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Bengasi, l’Africa dell’intelligence si incontra nella roccaforte di Haftar

A Bengasi, Il 20esimo vertice del Comitato dei servizi di intelligence e sicurezza dell’Africa (Cissa) ha messo in scena le nuove geografie della sicurezza africana. Con 53 Paesi presenti e partner europei e americani, il Summit accredita la Libia orientale come hub di sicurezza, tra le ombre russe e cinesi e la prevenzione di conflitti e minacce transnazionali

Dal 20 al 27 agosto 2025 Bengasi ha ospitato la ventesima conferenza del Comitato per i servizi di intelligence e sicurezza dell’Africa (Cissa), organismo dell’Unione Africana nato nel 2004 per favorire la condivisione di informazioni e strategie comuni. Al centro dei lavori, il tema “Prevenzione dei conflitti e delle guerre violente in Africa”. 

L’incontro tra le principali agenzie di intelligence, il cui direttore è stato designato da Tripoli, è stato ospitato nella roccaforte del generale Khalifa Haftar, leader dell’Esercito nazionale libico, che dal 2014 si propone come garante di stabilità e partner dei dossier di sicurezza regionale. 

Sullo sfondo delle influenze russe e cinesi, la scelta di Bengasi mira a presentare l’Est libico come attore affidabile, mentre l’Ovest legato al premier Dbeibah appare sempre più isolato e in affanno nel percorso verso le elezioni auspicate dalle Nazioni Unite.

La regia libica

A presiedere i lavori è stato Hussein al-Aib, capo dell’intelligence generale libica e presidente di turno del Cissa. Nelle sue dichiarazioni, la priorità restano “pace, sicurezza e stabilità” del Continente, da perseguire attraverso strumenti comuni capaci di rafforzare resilienza e opportunità socio-economiche. Al-Aib ha colto l’occasione per ribadire la sovranità libica e respingere interferenze esterne, presentando la presidenza come coronamento di uno sforzo volto a riportare il Paese nel cuore dell’architettura africana di sicurezza.

Un paradosso tuttavia resta evidente: il capo dei servizi, nominato da Tripoli, ha dovuto recarsi nella Bengasi di Haftar per guidare i lavori. Un cortocircuito che riflette le contraddizioni della transizione libica, ma certifica al tempo stesso il peso politico e simbolico dell’est.

Le priorità dell’agenda africana

Al-Aib ha presentato la presidenza del Cissa come coronamento di un percorso, culminato con le operazioni contro terrorismo e criminalità organizzata che, riconosciute dai report Onu, avrebbero, secondo le parole dell’ufficiale nordafricano, dato nuova credibilità ai servizi di sicurezza libici, ora pronti a farsi promotori di cooperazione continentale. 

Dal titolo “Prevenire i conflitti e le guerre violente in Africa”, l’agenda dei lavori si è articolata tramite sessioni plenarie e panel tematici. Le tematiche principali evidenziano quali siano le priorità geopolitiche e di sicurezza del Continente: Terrorismo e jihadismo, soprattutto nel Sahel e nella fascia saharo-sudanese, migrazione irregolare e rischi connessi al reclutamento giovanile da parte di gruppi estremisti, di criminalità organizzata transfrontaliera e del sempre più rilevante tema della sicurezza informatica.

Partecipazione africana, interesse globale

Al vertice hanno preso parte 53 Paesi africani, affiancati da delegazioni arabe, del Golfo, europee e statunitensi. La presenza di osservatori occidentali non è stata marginale: inviando soprattutto funzionari africani di collegamento, come nel caso di Cia o Dgse, Washington e Parigi hanno voluto monitorare i lavori.

Tra le presenze extra-continentali, spicca Vlora Hyseni, direttrice dell’intelligence albanese Shish, riflesso di un Mediterraneo in cui la dimensione migratoria lega sempre più saldamente Balcani e Nord Africa. Tirana, infatti, è parte dell’accordo con Roma, ancora in attesa di piena attuazione, per ospitare i migranti intercettati tra Libia e Italia.

La sicurezza è una responsabilità collettiva e l’ambizione presentata durante l’incontro è quella di un partenariato attivo con Unione Europea e Paesi sviluppati per contrastare le reti criminali transnazionali e rafforzare la resilienza africana. Al termine del Summit, Bengasi ha lanciato un’iniziativa per la cooperazione di intelligence africana, con l’obiettivo di trasformare il Cissa da forum di scambio episodico a strumento strutturato di azione comune. Tra la possibilità di nuove opportunità e sinergie per la stabilità del continente e le ombre di nuove e più profonde strategie di infiltrazioni russa – e cinese – dietro al biglietto da visita securitario di Khalifa Haftar. 




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