Definita da alcuni come una scelta isolazionista, la decisione italiana sui nuovi carri armati è invece il risultato di anni di esclusione dai progetti franco-tedeschi. Dopo ripetuti rifiuti, Roma ha stretto un’alleanza con Rheinmetall per sviluppare insieme a Leonardo mezzi d’avanguardia. Una partnership che unisce competenze complementari, rafforza l’industria nazionale e colloca l’Italia tra i protagonisti della difesa europea. L’analisi del generale Pietro Serino
Ieri il Corriere della Sera, nell’annunciare la scelta di Krauss-Maffei di lasciare il progetto del carro franco-tedesco e di procedere in autonomia verso un Leopard 3, sottolineava in chiusura la scelta “autarchica” dell’Italia. In realtà, la scelta italiana circa l’indispensabile ammodernamento delle sua linee corazzate tutto è tranne che autarchica.
L’Italia, sin dal 2019, ha ripetutamente chiesto ai Governi di Francia e Germania di entrare nel programma Mgcs, ricevendo sempre cortesi risposte negative. Per favorire comunque questa collaborazione, e vista l’urgenza di sostituire l’Mbt ariete, la scelta iniziale dell’Esercito era di procedere all’acquisizione dell’ultima versione del Leopard 2. Anche qui, la volontà italiana si è scontrata con un’inspiegabile chiusura a sviluppare una variante italiana. Inspiegabile perché la grande maggioranza delle nazioni che hanno adottato il Leopard 2 ne hanno modificato la configurazione base per adattarla alle proprie esigenze. Peraltro, la nazionalizzazione non ha sole ragioni industriali, come taluni denigratori italici lasciano intendere, ma ha solide motivazioni di standardizzazione logistica e addestrativa interne all’Esercito.
Questi ripetuti “no” su tutti i fronti lasciano chiaramente vedere la volontà di tagliare fuori dal mercato della difesa terrestre l’industria italiana, vista dal Gruppo franco-tedesco Knds come un concorrente e non come un potenziale partner.
La coscienza italiana di non poter procedere da soli ha portato Leonardo a cercare comunque un partner internazionale, che ha trovato nella tedesca Rheinmetall. Questa era in cerca di un cliente di lancio per i suoi IFV Kf-41 e MBT Kf-51, sviluppati in proprio come iniziativa industriale mirata all’esportazione.
L’accordo Rheinmetall-Leonardo, che intanto ha anche acquisito l’Iveco defence vehicles, ha dato vita ad un campione europeo nel settore dei mezzi corazzati sia cingolati che ruotati, che può sicuramente competere con Knds sul piano continentale e non solo. Si pensi che il Centauro 2 di IDV/OTO- Melara, ora interamente Leonardo, è l’unico blindato ruotato armato con cannone da 120 mm. in servizio e che il Kf-51 Panther di Rheinmetall, presentato nel 2022 a Eurosatory, è il primo carro che prevede l’integrazione Manned-unmanned, affidandone la gestione ad un membro dedicato dell’equipaggio. Da ultimo, la joint venture italo-tedesca prevede una partecipazione paritaria dei due partner (50/50).
In sostanza, la scelta italiana tutto è tranne che autarchica. È una scelta che mette insieme competenze di assoluto e provato valore italiane e tedesche e salvaguardia il ruolo dell’industria italiana. Una scelta che quasi sicuramente vedrà i nuovi Ifv e Mbt dell’Esercito italiano in servizio prima del Leopard 3, con un vantaggio in termini di accesso al mercato internazionale. L’annuncio del Leopard 3, in verità, certifica il fallimento dell’ambizioso programma franco-tedesco di presidiare il futuro continentale dell’industria della difesa con l’Mgcs e con il Fcas. Infatti, anche questo secondo programma, per lo sviluppo di un caccia di 6° generazione, sembra attraversare un periodo di grossa difficoltà legato alla ripartizione del lavoro tra i partner, laddove il corrispondente Gcap anglo-italo-nipponico procede nel suo percorso di sviluppo.
L’Italia c’è e tutto è, tranne che sola.