Dalla risposta all’Hiv, alla produzione locale di farmaci, il Mozambico offre una lezione concreta sulla resilienza. Federica Onori, deputata, segretaria della commissione Affari esteri e membro di Unite network, di ritorno da una missione nel Paese africano, racconta una cooperazione che cresce con il territorio e il Piano Mattei come un’occasione per trasformare l’aiuto in sviluppo condiviso
Nel ripensare le strategie di cooperazione internazionale, è urgente superare la logica dell’aiuto come strumento di dipendenza e orientarsi verso partenariati capaci di rafforzare la resilienza dei sistemi locali, a partire da quelli sanitari. Il raggiungimento di obiettivi nel campo della salute globale non può prescindere da questa trasformazione: rafforzare i sistemi sanitari locali, sostenere la capacità produttiva regionale, anche al fine di accorciare le catene del valore, e promuovere partenariati paritari rappresentano oggi condizioni essenziali per una cooperazione efficace e sostenibile. Un esempio emblematico di questa visione è emerso durante la recente missione della commissione Affari esteri della Camera dei deputati in Mozambico. Tra i temi affrontati, la risposta all’Hiv ha offerto spunti di particolare rilievo. In Mozambico, dove si stima che il tasso di Hiv tra gli adulti di età 15-49 anni sia del 12,6%, l’epidemia continua a rappresentare una delle principali sfide per la sanità pubblica. Tuttavia, il Paese ha compiuto negli ultimi anni progressi significativi nel contrasto al virus, grazie a una combinazione virtuosa di volontà politica e cooperazione sanitaria internazionale di qualità.
TRAGUARDI RILEVANTI, MA PERMANGONO CRITICITÀ
Secondo quanto riportato dalle autorità mozambicane durante i vari incontri istituzionali, circa il 96% della popolazione sieropositiva riceve attualmente un trattamento antiretrovirale. Si tratta di un traguardo rilevante, che consente di ridurre la trasmissibilità del virus, migliorare la qualità della vita delle persone affette e contrastare la trasmissione verticale. Nonostante ciò, permangono criticità significative, in particolare legate alla crescente preoccupazione per la resistenza ai farmaci antiretrovirali e alla necessità di strategie più personalizzate di gestione dell’infezione. Studi recenti condotti nel Paese indicano l’urgenza di rafforzare il monitoraggio della carica virale e di ampliare l’accesso ai test di genotipizzazione, al fine di ottimizzare l’efficacia terapeutica.
IL RUOLO DELLA COOPERAZIONE
In questo contesto, l’impegno istituzionale del governo mozambicano e il ruolo della cooperazione internazionale, in particolare quella italiana, si confermano strategici. Durante la missione parlamentare, è stato visitato il Centro Dream di Zimpeto della Comunità di Sant’Egidio, una struttura di eccellenza attiva nella presa in carico integrata delle persone con Hiv. I centri Dream, attivi in diverse aree del Paese, offrono assistenza medica gratuita, formazione, counselling e supporto psicosociale, contribuendo a integrare la risposta sanitaria con un approccio comunitario e centrato sulla persona.
Un elemento distintivo del programma è l’investimento strutturale nella formazione e impiego di personale sanitario locale (medici, infermieri, tecnici di laboratorio e altri operatori) che garantisce la sostenibilità nel lungo termine e rafforza le competenze del sistema sanitario nazionale. I centri operano inoltre in stretta collaborazione con le autorità sanitarie locali e con il ministero della Salute del Mozambico, contribuendo all’integrazione dei servizi nel sistema pubblico. Questo modello, riconosciuto anche a livello internazionale per efficacia e replicabilità, rappresenta una delle esperienze più significative della cooperazione sanitaria italiana in Africa. Accanto alla Comunità di Sant’Egidio, operano numerose altre organizzazioni italiane, tra cui Medici con l’Africa – Cuamm, attive da anni in Mozambico con programmi che integrano assistenza clinica, formazione e ricerca, contribuendo così al rafforzamento complessivo del sistema sanitario nazionale.
SVILUPPI DI PORTATA CONTINENTALE
A questi interventi si affiancano anche sviluppi strategici di portata continentale che indicano un cambio di paradigma, quali, la promozione della produzione locale di farmaci antiretrovirali e test diagnostici per l’Hiv, segnando una svolta verso la sovranità sanitaria e la riduzione della dipendenza da forniture esterne. La promozione della salute globale e, in particolare, il rafforzamento dei sistemi sanitari africani si inseriscono pienamente nell’impegno dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. L’Obiettivo 3, “Salute e benessere per tutti e per tutte le età”, sottolinea l’importanza di garantire accesso universale a servizi sanitari di qualità, la prevenzione e il trattamento delle malattie trasmissibili, e il rafforzamento della resilienza dei sistemi sanitari, con un’attenzione specifica alla lotta contro l’Hiv/Aids.
L’OPPORTUNITÀ OFFERTA DAL PIANO MATTEI
In questo quadro, il Piano Mattei per l’Africa rappresenta un’opportunità concreta per rilanciare il ruolo dell’Italia nella salute globale come leva di sviluppo condiviso. Se concepito come un piano strategico basato su obiettivi misurabili, visione di lungo periodo e responsabilità reciproca, potrà diventare uno strumento chiave per il rafforzamento dei sistemi sanitari africani, promuovendo la formazione del personale sanitario, la produzione locale di farmaci e diagnostica e il trasferimento tecnologico, contribuendo a creare occupazione qualificata e garantendo una risposta più efficace alle emergenze sanitarie future.
Affinché ciò accada, è però necessario adottare un approccio integrato, in cui salute, sviluppo economico e stabilità politica siano riconosciuti come dimensioni interconnesse. Solo in questa prospettiva, il Piano Mattei potrà rappresentare un meccanismo strutturale per contribuire al miglioramento delle condizioni di vita nei Paesi del continente africano, con evidenti ricadute positive anche per l’Italia e per l’Europa nel loro complesso.