezza nazionale, che rappresenta un punto che verrà riproposto con grande probabilità nella prossima Strategia di sicurezza nazionale.
A proposito del primo punto, Patalano osserva: “Nel documento non c’è una narrazione specifica sull’ingaggio nell’Indo-Pacifico. Ma non c’è nemmeno un rigetto esplicito delle scelte strategiche alla base del tilt contenuto nella Integrated Review del 2021. Si possono ipotizzare due letture: da un lato, l’Indo-Pacifico diventa ancillare rispetto alle priorità europee; dall’altro, la capacità di ingaggio viene semplicemente rivista alla luce delle risorse disponibili e delle capacità sviluppate nel frattempo. Nel documento ci sono riferimenti sostanziali sia ad AUKUS, in chiave operativa e industriale, sia al Global Combat Air Programme con Italia e Giappone, in chiave industriale. C’è, insomma, la volontà di ancorare l’Indo-Pacifico alla visione strategica britannica come area significativa per la difesa e la sicurezza del Regno Unito”.
Questa, in breve, la review. Per Esercito, Marina e Aeronautica: creare una Marina Reale ibrida che utilizzi aerei, droni, navi da guerra e sottomarini per pattugliare l’Atlantico settentrionale “e oltre”; un esercito “dieci volte più letale”, che combini difesa aerea, intelligenza artificiale, armi a lungo raggio e sciami di droni terrestri; una RAF di “prossima generazione” con nuovi jet F-35, jet Typhoon e velivoli autonomi; un nuovo ufficio per le esportazioni di difesa presso il ministero della Difesa, con esportazioni verso gli alleati del Regno Unito; risparmiare 6 miliardi di sterline entro il 2029 grazie a economie di efficienza e modifiche alla forza lavoro civile della difesa. Sul nucleare: costruire 12 nuovi sottomarini da attacco come parte del programma Aukus in partnership con Australia e Stati Uniti, con un nuovo sottomarino consegnato ogni 18 mesi; investimento di 15 miliardi di sterline nel programma delle testate sovrane, come parte del rinnovo dell’ex deterrente nucleare Trident; il programma creerebbe 9.000 posti di lavoro e “migliaia di altri” lungo le filiere. Per personale e riserve: leggero aumento delle dimensioni dell’esercito regolare a 76.000 soldati a tempo pieno dopo il 2029 (ancora da finanziare); una riserva strategica completamente addestrata, pronta a mobilitarsi in qualsiasi momento; oltre 1,5 miliardi di sterline di finanziamenti aggiuntivi fino al 2029 per migliorare gli alloggi delle forze armate del Regno Unito; aumentare del 30% il numero di cadetti delle Forze Armate e introdurre un anno di pausa volontario per i cadetti alla fine della scuola o del college. Sulla cyber: decisioni sul campo di battaglia sui bersagli da prendere più rapidamente con un investimento di 1 miliardo di sterline che meglio integrerà i sistemi d’arma; istituire un nuovo Comando cyber e elettromagnetico per guidare capacità cyber difensive e offensive, nonché la guerra elettromagnetica (per esempio: disturbare i segnali a droni o missili). Quanto ad armamenti, equipaggiamento e innovazione; budget annuale di 11 miliardi di sterline per equipaggiamento da prima linea; costruzione di almeno sei nuove fabbriche di munizioni ed energetici, supportata da un investimento governativo di 1,5 miliardi di sterline e creando oltre 1.000 posti di lavoro; costruzione di fino a 7.000 armi a lungo raggio, sostenendo circa 800 posti di lavoro; investire in capacità di droni di “classe mondiale” e tecnologia da campo di battaglia; investimento di 400 milioni di sterline in un’organizzazione britannica per l’innovazione della difesa; 1 miliardo di sterline di nuovi fondi per un sistema di difesa aerea e missilistica del Regno Unito; le portaerei del Regno Unito diventeranno le prime “ali aeree ibride” di un Paese europeo, ospitando droni, jet e armi a lungo raggio.