Venerdì a Frascati, nel cuore dell’Esa-Esrin, Gli Stati Generali hanno riunito ministri, vertici militari, rappresentanti delle istituzioni comunitarie e i big dell’industria, con la consapevolezza che la sfida è non solo militare, ma economica, tecnologica e democratica
Cooperazione tra istituzioni, industria, accademia e difesa. Sinergie tra pubblico e privato, tra apparati accademici, politici e militari, tra agenzie di informazione e di difesa. Tutto questo, e anche qualcosa di più, è stato al centro degli Stati Generali che si sono riuniti venerdì a Frascati, nella suggestiva cornice della sede dell’Esa. Occasioni come queste devono, però, poter ispirare momenti di riflessione e confronto successivi, non solo tra le teste di serie coinvolte, ma anche tra i molti addetti ai lavori presenti o coinvolti dalle necessarie – e urgenti – rotte da assumere.
La difesa informativa è la priorità
Appurato che, ed è necessario ripeterlo, le linee di confine tra guerra e pace, tra minaccia ed attacco, tra cinetico, digitale, cibernetico e fisico si stanno erodendo sempre più, e che questo genera confusione e disorientamento tanto nella cittadinanza quanto nei decisori politici, è quanto mai urgente e necessario individuare l’unica bussola di cui non possiamo fare a meno: le informazioni.
Unica bussola necessaria per orientarsi e sopravvivere, la qualità, la riservatezza e l’integrità delle informazioni che circolano all’interno delle democrazie liberali è oggi corrosa, sotto attacco. Ne consegue che la geografia cognitiva dei cittadini, dagli elettori agli eletti, risulti sempre più alterata, facendo strada a bias cognitivi, disinformazione e polarizzazione. Così da polverizzare l’utilità e l’integrità del dibattito pubblico e da rendere ogni individuo ed i suoi smartphone un vettore stesso di disinformazione. Questione di topografia e toponomastica cognitiva: se non sappiamo riconoscere le minacce, non sarà possibile districarsi consapevolmente tra queste. Il pericolo non è banale ed i risvolti non sono trascurabili: la democrazia liberale vive grazie alle consultazioni elettorali. La cittadinanza elegge, sulla base delle informazioni in proprio possesso, il suo rappresentante. In questo scenario – e in questa epoca – le elezioni, dal livello nazionale a quello europeo, fino al livello locale, sono obiettivi sensibili. A Londra si parla di istituire un’Agenzia nazionale contro la disinformazione. L’obiettivo sarebbe parlare anche con Roma e Bruxelles e con ogni Stato democratico, che deve porre assoluta urgenza alla tutela della propria resilienza cognitiva.
Le minacce ibride: tutti per uno, uno per tutti
Tra i sostenitori e i detrattori del termine ibrido, l’impellenza rimane. Abbiamo bisogno di nuovi strumenti (intellettuali, capacitivi, operativi e concettuali) per affrontare e disinnescare le minacce ibride. Sono coinvolti tutti i domini: terrestre, marittimo, aereo, spaziale, cibernetico e cognitivo. Tutti chiamati in causa, tutti interconnessi, tutti sotto attacco, dunque insieme per la propria difesa, tutti da coinvolgere e da dirigere simultaneamente in caso di conflitto. Dal mondo accademico a quello militare, passando per quello industriale, le azioni “sotto la soglia” e sopra di questa avranno bisogno di strumenti concettuali, intellettuali, tecnologici, tattici e operativi. Insomma, non occorrono allarmismi esasperati ed esasperanti. Necessitiamo, invece, di comprendere le minacce, di informare e formare la popolazione, con nozioni integre, precise, puntuali e di rispondere con una grand-strategy ideata dall’alto ma che parta dal basso. Il famoso whole of society, il sistema Paese. Se tutti gli strumenti vengono innescati per corrodere la democrazia, tutta la democrazia deve partecipare alla propria difesa.
Le innovazioni tencologiche
Dai deepfake allo spazio cibernetico, fino all’IA generativa e al quantum computing. Con un occhio di riguardo alla sicurezza dei servizi satellitari, le frequenze radio e i sistemi di telecomunicazione e navigazione comuni. L’Europa deve dotarsi, e sta lavorando in questa direzione, di comuni strumenti regolatori e sanzionatori. Occorre promuovere ricerca e formazione comune a livello europeo, per far sì che ogni Stato sappia, contemporaneamente, quali azioni sono in atto e come rispondere. Preparazione fisica, metodologica e politica unita e coordinata. Con attenzione privilegiata alla cultura della cybersecurity e della formazione digitale.
Lo scontro è tra Sistemi
Non basterà il fronte militare per la difesa efficace delle democrazie occidentali. La natura del confronto/scontro riguarda i sistemi. Autocrazie e democrazie. Snellezza decisionale e rapidità operativa da una parte; opinione pubblica e consultazione politica dall’altra. I regimi attaccano, agiscono; le democrazie si riuniscono, dibattono. Nel frattempo, le informazioni con le quali i sistemi liberali funzionano vengono corrose. Ed i meccanismi si inceppano. Qui appare fondamentale come il carattere stesso delle minacce, dispersive e graduali, richieda un approccio congiunto. Non solamente inter-agenzia a livello nazionale, ma a livello informativo e transnazionale, europeo, occidentale. Intelligence sharing, apparati che possano unire i puntini degli oltre 500 attacchi ibridi che, solamente nel 2024, hanno avuto come obiettivo l’Italia, la fiducia dei cittadini nelle sue istituzioni nazionali ed europee, riuscendo a metterli a sistema. La priorità strategica è la difesa del dominio cognitivo e la messa in sicurezza dei meccanismi elettorali e decisionali democratici. Il rischio è il paradosso, ovvero che la democrazia debba, per proteggere se stessa, mettere mano alle sue stesse fondamenta. Il rischio, viceversa, è che libertà d’opinione e pluralismo informativo vengano armati, strumentalizzati ed utilizzati per diffondere odio, insicurezza, sfiducia e disinformazione. Un popolo informato è una nazione formata, preparata. Fondamentale in tempi di pace, vitale nei tempi che siamo chiamati ad affrontare.