Mentre in Europa si moltiplicano i segnali di una crescente attività clandestina iraniana, Istanbul diventa il teatro di un nuovo tentativo di dialogo sul dossier nucleare, con la ripresa dei colloqui tra Teheran e il gruppo E3. Dietro le porte chiuse delle trattative diplomatiche, il grande gioco continua attraverso operazioni di spionaggio, intimidazioni e piani di repressione orchestrati dal regime degli ayatollah
L’Iran ha avviato oggi i colloqui sul dossier nucleare con Francia, Germania e Regno Unito, i Paesi europei firmatari del Jcpoa, presso il suo consolato a Istanbul. Come affermato dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Teheran respinge con fermezza l’eventualità di estendere la risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza Onu, considerando questi incontri un’opportunità per l’Europa di correggere il proprio approccio passato, definendo la ripresa del dialogo come un “test di realismo” per il gruppo E3. Se per l’Iran i Paesi europei hanno perso di credibilità e di rilevanza diplomatica, l’Europa siede al tavolo dei negoziati con l’intenzione di raggiungere risultati utili e con la consapevolezza della crescente minaccia iraniana diretta all’interno dei propri confini.
In questo scenario, il portavoce del ministero degli Esteri, Esmail Baghaei, ha accusato Francia, Germania e Regno Unito di essersi schierati con Stati Uniti e Israele durante i recenti attacchi militari sul territorio iraniano, delegittimando così l’affidabilità di questi come interlocutori nei negoziati, mentre l’offerta europea di un possibile rinvio nella reimposizione delle sanzioni internazionali viene accolta con cautela da Teheran, anche a causa dei suoi vincoli, condizionati alla ripresa dei colloqui con Washington e al ristabilimento di una parziale collaborazione con l’Aiea.
In aggiunta, le dichiarazioni del diplomatico iraniano e del ministro degli Esteri Abbas Araghchi, hanno ribadito la linea chiara dell’Iran, che non intende rinunciare al proprio processo di arricchimento, osservando con prudenza l’eventuale proposta europea di posticipare la reintroduzione delle sanzioni internazionali, condizionata alla ripresa dei colloqui con Washington e alla cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Ogni decisione viene quindi rimandata agli esiti delle valutazioni del Consiglio supremo di sicurezza nazionale di Teheran.
Il ministro degli Esteri ha confermato la posizione di fondo di Teheran: nessun compromesso sul diritto sovrano all’arricchimento dell’uranio, pilastro imprescindibile della politica nucleare iraniana.
Nel mentre in Europa si muove lo spionaggio di Teheran
Il recente arresto in Danimarca di un uomo con doppia cittadinanza danese e afghana, accusato di aver fotografato sinagoghe e aziende tedesco-israeliane a Berlino per conto dei servizi iraniani, è solo l’ultimo tassello di una strategia ormai strutturale. Teheran combina l’azione delle Guardie Rivoluzionarie (Irgc) e del ministero dell’Intelligence (Mois) con l’impiego di reti di criminalità comune. Gang locali come Foxtrot e Rumba in Svezia o membri degli Hells Angels in Germania, America e Canada sono stati più volte assoldati per compiere attacchi dimostrativi o per sorvegliare dissidenti iraniani o cittadini israeliani.
Questo sistema offre al regime un margine di negabilità, riducendo il costo politico di operazioni che restano difficili da attribuire in modo diretto. La pianificazione di operazioni interne ed esterne di spionaggio, di repressione dei dissidenti e di attacchi dimostrativi, rappresentano un campo di competizione interna, con l’Irgc ed il Mois che si prodigherebbero per la progettazione di operazioni in Occidente come atti dimostrativi per gli occhi della Guida Suprema.
Questo il clima di tensione che fa da sfondo ai colloqui di Istanbul. Questa doppia linea d’azione, costituita dall’endiadi di negoziati diplomatici e operazioni clandestine, rappresenta una costante nella politica estera iraniana. Anche durante le precedenti fasi di dialogo nucleare Teheran non ha mai sospeso le attività di repressione transnazionale.