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Chi (non) vincerà nei Paesi Bassi

Favorito nei sondaggi per il voto di mercoledì, il leader dell’estrema destra dovrà però siglare un’alleanza per garantire la maggioranza. La possibilità di una coalizione tra social-democratici e verdi

Mercoledì 29 ottobre i Paesi Bassi sceglieranno un nuovo Parlamento. Il leader dell’estrema destra, Geert Wilders, è favorito nei sondaggi, anche se il suo Partito per la Libertà (PVV) non conta con la maggioranza necessaria per formare un nuovo governo.

Al secondo posto, l’alleanza tra i socialdemocratici e i verdi (GroenLinks–PvdA), che molto probabilmente firmerà un accordo solido per arrivare al potere. Alla guida della coalizione Frans Timmermans, già vicepresidente della Commissione europea e ministro per gli Affari esteri. A seguire ci sono i liberali di sinistra D66 e il partito democristiano CDA, che però hanno già vietato qualsiasi accordo con Wilders.

Ma già “vedranno quanto siamo grandi”, ha dichiarato il leader dell’estrema destra. “Noi siamo la voce degli olandesi dimenticati”, ha detto più volte, come slogan elettorale. Tuttavia, anche se vince, il Pvv dovrà fare i conti con una realtà che si ripete da più di 20 anni: avere un significativo peso politico in Parlamento, che però non garantisce di governare e fare di Wilders il nuovo premier.

L’attuale coalizione che governa i Paesi Bassi ha posto il veto alla nomina di Wilders come primo ministro, nonostante la maggioranza elettorale del suo partito. A giugno, il Pvv ha ritirato tutti i suoi ministri, facendo saltare il governo guidato da Dick Schoof, alto funzionario socialdemocratico, perché non sono state indurite le politiche e normative di asilo.

Secondo uno studio del Sociaal en Cultureel Planbureau (Ufficio di Pianificazione Sociale e Culturale), circa il 59% degli elettori si sentono impotenti e frustrati con la società e la politica, e sperano in una collaborazione efficace tra i prossimi governanti. I temi che più stanno a cuore agli olandesi sono la riduzione dei costi dell’assistenza sanitaria, la mancanza di abitazioni e di controllo del flusso migratorio illegale, così come l’aumento della spesa per la difesa e la sicurezza nazionale. Poco importano all’elettorato, invece, la lotta contro il cambiamento climatico e altri temi nell’agenda della sinistra.

Un interesse cavalcato da Wilders, che nel suo programma elettorale “Questo è il tuo Paese” ha promesso la sospensione totale degli asili, la chiusura dei centri di accoglienza e il rimpatrio dei siriani e gli altri “ai loro Paesi arabi”. Per lui l’Islam è la più grande minaccia esistenziale della libertà. Ha anche promesso di cancellare il finanziamento pubblico all’emittente pubblica di radio e televisione ed eliminare i fondi per le politiche climatiche.

In quanto alla guerra a Gaza, Wilders è stato molto criticato per le sue polemiche dichiarazioni a favore di Israele: “Israele non compie crimini di guerra. Se io fossi stato attaccato così avrei reagito uguale”.


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