Con la vittoria del partito del presidente alle elezioni legislative, il popolo argentino ha sottolineato il sostegno alle politiche di austerità e al finanziamento americano e lo mette in condizioni di continuare con la sua ambiziosa agenda politica ed economica. Con importanti conseguenze per l’America latina e l’alleato statunitense
“Congratulazioni al presidente Javier Milei per la sua schiacciante vittoria in Argentina. Sta facendo un lavoro straordinario! La nostra fiducia in lui è stata giustificata dal popolo argentino”. Con queste parole, postate sul suo social network Truth, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è congratulato per la vittoria del leader del partito La Libertad Avanza alle elezioni legislative del 26 ottobre.
Con più del 40% dei voti, e un’importante vittoria nella provincia di Buenos Aires – finora territorio dei peronisti progressisti -, il partito di Javier Milei si è imposto alle elezioni di metà mandato e ha ottenuto così un vantaggio che gli permetterà portare avanti la sua ambiziosa agenda politica ed economica. Il presidente dovrà però contare con l’aiuto di alcuni partiti più piccoli dell’opposizione.
“Oggi è una giornata storica – ha dichiarato Milei dopo l’annuncio dei risultati -. Il popolo ha deciso di abbracciare le idee della libertà. Ci lasciamo dietro cento anni di decadenza. Inizia la svolta. Oggi comincia la costruzione della grande Argentina”. Il presidente ha aggiunto che da questo momento “e durante i prossimi due anni, dobbiamo consolidare il percorso riformista per fare di nuovo grande l’Argentina. La Libertà avanza avrà 101 deputati invece di 37 e 20 senatori invece di sei. Sarà senza dubbio il Parlamento più riformista della storia argentina”.
Roberto Nolazco, politologo dell’Università Cattolica di Argentina, ha detto al New York Times che il risultato elettorale di domenica è stato completamente inaspettato, “anche per lo stesso governo”. Gli aiuti economici degli Stati Uniti, annunciati pochi giorni fa, sono stati un indizio che l’Argentina percorre una giusta strada verso la stabilità economica, o almeno così è stato percepito dagli elettori che sono andati a votare.
L’operato di Milei è stato elogiato perché è riuscito a frenare l’inflazione, che è scesa del 160% da quando è arrivato al potere e oggi è intorno al 30%. “Questo ha contribuito a ridurre la povertà, e l’austerità fiscale di Milei ha aperto ad un superávit del bilancio, placando i creditori internazionali”, spiega il New York Times. Tuttavia, i tagli alla spesa pubblica hanno provocato grandi penurie nella popolazione, e si sono aggiunte a gravi scandali di corruzioni nell’entourage di Milei che hanno danneggiato l’immagine del presidente.
Per Trump però la vittoria elettorale del suo alleato sudamericano potrebbe tradursi in grandi vantaggi economici. Come spiegato alla Bbc dall’economista Monica Baumgarten de Bolle, senior fellow del Peterson Institute for International Economics, con l’aiuto all’Argentina il governo di Trump cerca di rinvertire la forte presenza americana in Cina: “L’Argentina ha cose che sono di interesse economico, strategico e geopolitico per gli Stati Uniti”. Ad esempio, riserve di gas naturale, di minerali come il litio e le terre rare, nonché la questione dell’esportazione di carne. “Questo aiuto all’Argentina permette una negoziazione più aggressiva da parte degli Usa – aggiunge Baumgarten de Bolle – per radicare il suo interesse in aree diverse”. Tutto però dipendeva dalla vittoria di Milei, come aveva espresso lo stesso Trump, e la vittoria è arrivata…















