Pubblichiamo la prefazione del professor Luigi Caramiello (Università degli Studi di Napoli Federico II) al libro di Michele Zizza, dal titolo “Digitalizzazione. Disinformazione. Destabilizzazione” (Editoriale scientifica)
Indagare, oggigiorno, una qualunque tematica inerente al sociale, vuol dire impattare, inevitabilmente, talune spinose “questioni” della comunicazione. Ovvero incrociare domande, innumerevoli, relative al suo modo di prodursi, di proporsi, di diffondersi nel nostro tempo. Alla sua maniera di operare condizionamenti culturali, di esercitare “influenza”, di dispiegare la sua “funzione”, per esempio nella direzione di favorire l’interesse collettivo, oppure, di contro, di agire, strumentalmente, in favore di determinati soggetti, organizzazioni, apparati. Ovviamente, si può dire che la comunicazione è stata, da sempre, una sfera dell’agire umano portatrice di questo essenziale, ambiguo, carattere, ma è indubitabile che, nell’epoca contemporanea, il peso che essa esercita, in tutti gli ambiti della vita individuale e comunitaria, sia divenuto semplicemente enorme, laddove l’aggettivo è seriamente un eufemismo.
Michele Zizza in questo suo lavoro, interessante, lucido, puntuale e vorrei aggiungere “necessario”, rivolge la sua attenzione analitica esattamente a questa problematica, così come essa si manifesta nella quotidianità globale del nostro tempo. In un’epoca così particolare, che vede la terra popolata da otto miliardi di individui, di cui circa la metà “connessi”, consumatori e creatori di informazione, perennemente on line con tutti gli strumenti possibili, parole, suoni, immagini, forme naturalistiche o sintetiche, quali possibilità abbiamo per distinguere l’autentico dall’artificio, la fondatezza del dato, dalla pura fantasticheria, insomma, come possiamo distinguere il vero dal falso, la realtà dalla sue possibili, infinite, manipolazioni? Sono queste le domande fondamentali che attraversano l’intero ragionamento dello studioso. Si tratta di interrogativi che Michele Zizza affronta, con intelligenza, in tutte le loro possibili declinazioni, cogliendone le molteplici implicazioni e mettendone. a fuoco aspetti manifesti e sfumature nascoste. Un tempo – dice l’autore – esisteva il giornalismo, così come lo abbiamo conosciuto, vi era un professionista, un uomo del mestiere, a fungere da “filtro”. Non che in passato non circolassero le “bufale”, ma la loro percentuale, sul complesso della comunicazione mediatica, appariva relativamente contenuta.
Oggi, abolita praticamente del tutto questa intermediazione, siamo molto più esposti – sostiene Zizza, fornendocene ampie dimostrazioni – al rischio della postverità, delle fake news, le quali inondano quotidianamente il cyberspace, tracimando in tutti i modi e direzioni, su ogni “canale”: la posta elettronica (anche quella certificata), l’internet banking, i social media. Ne abbiamo avuto l’esempio lampante durante la pandemia, contesto al quale il libro dedica un focus importante, quando le varie figure e organizzazioni impegnate a contrastare il contagio, scienziati, medici, strutture sanitarie, organismi istituzionali, hanno dovuto ingaggiare una strenua lotta con entità, non sempre ben individuabili, costantemente all’opera per diffondere allarmismo, sospetti, paure, nell’intero corpo sociale. Riuscendo anche ad influenzare segmenti non trascurabili della pubblica opinione. Per fortuna, siamo riusciti a venire fuori da quella situazione, ma proprio in quella fase abbiamo sperimentato quanti danni può fare l’informazione truffaldina, soprattutto quando si diffonde nel sentimento collettivo, assecondando il dilagare di pericolosi bias cognitivi. Per fortuna la comunicazione istituzionale è riuscita a contenere la tracimazione di certe follie. Ciononostante, nella rete si possono trovare, ancora in circolazione, non pochi reperti e testimonianze di un certo stile delirante. Ma alle bufale, alle bugie, agli inganni veri e propri, si associano anche forme più sottili di “condizionamento”, mascherate, talvolta, da comunicazione “istituzionale”. Perché una figura di Governo, che ha a disposizione un sito ufficiale per comunicare coi cittadini, sente la necessità di avere una propria pagina Facebook, dove collezionare migliaia di like? E perché un pubblico amministratore fa la stessa cosa, magari mettendo accanto al suo volto anche il simbolo del partito? Ecco, qui siamo in presenza di situazioni che, se non sono derubricabili come fake news, sicuramente appartengono a una zona opaca, dove le dimensioni e le finalità della comunicazione si sovrappongono e si confondono. Per non parlare degli scopi ingannatori che si possono perseguire attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale, collocando forme, sequenze, personaggi, in contesti del tutto immaginari, inventando situazioni che possono imbrogliare anche i migliori esperti del settore. Al punto che oggi vi sono interi ambiti della scienza informatica impegnati a creare sistemi automatici, sempre più raffinati, per riconoscere e smascherare questo genere di falsificazioni. Ma la Palma d’oro dei falsari spetta ai russi, che applicano gli strumenti più avanzati delle nuove tecnologie per rinverdire la loro storica vocazione alla disinformazione, alla propaganda, al condizionamento della pubblica opinione, soprattutto quella dei paesi democratici. Michele Zizza dedica pagine fondamentali all’azione di depistaggio informativo, ad opera di Mosca, messa in atto, soprattutto nei Balcani, per orientare il sentimento collettivo contro la Ue, contro la Nato, nel tentativo evidente di riagganciare pezzi di Europa e ricollocarli nell’orbita ex sovietica.
L’autore dedica una rigorosa e sistematica attenzione ad un fenomeno che si segnala con sempre maggiore frequenza e intensità, suscitando timori e legittime preoccupazioni nel mondo libero. Immagini artefatte, slogan rilanciati su tutte le piattaforme, false notizie, statistiche inventate, sabotaggi informatici, i russi non risparmiano nessuno strumento per tenere alta la tensione e mettere in atto costantemente le diverse iniziative della loro “guerra ibrida” contro l’Occidente democratico. Ma il libro di Michele Zizza non è solo un saggio di denuncia di certi guasti e storture che si manifestano nei tanti usi distorti che si fanno della rete, è anche una attenta riflessione scientifica, strutturata sulla base di un rigoroso percorso di ricerca e supportata da un solido apparato bibliografico. In altre parole, è un’indagine nella quale l’itinerario epistemologico si coniuga con una forte sollecitazione ad agire, ovvero ad attrezzarsi, per acquisire quegli strumenti che possono aiutarci a trovare il giusto orientamento, in una realtà così disseminata di pericoli.
Lo scenario è tremendamente complesso. E non ci sono soltanto le perfide strategie in atto nella sfera geopolitica, non dobbiamo fare i conti soltanto con le dimensioni epocali del rischio collettivo. Nello spazio cibernetico operano anche singole soggettività orientate a trarre profitto, o perseguire finalità ignobili attraverso il raggiro, mediante l’adozione di trucchi e “travestimenti” di vario genere, penso ai pericoli cui sono esposti i minori, agli adescamenti che spesso subiscono gli anziani soli. La risposta a queste situazioni non è certamente la demonizzazione del cyberspace, un sistema che è, comunque, portatore di tante possibilità positive, di cui purtroppo non possono fruire i soggetti e le realtà che sperimentano ancora certi meccanismi di esclusione e marginalità provocati da quel digital divide, che interessa tuttora ampi segmenti di umanità. Per questo è necessario accrescere la conoscenza, per dotare ognuno delle competenze minime indispensabili a non cadere nelle tante trappole reali del mondo virtuale. La scuola, in questo senso, deve fare la sua parte, insieme a tutte le altre agenzie della formazione, ma anche i media tutti, le istituzioni, devono essere seriamente impegnate in un’opera di alfabetizzazione digitale collettiva, favorendo il prodursi di un nuovo articolato percorso collettivo di socializzazione, concentrato prioritariamente sul piano comunicativo e culturale. Insomma, la riflessione che Michele Zizza sviluppa in queste pagine ci fornisce un’attrezzatura fondamentale per abitare nell’immenso, ma anche infido, spazio telematico della nostra epoca, per riuscire a sopravvivere, riconoscendo le molteplici insidie di cui è disseminata la giungla digitale del nostro presente.