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La (nostra) casa Russia. Venti di Mosca soffiano in Italia

La Russia alimenta narrazioni utili a destabilizzare l’opinione pubblica europea, e in Italia trova terreno fertile tra politica, social e dibattito intellettuale

La costruzione e manipolazione delle percezioni non passa sempre da gesti eclatanti o didascalici. Si tratta invece, molto più spesso, di gesti che spostano, gradualmente, il peso sui piatti di una bilancia politica, pubblica e cognitiva.

La stretta di mano tra Matteo Salvini e l’ambasciatore russo a Roma, avvenuta martedì sera, rappresenta in quest’ottica un gesto che ha inevitabilmente aperto alle più disparate interpretazioni, inserendosi in un quadro dove i legami politici, siano questi simbolici e comunicativi, con Mosca continuano a generare fratture nel dibattito interno italiano ed europeo.

Oltre alle cerimonie e alle formalità istituzionali, a confermare la persistenza di una narrativa filo-Cremlino in settori della politica italiana c’è anche il generale Roberto Vannacci, che sul suo account X ha bollato come “altra bufala” l’incursione di velivoli russi nello spazio aereo estone. Il generale, ex addetto militare a Mosca e oggi eurodeputato, ha citato, a sostegno della sua tesi, resa pubblica, non fonti ufficiali Nato, europee o agenzie di intelligence occidentali, ma il blog “Giubbe Rosse”, un sito noto per posizioni filorusse, anti-Ue e no-vax. Un canale che in ambienti di intelligence verrebbe catalogato come strumento di guerra informativa, ma che trova spazio nelle narrazioni pubbliche di un generale che guida parte del consenso politico italiano. Una dieta informativa che probabilmente differisce dalle rassegne stampa messe a disposizione degli eurodeputati con l’obiettivo di fornire loro la migliore informazione e preparazione possibile.

Intanto, sul versante della produzione intellettuale, Limes ha pubblicato un articolo firmato da Vitaly Tovievich Tretyakov, giornalista e politologo russo, preside della Scuola di televisione dell’Università Lomonosov di Mosca, personaggio di lungo corso del sistema mediatico russo e oggi sottoposto a sanzioni Ue per attività di propaganda e giustificazione dell’aggressione in Ucraina. Il titolo è eloquente: “Europa non temere, la Russia non ti mangerà!”. Nel testo, Tretyakov ribalta la prospettiva: non è Mosca a minacciare l’Europa, ma l’Europa a usare la Russia come “spauracchio funzionale” per giustificare divisioni interne e strategie politiche. La narrativa si completa con l’idea di un’Unione europea “suddita e morente” contrapposta a una Russia descritta come in pieno “rinascimento geopolitico”. Una visione che rovescia la realtà dei fatti e legittima, con patina intellettuale, la linea del Cremlino

Tre episodi apparentemente slegati finiscono così per confluire nel fiume della penetrazione della propaganda russa, che si manifesta in gesti politici, rilanci mediatici e riflessioni accademiche. Un ecosistema narrativo che, pur muovendosi su piani diversi, consapevolmente o meno, contribuisce a ridisegnare la percezione pubblica della Russia e della guerra in Ucraina, normalizzando la presenza di voci che ne legittimano l’operato. La linea è sottile tra libertà di espressione e penetrazione di operazioni ibride e l’attenzione del sistema Paese deve essere massima.


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