Amor di Patria, preparazione, fedeltà e coraggio. Questi i perni dell’intervento della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Palazzo Dante, durante il giuramento dei nuovi assunti del Sistema d’Informazione per la Sicurezza della Repubblica
Ringrazio ognuno di loro per il lavoro che quotidianamente svolge al servizio della nostra nazione. È un lavoro silenzioso, costante, determinato, che cammina sulle gambe delle donne e degli uomini dell’intelligenza italiana, che trae forza, vigore, dallo straordinario patrimonio di professionalità, di competenze, di capacità che il sistema dell’informazione italiana, che il sistema dell’informazione per la sicurezza della Repubblica italiana ha da tempo sviluppato. È per me un piacere, è un onore essere con voi qui stasera.
E guardate, non lo dico per protocollo, non lo dico per piaggeria, ma perché sono consapevole di come la vostra scelta e il giuramento di fedeltà alla Repubblica, che vi apprestate a fare tra poco, sia qualcosa che merita di essere sottolineato. Questa sera voi giurerete fedeltà alla Repubblica, vi impegnerete a difendere la vostra nazione, lo farete in modo solenne, vi impegnerete a difendere la sua sicurezza, la sua integrità, la sua indipendenza, la sua sovranità. E io sono convinta che questo gesto non sia una procedura, non sia una questione formale, ma rappresenti qualcosa di molto più profondo.
Questa sera voi pronunciate un atto d’amore nei confronti della vostra patria, nei confronti del vostro popolo, e lo fate con una consapevolezza, che rende questo gesto molto più significativo. Perché voi giurate di difendere la nazione, sapendo che tutto quello che farete nel corso della vostra carriera, che chiaramente auguro a tutti essere carica di soddisfazioni, rimarrà sconosciuto ai più. Voi scegliete di giurare di servire la nazione, ben sapendo che tutte le persone la cui vita salverete o migliorerete, non potranno dirvi grazie, non vi diranno grazie, semplicemente perché non sapranno che lo avete fatto voi.
E ci vuole uno straordinario amore per essere pronti a sacrificare tutto senza potersi aspettare neanche un grazie in cambio. Io penso che forse qualcuno di voi conosce la storia del capitano dell’aviazione americana Charles Plum. Durante la guerra del Vietnam il suo aereo viene colpito, lui è costretto a lanciarsi col paracadute per salvarsi. Si salva ma viene catturato dai nemici, trascorre sei anni in una prigione nordvietnamita.
Quando torna inizia a tenere conferenze sulla sua odissea per raccontare quello che aveva imparato durante la guerra, durante la prigionia. E un giorno mentre era al ristorante questo aviatore viene avvicinato da uno sconosciuto. E lo sconosciuto gli dice “è lei il capitano Plum?” Lui dice sì e chiede, “lei chi è?” E questo signore gli risponde “ero io che piegavo e controllavo il suo paracadute”. Ha funzionato bene immagino.
Il capitano Plum racconta che da quel momento lui non ha più smesso di pensare a quante volte doveva aver incontrato quel marinaio sulla portaerei senza averlo mai avvicinato, senza averci mai scambiato due parole. Eppure era esattamente quel marinaio che gli aveva salvato la vita, curando ogni singola volta al meglio delle sue possibilità le corde, le chiusure del suo paracadute che avevano permesso che lui si salvasse la vita. Ed allora lui ha iniziato a porre questa domanda alle persone che andavano ad ascoltarlo. Chi piega il vostro paracadute?
Questa storia ci racconta qualcosa che secondo me è molto importante e che vi riguarda. Qualsiasi cosa facciamo c’è qualcuno dietro di noi, che spesso noi neanche conosciamo, che ci permette di avere gli strumenti per fare bene il nostro lavoro e possiamo essere bravi quanto vogliamo ma senza quelle persone noi non possiamo arrivare ai nostri risultati.
Allora la cerimonia di questa sera offre a me l’occasione di dire a voce alta grazie, di persona, a nome dell’Italia, agli uomini e alle donne dell’intelligence per tutte le volte in cui hanno preparato il nostro paracadute.
E dovete credermi quando vi dico che in un mondo in cui le cose cambiano in maniera così vorticosa, l’immagine del lancio col paracadute è molto meno metaforica di quanto diciamo si possa immaginare per descrivere la condizione che affronta chi si trova a guidare una nazione, come oggi accade a me per l’Italia, perché ogni giorno, praticamente in ogni istante, ci sono decisioni delicate, difficili da prendere, su temi che a volte sono del tutto inesplorati e sono decisioni che devi prendere in fretta, e sono decisioni che non ammettono errori, perché la posta in palio è altissima. Il che significa anche che, rispetto al lancio col paracadute, la differenza è che se io sbaglio il lancio, non sarò l’unica a pagarlo, se io sbaglio quel lancio, se qualcuno non ha preparato bene il mio paracadute, ci saranno altri che lo pagheranno, altri italiani che lo pagheranno.
Per le persone responsabili questa è la cosa più difficile di guidare una nazione, dal mio lato, ma anche di fare il lavoro che fate voi. Soprattutto nel contesto nel quale ci muoviamo, voi pensate a tutto quello che è successo, solo da quando si è insediato questo governo. Il 22 ottobre del 2022 rivolgevamo tutta la nostra preoccupazione alla guerra in Ucraina che era scoppiata qualche mese prima e neanche 12 mesi dopo si è spalancato un secondo fronte di guerra in Medio Oriente, con rischi di contagio. Ne abbiamo avuto la riprova poche settimane fa con i bombardamenti in Iran la risposta missilistica di Teheran, senza dimenticare più a Est le tensioni crescenti tra India e Pakistan, a Sud la progressiva penetrazione russa in Africa.
I conflitti armati nel mondo sono più di 50, il doppio di quelli che c’erano nel 2020, e in un drammatico circolo vizioso quei conflitti alimentano altri fenomeni preoccupanti per la sicurezza nazionale, come ricordava il prefetto Rizzi: la crescita della minaccia cyber, le fibrillazioni del commercio internazionale, la crescita dell’immigrazione clandestina ed il risvegliarsi del fenomeno terroristico. Ecco perché, in uno scenario come questo, sapere che c’è qualcuno che lavora ogni giorno per preparare il tuo paracadute ti dà la prima delle sicurezze di cui hai bisogno, cioè che non sei solo in questa tempesta, che puoi contare su una squadra, che puoi contare su uomini e su donne che, esattamente come te, mettono tutto quello che hanno per un bene più grande, fino a dedicare la loro stessa esistenza a quel bene più grande. Ed è grazie a voi e alla vostra professionalità, la vostra determinazione, al vostro amore, se in questi quasi tre anni di governo, per il mio osservatorio, l’intelligence ha raggiunto risultati estremamente importanti, sia sul fronte estero sia sul fronte interno.
Penso alla liberazione di Alessia Piperno, penso alla liberazione della famiglia langone, sequestrata in Mali quasi due anni prima da un gruppo jihadista, la messa in sicurezza di Ornella Carrara, la volontaria che rischiava di essere rapita nel Nord del Benin, il rientro a casa di Cecilia Sala dall’Iran e non voglio dimenticare ovviamente l’impegno per garantire la sicurezza del Summit del G7 e di tutti gli eventi connessi alla Presidenza italiana. A ciò che è stato fatto negli ultimi mesi a Roma, quando siamo diventati per settimane il centro del mondo, tra i funerali di Papa Francesco e poi l’insediamento di Papa Leone, eventi che hanno richiamato in un fazzoletto di terra, letteralmente, i più importanti rappresentanti del pianeta oltre a centinaia di migliaia di fedeli. E se tutto è andato nel verso giusto è anche merito di chi, nel silenzio, ha supportato il lavoro delle forze dell’ordine, della protezione civile, contribuendo a elevare al massimo la sicurezza.
Io vi devo riportare i complimenti che ho ricevuto da tantissimi colleghi per la perfezione con la quale tutto era stato preparato e organizzato.
Ad aver piegato con cura il mio paracadute e quello di tutto il governo, quindi quello dell’Italia, però, non sono state soltanto le strutture operative: è stato anche chi si è occupato in questi mesi di analisi. Io so quanto sia difficile tentare di elaborare valutazioni e previsioni affidabili su fenomeni che continuano a cambiare minuto dopo minuto, è una specie di sport estremo. Eppure non c’è stata visita all’estero, incontro di rilievo, in cui io non abbia potuto contare sul contributo fondamentale dell’intelligence, che mi ha aiutato a fare le mie scelte, ad avere il quadro più chiaro possibile per operare le scelte giuste. Le più interessanti infografiche, mappe, che avete preparato per me, non le ho soltanto studiate: a volte le ho portate con me, a volte le ho mostrate ai colleghi, e quei colleghi rispondevano non solo con interesse ma, fatemelo dire, anche con un pizzico di invidia per la nostra capacità di analizzare lo scenario.
Così come non voglio dimenticare chi si dedica al lavoro amministrativo e giuridico, tutti quelli che contribuiscono con la loro professionalità a rendere la nostra Intelligence l’eccellenza che è.
Però i successi dell’intelligence nascono da qualcosa di più profondo della pur fondamentale abilità operativa o dell’elevata professionalità nel campo analitico. Nascono, come diceva il Prefetto, dalla comunità dell’intelligence italiana, dal suo patrimonio, forgiato dal lavoro silenzioso e umile di generazioni di donne e di uomini che, nei decenni, hanno servito la nazione.
E tenere stretta questa consapevolezza è quello che nel futuro vi consentirà di continuare a sapervi indispensabili, nonostante i cambiamenti tecnologici che rivoluzioneranno il mondo del lavoro, compreso il vostro lavoro. È probabile che in futuro ci saranno algoritmi che arriveranno a pianificare meglio dell’uomo un’operazione, o persino a capire la variabile fondamentale di un determinato scenario poco decodificabile ma, per quanto performanti possano essere, gli algoritmi non si sostituiranno mai a quello che fa la differenza nei momenti decisivi: che è il cuore, è la passione, che è la creatività, che è l’amor di Patria.
Può darsi che algoritmi avveniristici, sulla base di un’analisi costi benefici, consideri di tenersi lontano dallo scenario della striscia di Gaza; invece i vostri colleghi sono lì e si prodigano per portare in Italia decine di bambini feriti con le loro famiglie, per affidarli alle cure dei nostri ospedali d’eccellenza. Eccola la differenza tra gli uomini e le macchine. Questa è la cifra dell’uomo e della cifra dell’Intelligence italiana e la sua anima, è il sigillo che la rende riconoscibile all’estero, dove proprio grazie all’intelligence, noi veniamo spesso percepiti in modo completamente diverso dagli altri.
Guardate all’Africa dove il successo del Piano Mattei che oggi coinvolge ben 14 Nazioni, o la permanenza del nostro contingente in Niger, l’unico di una nazione occidentale, testimoniano la nostra capacità di tessere relazioni di rispetto e di fiducia, anche dove tutti gli altri falliscono, anche dove sembrerebbe impossibile riuscire.
Allora quello che io vi auguro è di coltivare in ogni istante il sentimento che provate oggi, questa passione,questo amore che vi ha spinto a essere su questo piazzale
perché è quello che farà sempre la differenza nel vostro lavoro.
Tenete stretto questo sentimento, questa emozione, soprattutto quando arriveranno i momenti difficili.
Siate consapevoli che il vostro lavoro anche se è invisibile è sempre cruciale ed è sempre apprezzato: c’è sempre qualcuno che lo conosce.
La sensibilità di emozionarsi, di sentirsi orgogliosi nel sapersi al servizio della propria comunità, è un privilegio che non è dato a tutti.
Se siete stati selezionati per far parte di questo mondo significa che voi avete questo privilegio, ma anche che avete meritato di avere questo privilegio, e io vi auguro con tutto il cuore di essere sempre come siete stati fino ad ora all’altezza di quel privilegio.
Grazie e viva l’Italia.