Proposta bipartisan al Congresso per vietare l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale sviluppati da Stati rivali, in particolare dalla Cina, nei sistemi governativi americani. Al centro del dibattito c’è DeepSeek, piattaforma cinese considerata una minaccia alla sicurezza nazionale
Si alza ancora il livello dello scontro tecnologico tra gli Stati Uniti e la Cina. Mercoledì, un gruppo bipartisan di parlamentari ha presentato in entrambi i rami del Congresso una proposta di legge che mira a vietare l’uso di sistemi di intelligenza artificiale sviluppati da “avversari stranieri”, tra cui Cina, Russia, Iran e Corea del Nord, all’interno delle agenzie federali americane.
Il provvedimento, denominato “No Adversarial AI Act”, è stato introdotto alla Camera da John Moolenaar, repubblicano, presidente della Commissione speciale sulla Cina, insieme al democratico Raja Krishnamoorthi. La versione al Senato porta la firma del repubblicano Rick Scott e del democratico Gary Peters. Il bersaglio principale è DeepSeek, una piattaforma cinese avanzata di IA accusata di legami con il Partito Comunista Cinese e sospettata di aver sottratto tecnologia americana. “L’intelligenza artificiale è la tecnologia strategica al centro di una nuova guerra fredda”, ha dichiarato Moolenaar. “Non possiamo permettere che sistemi sviluppati da regimi autoritari operino nei nostri apparati governativi”.
Negli ultimi mesi, DeepSeek ha attirato l’attenzione degli esperti americani per le sue performance, paragonabili a quelle di ChatGPT o Google Gemini, ma sviluppate a costi inferiori. Secondo il rapporto AI Index 2025 dell’Università di Stanford, la Cina sta rapidamente colmando il divario con gli Stati Uniti nei modelli di IA più avanzati, dominando già nel numero di pubblicazioni scientifiche e brevetti.
Ma per Washington, il rischio non è solo economico. È una questione di sicurezza nazionale e di valori.
“L’IA è il riflesso della società che la sviluppa”, ha spiegato Jack Clark, cofondatore di Anthropic. “Un’IA creata in una democrazia ha finalità diverse da quella sviluppata in un regime autoritario. Dobbiamo assicurarci che sia la prima a prevalere”.
Il disegno di legge impone che il governo americano mantenga una lista pubblica aggiornata ogni 180 giorni dei modelli IA sviluppati da “avversari stranieri”. Il loro utilizzo sarà vietato, salvo eccezioni controllate per ricerca o esigenze di controterrorismo, approvate esplicitamente da un’agenzia federale con notifica al Congresso.
All’interno della stessa audizione, è emersa anche preoccupazione per l’insufficiente efficacia dei controlli sull’export di chip avanzati verso la Cina. Secondo Mark Beall del AI Policy Network, lacune normative avrebbero consentito a Pechino di ottenere componenti strategici per lo sviluppo dell’IA, nonostante i divieti formali.
Le agenzie federali statunitensi e diversi Stati hanno già vietato DeepSeek dai dispositivi ufficiali. Ma la nuova proposta punta ad un divieto totale per qualsiasi sistema IA legato a regimi autoritari.
Secondo alcune fonti del dipartimento di Stato citate da Reuters, DeepSeek avrebbe sostenuto operazioni militari e di intelligence della Cina e ottenuto accesso a chip Nvidia di ultima generazione attraverso canali non tracciati. “Il Partito comunista cinese non innova: ruba, scala e sovverte”, ha accusato Moolenaar. “Stanno correndo per trasformare l’IA in un’arma. Noi dobbiamo tracciarci una linea rossa chiara: nessuno strumento costruito per servire interessi autoritari può alimentare i sistemi del nostro governo”.
La battaglia sull’intelligenza artificiale è appena cominciata, ma per gli Stati Uniti è già una questione di sicurezza nazionale, supremazia tecnologica e difesa dei valori democratici.