Skip to main content

Pace, stabilità e progresso sono i pilastri del disegno globale di Pechino. Parla Gallelli

Dal vertice Sco alla parata militare. Il mondo intero ha osservato le mosse del Dragone, cercando di coglierne significati, strategie e simbologie. Beatrice Gallelli, ricercatrice presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Istituto Affari Internazionali, in una conversazione con Formiche.net analizza la comunicazione interna ed esterna di Pechino

“L’idea è che la cooperazione multilaterale win-win e il progresso economico siano le forme per garantire la pace, la stabilità e il progresso nazionale, regionale e globale. Questo è il disegno di Pechino”, lo dice Beatrice Gallelli, ricercatrice presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Istituto Affari Internazionali, in una conversazione con Formiche.net.

Le immagini della parata di Pechino hanno fatto il giro del mondo. Così come le analisi e le opinioni di esperti sui risvolti pragmatici e sui significati simbolici dell’evento. Qual è il messaggio che Xi ha voluto rivolgere? E a chi si è rivolto?

Prima la riunione Sco, poi la parata di Piazza Tienanmen, infine la riunione online dei Brics. Sono tutti eventi dalla portata globale e dall’eco internazionale che producono una doppia narrazione, una duplice proiezione: esterna e interna.

Da una parte, Xi Jinping che rievoca le radici e la storia cinese, anche attraverso i simboli ed il vestito scelto (di Sun Yat-sen, prima ancora di essere di Mao), ha voluto parlare direttamente all’audience interna. Dall’altra, gli eventi comunicano una molteplicità di messaggi rivolti anche, ed alcuni soprattutto, all’audience regionale e internazionale.

Quali sono stati i messaggi rivolti verso la popolazione?

Dopo le pesanti purghe che hanno colpito le forze armate, con diversi ufficiali di alto rango accusati di corruzione, Xi ha voluto dimostrare il suo controllo sul Partito e sulle forze armate. Un atto dimostrativo ma anche molto concreto. Successivamente, è evidente il tentativo di attualizzare quello che fu il contributo cinese al conflitto con il Giappone, sottolineando il fatto che è stato parte della più ampia lotta al fascismo internazionale. In secondo luogo, un messaggio di celebrazione dei risultati raggiunti in termini militari e tecnologici per la Cina odierna, che ricorda ancora l’umiliazione subita per mano dell’imperialismo straniero, anche giapponese, e la volontà di costruire le fondamenta di un’idea secondo la quale oggi Pechino non potrà mai più essere bullizzata da potenze straniere.

E le comunicazioni dirette all’esterno?

L’attualizzazione del contributo cinese nella lotta agli imperialismi stranieri oggi si traduce nella narrazione incentrata sulla cooperazione win-win che Pechino presenta su scala internazionale come valida alternativa al modello fondato sull’unilateralismo egemonico statunitense. eventi quali il meeting della Sco, vogliono dimostrare come Paesi tra i quali esistono non pochi dissidi – si pensi a Cina e India – sono in grado di metter da parte le frizioni per tessere relazioni (soprattutto economiche) in grado di garantire pace, stabilità e progresso. In questo contesto, non a caso, Xi Jinping ha lanciato la quarta delle sue “iniziative”, la Global Governance Initiative. Dopo la Global Development Initiative, Global Security Initiative, Global Civilization Initiative (e se anche la Belt and Road Initiative, le iniziative sarebbero addirittura 5), Xi Jinping ha sfruttato l’occasione del meeting più ampio della Sco per promuovere questa idea di una “nuova” forma di governance globale, che in realtà racchiude concetti, idee e anche espressioni che non sono affatto nuovi ma che Pechino promuove da tempo.

È chiaro che i rapporti di forza tra gli attori coinvolti (quelli che partecipano a Sco e Brics+) non sono eguali, ma proprio queste disparità contribuiscono alla rappresentazione della Cina come un attore responsabile, che intende promuovere “pace, stabilità e progresso” su scala regionale e globale.

Dunque, qual è il disegno di Xi?

Il disegno è quello di dare luce al contributo da parte della Cina nella costruzione di una nuova forma che vogliamo di cooperazione multilaterale, che si faccia alternativa efficace, nuova e concreta di fronte al “protezionismo” e al “bullismo” statunitense. E di fronte alla promozione del proprio modello come nuovo, efficace e stabile, è rintracciabile una ulteriore volontà, quella di un definitivo consolidamento della propria leadership: nel momento in cui un leader si è reso capace di far innalzare la sua nazione su un palcoscenico internazionale, non ci si può permettere di criticarlo o di contestarne l’autorità. Perché criticare il vertice significa criticare l’intera nazione, andando contro al successo che questa sta avendo grazie alla sua guida. Questa manifestazione di potenza (anche tecnologica e militare) avviene proprio a seguito di un dibattito incentrato sulla solidità del potere politico di Xi, che alcuni mettevano in dubbio alcune settimane fa. Il meeting a Tianjin e la parata militare sembrano voler dire che Xi è ben saldo al comando.

E sul modello alternativo di Pechino?

È un modello basato su forme di collaborazione alternative a quelle proposte fino ad oggi. Forme come la Sco o i Brics, organismi multilaterali che Pechino presenta come modelli di funzionalità, efficacia, capaci di garantire pace e sicurezza. La Shanghai Cooperation Organization e i Brics funzionano in questa direzione. La prima con l’obiettivo di garantire pace e sicurezza, i secondi per promuovere la cooperazione economica. E di fondo l’idea è che la cooperazione multilaterale win-win e il progresso economico siano le forme per garantire la pace, la stabilità e il progresso nazionale, regionale e globale. Questo è il disegno di Pechino.


×

Iscriviti alla newsletter