Konstantin Strukov, uno degli uomini più ricchi e influenti della Russia, è stato arrestato dall’Fsb mentre tentava di lasciare il Paese con il suo jet privato. Considerato per anni un fedelissimo del Cremlino e finanziatore di Putin, ora è nel mirino delle autorità russe, che vogliono nazionalizzare la sua azienda aurifera. Il suo caso si inserisce in una più ampia campagna di purghe e confische che colpisce oligarchi e settori strategici, in un contesto di crescente paranoia del potere
Konstantin Strukov, miliardario russo e proprietario di Yuzhuralzoloto, la più grande impresa aurifera del Paese,è stato arrestato sabato mentre stava per imbarcarsi sul suo jet privato da 50 milioni di dollari diretto in Turchia. L’operazione, condotta dai servizi segreti interni (FSB), ha comportato il sequestro del passaporto e il blocco dell’aereo per ordine del tribunale.
Strukov, uno degli uomini più ricchi della Russia con un patrimonio stimato di oltre 3,5 miliardi di dollari, era ritenuto fino a poco tempo fa intoccabile. Deputato di Russia Unita, il partito al potere, e vicepresidente dell’Assemblea Legislativa di Čeljabinsk, era anche il cittadino più ricco della città siberiana. Nel 2021 era stato insignito dal leader Vladimir Putin dell’Ordine al Merito “per i suoi successi professionali e anni di lavoro coscienzioso”.
Ma la sua fedeltà e i suoi servizi al regime non gli sono bastati. La scorsa settimana la Procura generale russa ha intentato una causa per revocare il controllo del 67,85% delle azioni di Yuzhuralzoloto in suo possesso, nell’ambito di una più ampia campagna di nazionalizzazioni. Le accuse si basano su presunte irregolarità nelle privatizzazioni degli anni Novanta: un argomento che, se portato alle estreme conseguenze, può giustificare la confisca di qualunque azienda russa costruita su ex beni statali sovietici. Secondo le autorità, Strukov avrebbe trasferito parte del controllo dell’azienda a parenti e persone fidate, inclusa la figlia Alexandra Strukov, cittadina svizzera. Il tribunale di Čeljabinsk ha vietato a lui e ai suoi familiari di lasciare il Paese, sequestrando i loro passaporti.
Yuzhuralzoloto, che lo scorso anno ha generato oltre 320 milioni di dollari in ricavi ma ha registrato perdite e incidenti mortali sul lavoro, è ora ufficialmente nel mirino per “violazioni ambientali e di sicurezza”. Tuttavia, l’impressione diffusa è che si tratti solo di un pretesto per rafforzare il controllo statale sui settori chiave dell’economia.
L’arresto di Strukov non è un caso isolato. Solo pochi giorni prima, un altro dirigente del settore energetico, Andrei Badalov, vicepresidente di Transneft, è stato trovato morto dopo essere precipitato da un palazzo di 17 piani a Mosca. Una lunga lista di imprenditori russi, alcuni vicini al Cremlino, è stata recentemente colpita da arresti improvvisi, “incidenti” sospetti o morti premature. Oggi è stato trovato morto Roman Starovoit, il ministro dei Trasporti russo rimosso poco prima da Putin: si sarebbe suicidato, questa la prima versione dei fatti.
Nel 2024 il governo russo ha già sequestrato decine di aziende con un fatturato complessivo di oltre 10 miliardi di dollari e attivi per 6,9 miliardi. Il caso Strukov mostra come, in un sistema autoritario, né la ricchezza né la lealtà garantiscono protezione. Anche chi un tempo finanziava il potere può diventare sacrificabile, se la paranoia del regime lo impone. Strukov è stato per anni uno dei volti dell’oligarchia putiniana. Ora, è un simbolo della sua fine?