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L’intelligence, il paracadute in un mondo fuori controllo. La riflessione di Caligiuri

Ieri la premier Meloni, intervenendo nella sede di Piazza Dante per salutare i nuovi assunti nelle Agenzia, ha definito l’intelligence come lo strumento essenziale per illuminare le decisioni politiche, usando la metafora del paracadute. Mario Caligiuri, direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria di cui sono aperte le iscrizioni, spiega perché occorre sempre di più promuovere gli studi sull’intelligence nelle scuole e nelle università

Sta davvero succedendo di tutto. Il velo nero del dramma della guerra, che da ottant’anni avevamo visto solo da lontano, rischia ora di posarsi anche sull’Unione Europea e quindi sul nostro Paese. Si parla di riarmo, come facevano quei “sonnambuli” che dirigevano le nazioni alle soglie della Prima guerra mondiale.

La società della disinformazione rende sempre più opaca e indistinguibile la realtà.
L’Iran era davvero vicino alla bomba atomica oppure ci volevano ancora tantissimi anni?
Il bombardamento americano ha annientato il progetto o l’ha ritardato solo di poco?

Le tesi si contrappongono e quando le opinioni si equivalgono, come scriveva già a metà degli anni Settanta Hannah Arendt, scompare la verità. E la verità costa cara, è complessa e spesso è pure sgradevole.

Dobbiamo pertanto avvicinarci alla sempre difficile comprensione della realtà, capendo che siamo di fronte non a una rivoluzione qualsiasi ma un salto di specie, come l’uomo di Neanderthal che diventa Homo Sapiens.

E noi invece continuiamo a utilizzare parole, categorie mentali, concetti culturali, teorie giuridiche, analisi pedagogiche che fanno riferimento a un mondo in via di estinzione.

In tale quadro, l’intelligence diventa uno strumento straordinario poiché aiuta a cogliere l’intelligenza del mondo.

La capacità di comprendere la realtà è più fondamentale che mai, poiché assistiamo a scelte pubbliche non sempre appropriate, con il sistema mediatico e digitale che più che chiarire spesso tende a confondere, più che invitare a riflettere spinge per orientare da che parte stare.

C’è, allora, bisogno di sviluppare una grande capacità di apprendere e di comprendere, affinando la nostra mente quasi come un “rasoio di Occam”, dal nome del teologo inglese del Trecento che invitava a cogliere l’essenziale.

Non a caso Yuval Noah Harari spiega che “oggi il vero potere consiste in quali informazioni ignorare”.

Di riflesso, l’intelligence oggi si identifica in una necessità sociale che serve alle persone (per difendersi dalla disinformazione), alle aziende (per affrontare una globalizzazione sempre più diseguale) e agli Stati (per difendere il benessere e la sicurezza dei propri cittadini).

In un recente volume di Roberto Garofoli e Bernardo Giorgio Mattarella dal titolo “Governare le fragilità” la sicurezza, nelle sue varie e fondamentali sfaccettature, viene considerata un aspetto centrale per le politiche del nostro Paese.

Appunto per questo, occorre sempre di più promuovere gli studi sull’intelligence nelle scuole e nelle università, con un triplice intento. Per prima cosa, per ampliare il pensiero critico dei cittadini, poi per disegnare un percorso per le imprese e infine per anticipare il futuro degli Stati democratici. Con questi ultimi che rischiano di essere sempre più inadeguati rispetto alle Nazioni autoritarie, alle multinazionali finanziarie, ai colossi digitali, alle consorterie del crimine e alle organizzazioni del terrore.

Pertanto, la capacità di selezionare, analizzare e utilizzare le informazioni da parte delle élite pubbliche può fare la differenza tra la vita e la morte, reale e figurata.

Ed è significativo che proprio ieri la premier Giorgia Meloni, intervenendo nella sede di Piazza Dante (leggi qui l’intervento integrale) per salutare i nuovi assunti nelle Agenzie, abbia definito l’intelligence come lo strumento essenziale per illuminare le decisioni politiche, usando la metafora del paracadute, che conduce a terra in base a come viene lanciato.

Di conseguenza gli stessi uomini dell’intelligence – come, in fondo, pure tutti noi – dovremmo essere formati per sapere che, per capire il mondo, la mente va aperta tutta: proprio come il paracadute.

 

Per iscriversi alla quindicesima edizione del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri e promosso nel 2007 grazie al sostegno del Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga occorre presentare domanda online sul sito dell’Università della Calabria.

Come in ogni edizione, i docenti saranno professori universitari ed esperti italiani del settore.

Il bando scade il 31 ottobre 2025 ed è consultabile al seguente indirizzo

Il Master potrà essere interamente seguito in modalità streaming cioè a distanza tramite le piattaforme e-learning interattive dell’ateneo calabrese. Solo le sei prove di verifica dei moduli richiedono obbligatoriamente la presenza.

La prima lezione è prevista per sabato 22 novembre 2025 con un convegno. Il percorso formativo si concluderà con la discussione della tesi finale a dicembre 2026.
Le lezioni frontali si svolgeranno da novembre 2025 a maggio 2026 nella giornata di sabato dalle ore 9.00 alle ore 18.00 (pausa dalle 13.00 alle 14.00).

Possono presentare domanda laureati del vecchio ordinamento (4 anni) e con la laurea magistrale (5 anni) in qualunque disciplina.
La quota di iscrizione è di € 3.000 (tremila). Per gli appartenenti alle forze di polizia è prevista una riduzione del 30% per cui l’importo è € 2.100.

Al termine del ciclo delle lezioni, è previsto nella prima metà di luglio un Laboratorio di Cyber intelligence che si svilupperà in 5 giornate consecutive (da lunedì a venerdì) con lo svolgimento di seminari e laboratori, d’intesa anche con NTT Data e il Dipartimento di Ingegneria Informatica dell’Università della Calabria.

Inoltre andranno svolte 300 ore di stage in strutture convenzionate che nelle precedenti edizioni si sono tenute presso istituzioni pubbliche e società private, tra le quali CIFIGE, ENI, ENEL, Sky ed NTT Data.


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