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Da preda a predatore. Così la Polonia studia Mosca

C’è una linea invisibile, ma sempre più tangibile, che oggi segna il nuovo fronte orientale dell’Alleanza Atlantica. Non passa solo tra Kaliningrad e la Bielorussia, ma si snoda nelle agenzie di intelligence di Varsavia e nella loro attività di osservazione e analisi delle attività ostili di Mosca, predisponendo la propria attività di contrasto

Negli ultimi anni Varsavia ha abbracciato un processo di trasformazione sistemica che la sta portando a diventare una delle principali potenze cyber e militari d’Europa. Una rivoluzione silenziosa e strutturale che si sviluppa su più assi: difesa cibernetica, guerra cognitiva, intelligenza artificiale, sorveglianza marittima, sovranità tecnologica. A guidarla è una visione d’insieme, un ecosistema di attori istituzionali, militari e industriali, che lavorano in sinergia con un’intuizione geopolitica decisiva: non ci sarà deterrenza possibile senza superiorità decisionale.

Coordinamento e preparazione

La svolta si è materializzata attorno al 2019, con la creazione del Wojska Obrony Cyberprzestrzeni (Woc), il Comando delle forze cibernetiche, pensato per coordinare la sicurezza informatica delle Forze Armate e garantire capacità offensive autonome. Oggi il Woc conta più di 6.500 operatori distribuiti in tredici centri sul territorio nazionale, in coordinamento permanente con le strutture Nato da Tallinn a Norfolk. Figura chiave di questa trasformazione è il generale Karol Molenda, ingegnere elettronico ed esperto di controspionaggio militare, che ha costruito il Woc praticamente da zero, diventandone oggi il comandante. La sua azione si inserisce in un disegno strategico più ampio, alimentato da attori come il Biuro Bezpieczeństwa Narodowego (Bbn), diretto da Karol Nawrocki, e il nuovo Dipartimento per le tecnologie dirompenti, affidato al generale Andrzej Kowalski. Tutto sotto la regia intellettuale di figure come Sławomir Cenckiewicz, tra i teorici della sovranità cognitiva.

Komórka Cienia, la cellula ombra che studia il Cremlino

Uno dei tasselli più innovativi è la cosiddetta Komórka Cienia, unità del Woc basata a Legionowo, specializzata nell’attrazione e nell’analisi di malware russi. Invece di bloccare automaticamente gli attacchi, questa la cellula polacca costruisce ambienti digitali-esca, honeypot comportamentali e reti fittizie che consentono di monitorare in tempo reale le attività dei gruppi Apt, attori malevoli che conducono campagne di attacchi cibernetici, collegati all’Fsb e al Gru, come Apt28 o Sandworm.

È da qui che, nel 2023, è partita l’Operazione Medusa, una delle operazioni più riuscite di neutralizzazione della minaccia informatica russa. La Polonia ha lasciato deliberatamente attivo il malware Snake su alcuni nodi compromessi, tracciandone i movimenti verso server in Bielorussia e Kaliningrad. I dati sono poi confluiti in uno strumento di sabotaggio dell’Nsa – Perseus – capace di disattivare l’intera infrastruttura nemica. Trasformando Varsavia da preda a predatore.

Battaglia navale

Negli ultimi mesi, il Mar Baltico è diventato un punto critico nella guerra ombra tra Russia e Occidente. A gennaio la Nato ha avviato una nuova missione per proteggere le infrastrutture critiche, proposta da Varsavia dopo il sabotaggio ai cavi sottomarini tra Svezia, Finlandia ed Estonia. A maggio, la Polonia è intervenuta contro una nave russa sospettata di manomissioni vicino a un cavo elettrico subacqueo. Il ministero della Difesa ha parlato di “efficace deterrenza”, annunciando controlli più frequenti dei fondali marini.

A testimoniarlo è il recente varo della nave Sigint Orp Jerzy Różycki, la prima delle due unità di sorveglianza elettronica commissionate alla svedese Saab. Prende il nome dal matematico polacco che contribuì a decifrare Enigma durante la Seconda Guerra Mondiale. E come il suo omonimo, anche questa nave sarà al servizio della raccolta di segnali crittografici, analisi idroacustica e intercettazione delle minacce subacquee, sia da navi con equipaggio che da droni autonomi, difendendo la dimensione baltica dalle attività ostili, sia per quanto riguarda le operazioni delle flotte ombra russe – e non solo – sospettate di svolgere operazioni clandestine, comprese intercettazioni, sabotaggi, e intelligence sottomarina. Il lancio delle nuove navi Sigint polacche, in questa prospettiva, rappresenta un salto di qualità non solo tecnologico, ma politico, uno strumento per difendere la trasparenza e la sicurezza in un’area marittima che Mosca considera vitale per le sue rotte strategiche.

Oggi, lo Sluzba Wywiadu Wojskowego (Sww), il servizio di intelligence militare polacco, ha intensificato la sorveglianza sul cantiere navale di Yantar, nell’enclave russa di Kaliningrad. È qui che l’Almaz, gemella della famigerata nave spia Yantar impiegata da Mosca per le operazioni sottomarine profonde, sta entrando nella fase finale di allestimento prima delle prove in mare. Ufficialmente classificata come nave di ricerca oceanografica, la Project 22010 nasconde in realtà un’anima opaca: sommergibili miniaturizzati, droni autonomi, sensori batimetrici e sistemi di posizionamento dinamico la rendono uno strumento d’elezione per la guerra sottomarina e, in prospettiva, per operazioni di sabotaggio contro cavi e nodi critici delle reti occidentali.Varsavia risponde con discrezione, ma con metodo: satelliti Sar della finlandese Iceye, rilevamenti Lidar, intercettazioni elettromagnetiche e cyber-intelligence vengono fusi per mappare ogni dettaglio del cantiere e anticipare le reali capacità operative dell’Almaz prima ancora che tocchi il mare aperto.

Uno sguardo al futuro

Varsavia guarda già al futuro prossimo. Il Woc, insieme a partner industriali, sta sviluppando piattaforme IA per l’integrazione di dati Isr e Osint, impiegabili anche in operazioni di supporto all’Ucraina. Parallelamente, sono partiti progetti quantistici (Qkd, sensori QTech, crittografia post-quantistica) con l’obiettivo di inserirsi nella definizione degli standard Nato per la sicurezza del futuro.

Oggi un libro, domani un’arma: non meno importante è il fronte informativo. La Commissione per lo studio dell’influenza russa e bielorussa, istituita nel 2024, ha evidenziato un uso sistematico della disinformazione come arma strategica. L’obiettivo del Cremlino non è convincere, ma destabilizzare: creare sfiducia nelle istituzioni, disgregare il consenso verso Nato e Ue, seminare ambiguità nel dibattito pubblico. Il rapporto chiede un salto di qualità: istruzione, educazione civica, trasparenza algoritmica, collaborazione strutturata tra governo, media e società civile.

La Polonia sta ridefinendo il concetto stesso di sicurezza nazionale in chiave euro atlantica. Non più solo fanteria e deterrenza convenzionale, ma sorveglianza marittima, cyberspazio, intelligenza artificiale, guerra di informazione. Un ecosistema dinamico e in divenire, che va oltre il singolo: sistemica, trasversale, che rende la Polonia non solo una fortezza sul fianco est, ma un laboratorio strategico per tutta l’Europa.


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