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Bruxelles stringe sui diplomatici di Mosca. Così l’influenza del Cremlino perde terreno

Il nuovo pacchetto di sanzioni europee alla Russia punta dritto al cuore della macchina d’influenza russa. Da oggi, i diplomatici di Mosca dovranno muoversi sotto controllo, segnalando ogni spostamento nello spazio Schengen. È la risposta politica a una minaccia che preferisce giacca e cravatta alle divise, penetrando così nella profondità delle società europee

Il diciannovesimo pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea contro la Russia segna una nuova fase nella guerra ibrida tra Bruxelles e il Cremlino. Oltre al congelamento degli asset, alle sanzioni a banche o alla limitazione dei flussi energetici, le nuove contromisure dell’Unione puntano sul controllo politico e operativo sui diplomatici russi, sui movimenti e sulle reti che, sotto copertura diplomatica o civile, alimentano la macchina russa dell’influenza in Europa.

Il Consiglio Ue ha approvato misure che toccano il cuore della capacità russa di finanziare la guerra: nuove restrizioni sul settore energetico, sul sistema bancario e sulle piattaforme di scambio di criptovalute. Poi un cambio di paradigma riguardo al contrasto delle minacce ibride, una misura di contro diplomazia. Da oggi, i diplomatici russi dovranno notificare ogni spostamento all’interno dello spazio Schengen, e i singoli Stati membri potranno imporre un’autorizzazione preventiva per i viaggi sul proprio territorio. È un modo per mettere sotto tracciamento la mobilità delle missioni russe, spesso accusate di ospitare ufficiali dei servizi o figure coinvolte in operazioni di destabilizzazione. Una misura per rendere Schengen uno spazio di libertà e circolazione e non un perimetro per operazioni ostili.

Le indagini in Lituania e Polonia, che hanno fatto emergere cellule latenti e reti criminali riconducibili al Gru, hanno reso evidente un’evoluzione della minaccia nella quale Mosca non si affida più soltanto alle coperture diplomatiche, ma a una costellazione di agenti non ufficiali, i cosiddetti illegals, perfettamente integrati nelle società europee. Sono professionisti, giornalisti, accademici, coppie e famiglie che vivono da anni con identità costruite a tavolino. Lavorano nei Paesi dell’Unione senza alcun legame formale con lo Stato russo, ma operano per i suoi interessi. Raccolgono informazioni, osservano ambienti politici e costruiscono relazioni da attivare quando serve.

La stretta europea sui diplomatici è dunque una risposta politica e strategica al continuo gioco delle ombre di Mosca, che miscela spionaggio, disinformazione, corruzione e sabotaggio, rimanendo sempre al di sotto della soglia della guerra convenzionale. Meno libertà di movimento per i funzionari ufficiali significa più attenzione alle ombre, agli agenti dormienti, alle coperture giornalistiche e diplomatiche, alle infiltrazioni nei circuiti civili. Per Bruxelles, il nuovo pacchetto è un atto di difesa strutturale. Ridurre la libertà operativa dei rappresentanti di Mosca significa blindare i confini informativi e politici dell’Unione, spezzare i canali di penetrazione costruiti negli anni e disinnescare, almeno in parte, quella pressione costante che il Cremlino esercita attraverso la sua diplomazia parallela per l’espansione della propria sfera di influenza. Filtra anche un messaggio politico, o strategico, quello che l’Europa ha capito le regole del grande gioco ed è pronta a giocare.

 


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