Pechino sta utilizzando l’Intelligenza artificiale come strumento di confronto tra potenze, sviluppando sistemi avanzati per monitorare l’opinione pubblica, profilare individui influenti e generare propaganda su scala internazionale. Così, flussi di dati e contenuti generati dall’IA stanno ridisegnando il potere e la competizione globale
Dalla corsa agli armamenti nucleari alla corsa allo Spazio, fino alla rivoluzione digitale: la tecnologia e il suo sviluppo non sono mai stati neutrali, tracciando le linee del terreno di contesa tra potenze per definirne vinti e vincitori.
Oggi, la Cina sta trasformando l’Intelligenza artificiale nello strumento centrale della propria strategia di potenza globale. Dietro la facciata di startup innovative come GoLaxy e Deepseek, Pechino sta costruendo un ecosistema tecnologico destinato a rivoluzionare non solo l’economia digitale, ma anche la guerra di informazione, la geopolitica e la competizione strategica con gli Stati Uniti.
Come affermato dal New York Times, documenti interni di GoLaxy, ottenuti da ricercatori della Vanderbilt University, rivelano come la società cinese abbia sviluppato sistemi di profilazione avanzata e campagne di influenza mirate in Asia e nel Pacifico. Inoltre, secondo le informazioni esaminate, GoLaxy ha raccolto dati su oltre 2mila figure politiche e pubbliche negli Stati Uniti, inclusi 117 membri del Congresso, insieme a milioni di post dai principali social network cinesi e occidentali. I dati spaziano da Weibo e WeChat fino a X e Facebook, creando profili dettagliati in grado di generare contenuti personalizzati. E, pur negando attività di influenza negli Stati Uniti, la società ha operato in Hong Kong durante il National Security Law del 2020 e in Taiwan durante le elezioni del 2024.
Granularità, codice e narrativa
Al centro delle operazioni c’è il sistema GoPro (Smart Propaganda System), un’IA capace di creare contenuti personalizzati, adattativi e difficili da rilevare. Secondo Brett Goldstein e Brett Benson, ricercatori del Vanderbilt Institute of National Security, il sistema rappresenta un vero e proprio motore di propaganda in grado di superare le campagne tradizionali, come le troll farm russe del 2016, producendo però, rispetto a queste, messaggi più credibili e più efficaci.
Il nuovo modello di propaganda alimentato dall’IA dimostra una granularità mai vista prima, adattando in tempo reale i propri contenuti al singolo individuo e facendolo automaticamente, in base alle informazioni raccolte, rappresentando una novità per le operazioni di influenza su scala globale. La profilazione dei dati consentirebbe a un algoritmo che auto apprende di adattarsi, dal livello collettivo a quello individuale, rendendo il proprio codice strumento di informazione e manipolazione al tempo stesso e potendo così veicolare le proprie narrative con maggior efficacia.
Sorveglianza interna e narrativa esterna
GoLaxy non opera solo a livello internazionale. I documenti visionati dal Vanderbilt Institute of National Security rivelano legami con il ministero della Sicurezza di Stato cinese e altri enti di sicurezza interna, dimostrando come il lavoro della società sia allineato alla strategia nazionale di sicurezza di Pechino.
L’ascesa cinese nell’IA rientra nell’obiettivo del Consiglio di Stato cinese per la leadership mondiale sull’IA entro il 2030, definendo l’Intelligenza artificiale come tecnologia chiave per la prossima rivoluzione industriale e riconoscendo la sua rilevanza per la sicurezza nazionale e la stabilità sociale.
La Cina si concentra su obiettivi pragmatici, definiti dalle potenzialità di utilizzo duale dell’IA: migliorare capacità industriali, civili e militari, generare vantaggi asimmetrici e costruire un’infrastruttura tecnologica nazionale che supporti l’innovazione.
Pechino sfrutta un approccio realista e integrato: IA applicata a robotica, sorveglianza, sanità, educazione e sicurezza interna. Nello Xinjiang, algoritmi predittivi hanno contribuito alla sorveglianza di milioni di cittadini uiguri e all’analisi di dati pubblici per orientare opinioni e comportamenti.
L’IA come leva geopolitica
Il modello cinese segue un approccio open source e competitivo: aziende come Deepseek rilasciano i loro modelli liberamente, permettendo l’adattamento globale, mentre lo Stato investe massicciamente in data center, centri di ricerca e formazione dei talenti. Questa combinazione permette di accelerare allo stesso tempo lo sviluppo e la diffusione internazionale dell’IA cinese.
Il consolidamento della Cina come superpotenza dell’IA ha implicazioni strategiche profonde. In Asia, Pechino può esercitare pressione politica e militare attraverso la manipolazione dell’informazione e la profilazione digitale. In paesi emergenti e in via di sviluppo, l’IA cinese a prezzi imbattibili diventa uno strumento di influenza economica e culturale, col rischio di un mondo tecnologicamente diviso, tra un campo occidentale e uno cinese, dove l’IA non è solo un vantaggio economico, ma uno strumento di influenza informativa e geopolitica.
L’obiettivo per Pechino, citando Deng Xiaoping (“lo sviluppo è l’unica dura verità”), è quello di arrivare – anche grazie alla Global Artificial Intelligence Governance Initiative – prima dell’Occidente a definire l’architettura per la governance globale dell’IA, guadagnando così in termini di legittimità politica, controllo delle informazioni e delle narrative ed espansione della propria influenza nel Sud globale e su scala internazionale.