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“Shock Cina” al G7. Von der Leyen sfida Pechino sulle terre rare

La presidente della Commissione europea ha adottato un linguaggio molto duro contro la Cina, passando dal tradizionale “de‑risking” a un vero e proprio ammonimento sulle dipendenze strategiche legate alle terre rare. Serve un’azione coordinata su catene di approvvigionamento, semiconduttori e investimenti esteri, ha detto

Parlando durante i lavori del G7, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha lanciato l’allarme: “Assistiamo a un nuovo shock Cina. Con il rallentamento dell’economia cinese, Pechino inonda i mercati globali di eccedenze sovvenzionate che il suo mercato interno non riesce ad assorbire”, ha dichiarato. Con questa frase la presidente ha segnalato come la politica cinese di esportazioni sussidiate, vecchia tattica di Pechino, sia tornata in auge proprio mentre la crescita interna rallenta.

La Cina è stata al centro dei suoi interventi nelle sessioni dedicate a prospettive dell’economia globale e crescita, sicurezza e resilienza, con von der Leyen impegnata per un’azione comune su materie prime strategiche: “L’approccio dell’Europa è di riduzione del rischio, non di disaccoppiamento. Siamo stati i primi ad agire rapidamente sui sussidi cinesi alle auto elettriche. Stiamo aggiornando i quadri per il controllo degli investimenti esteri in entrata e in uscita, per evitare di alimentare le capacità militari e di intelligence dei nostri rivali sistemici”.

Subito dopo ha denunciato la posizione quasi monopolistica di Pechino nel mercato delle terre rare: “Oggi la Cina domina il mercato globale dei magneti permanenti in terre rare. Sta usando questo quasi-monopolio non solo come strumento di contrattazione, ma lo sta usando come arma per indebolire i concorrenti”. Ha quindi ricordato gli storici embarghi sulle esportazioni, che nel 2010 portarono a un’impennata dei prezzi: “Tutti abbiamo visto i costi e le conseguenze della coercizione cinese attraverso restrizioni alle esportazioni… So che questo è stato un tema centrale per Donald Trump e il suo team nei colloqui di Londra con i cinesi. È una priorità per tutti noi”.

Von der Leyen ha poi definito tre priorità per un approccio coordinato tra Paesi del G7. Primo: diversificare e rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento, in particolare delle materie prime critiche. Secondo: evitare dipendenze strategiche perché “nessun Paese dovrebbe controllare l’80–90% di materie prime essenziali e dei prodotti a valle come i magneti”. Terzo: rispondere insieme alle pratiche non‑mercato, in quanto “una risposta comune del G7 aumenta il nostro potere di pressione – spingendo la Cina a farsi carico delle conseguenze del suo modello di crescita guidato dallo Stato”.

A un mese dal vertice Unione europea‑Cina, la svolta di tono è evidente: da una parte un messaggio deciso a Trump e agli alleati del G7, dall’altra un avvertimento a Pechino di non sprecare l’occasione di una ripresa del dialogo economico. Inoltre, l’Unione europea ha deciso di rinunciare al “high‑level economic dialogue” per l’ostinazione cinese a non concedere nulla. Stamattina è arrivata la conferma della sua sospensione.


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