Dalle campagne per screditare leader e intellettuali filoccidentali, agli attacchi cyber e alla penetrazione economica. Il Cremlino alza il tiro contro l’Italia, individuando in Sergio Mattarella il principale baluardo politico contro l’influenza russa. “È il personaggio politico che sembra essere più consapevole riguardo la minaccia russa, denunciandola chiaramente”, spiega Luigi Sergio Germani, direttore dell’Istituto Gino Germani di Scienze sociali e studi strategici
“Il Cremlino sa bene che il più autorevole, la linea di resistenza più importante è Mattarella, che più chiaramente esprime il problema della minaccia russa come nessun altro in Italia”. A dirlo a Formiche.net è Luigi Sergio Germani, direttore dell’Istituto Gino Germani di Scienze sociali e studi strategici.
Direttore, qual è la strategia dietro alla notizia delle liste riguardanti i russofobi?
Parte della strategia di influenza e ibrida russa nei confronti dell’Europa sta nell’intimidazione dei politici che si dimostrano critici nei confronti di Mosca, che denunciano apertamente il disegno russo imperiale. Esattamente come ha sempre fatto Mattarella.
Intimidazione ma anche screditamento?
Certamente, in Italia, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è allo stesso tempo la personalità politica di maggior prestigio, che gode della fiducia dei cittadini, e il personaggio politico che sembra essere più consapevole riguardo la minaccia russa, denunciandola chiaramente. Il Presidente è il punto di maggiore resistenza, quindi la strategia del Cremlino mirerà screditare coloro che hanno capito in maniera più chiara e che si esprimono in maniera netta la minaccia russa, la minaccia ibrida, la minaccia nucleare russa.
L’Italia è un bersaglio preferenziale per le minacce ibride?
Storicamente l’Italia è vista, anche durante l’era sovietica, come l’anello debole dell’Alleanza Atlantica. Non tutti gli sforzi russi di influenza e di destabilizzazione si concentrano sull’Italia, impattando infatti su tutta l’Europa e sugli Stati Uniti. La percezione russa è che l’opinione pubblica italiana e una parte della sua classe politica non comprendono la minaccia.
Stiamo assistendo, negli ultimi mesi, a una escalation di iniziative propagandistiche russe?
Questa è la sensazione, ma alcune sono fallite, come il concetto di Gergiev. Ma è da sottolineare che Mosca oggi si muove in maniera più aggressiva dal punto di vista propagandistico: in altri Paesi, per esempio, l’anno scorso, nel 2024, c’è stata una campagna di sabotaggi in Germania, in Nord Europa, in Polonia, nei Paesi baltici, passati poi ad azioni violente. In Italia sono le campagne di propaganda, disinformazione, cooptazione dei politici ad essere portate avanti.
Le modalità cambiano a seconda del target?
Da Paese a Paese è diverso l’approccio. In Italia non hanno, per esempio, assassinato dissidenti o personalità di disturbo, questo perché una grossa parte dell’opinione pubblica italiana non è consapevole della minaccia, consentendo a Mosca di operare maggiormente sottotraccia.
Per quanto riguarda la classe dirigente?
Il Cremlino sa bene che il più autorevole, la linea di resistenza più importante è Mattarella, che più chiaramente esprime il problema della minaccia russa come nessun altro in Italia. Il governo Meloni ha una posizione abbastanza chiara sull’Ucraina, ma sulla minaccia ibrida russa al sistema Paese non pare abbia preso iniziative di sensibilizzazione pubblica. Mosca si sta muovendo in maniera più aggressiva con operazione ibride nei confronti di infrastrutture, società, politici, ma di giornalisti e intellettuali che denunciano apertamente la minaccia russa. E riguardo ai quali sembrerebbe ci siano degli elenchi.
Oltre alla propaganda antioccidentale c’è altro?
Gli attacchi cyber continuano attraverso i loro gruppi criminali, legati all’intelligence russa. E poi di nuovo una penetrazione economica e strutturale, dovuta alla presenza – nonostante le sanzioni – di oligarchi, sia al rilascio dei visti turistici ai russi, essendo l’Italia uno dei Paesi europei che rilascia più visti nei confronti di Mosca, regolarmente sfruttati dai loro servizi di intelligence. Infine, la campagna per screditare ReArm Europe, legandolo all’innesco di potenziali effetti domino e reazioni a catena o asserendo che questo graverà sui servizi sanitari e sulle politiche sociali a livello nazionale ed europeo.