Dopo cinque giorni di scontri armati lungo il confine, Cambogia e Thailandia hanno concordato un cessate il fuoco immediato grazie alla mediazione dell’Asean e alla pressione esercitata dal presidente Usa Donald Trump. L’intesa prevede anche un meccanismo congiunto di monitoraggio e nuovi incontri tra autorità militari
La situazione sembra de-escalare in Asia Sud-Orientale, con Cambogia e Thailandia che hanno concordato un cessate il fuoco “immediato e incondizionato” a partire dalla mezzanotte di lunedì, ponendo fine a cinque giorni di scontri armati lungo il confine che hanno causato almeno 36 morti (in gran parte civili), assieme allo sfollamento di oltre 300.000 persone.
L’intesa è stata raggiunta al termine di colloqui svoltisi in Malesia (presidente di turno dell’Asean, organizzazione di cui entrambi i Paesi coinvolti nelle ostilità fanno parte) grazie alla mediazione del primo ministro malese Anwar Ibrahim. Decisivo l’intervento del presidente statunitense Donald Trump, che ha minacciato di interrompere le trattative commerciali in corso con entrambi i Paesi, relative all’imposizione di dazi al 36% sulle esportazioni, se non avessero posto fine alle ostilità.
Oltre al raggiungimento del cessate il fuoco, il premier cambogiano Hun Manet e il premier ad interim thailandese Phumtham Wechayachai hanno annunciato la creazione di un meccanismo congiunto per garantirne l’attuazione. Anwar si è detto pronto a dispiegare una squadra di osservatori per monitorare la tregua: “Questo è un passo fondamentale verso la de-escalation e il ritorno alla pace e alla sicurezza. Tutte le parti hanno espresso un impegno condiviso per la pace”, sono le parole del leader malese.
Il conflitto era deflagrato lo scorso giovedì, dopo settimane di crescente tensione lungo una fascia di confine da tempo contesa. Le ostilità si sono intensificate in seguito alla morte di un soldato cambogiano a fine maggio e a un’escalation di accuse reciproche, culminate con l’uso di artiglieria pesante da entrambe le parti e raid aerei thailandesi con caccia F-16. La situazione è ulteriormente degenerata dopo che un secondo soldato thailandese ha perso una gamba per una mina che Bangkok imputa a Phnom Penh. La Cambogia ha negato ogni responsabilità, accusando a sua volta la Thailandia di attacchi deliberati contro obiettivi civili come scuole e ospedali.
Nel corso della conferenza stampa, Hun Manet ha ringraziato sia la Cina per la partecipazione “costruttiva” che Trump per la “mediazione decisiva”, auspicando che si possa ora “ricostruire la fiducia e ripristinare la normalità”. Phumtham si è invece espresso sull’accordo, definendolo “un riflesso del desiderio thailandese di una risoluzione pacifica, pur nella difesa della sovranità nazionale e della sicurezza del nostro popolo”.
L’intesa prevede una serie di incontri tra le autorità militari dei due Paesi: martedì si terrà una riunione tra i comandanti regionali, seguita da un vertice tra addetti alla difesa e, infine, dal Comitato di Confine Generale, previsto per il 4 agosto.