Il governo bulgaro accusa l’intelligence di Mosca di orchestrare, insieme a reti criminali e Ong radicali, operazioni di pressione migratoria contro l’Ue. E la crisi dei confini torna al centro della competizione strategica tra Nato e Cremlino
Sofia lancia un monito per Bruxelles e Londra: “Agenti russi e gruppi radicali dell’estrema sinistra starebbero collaborando con i trafficanti di esseri umani per destabilizzare l’Unione Europea”. A dirlo è Daniel Mitov, ministro dell’Interno bulgaro, che in un’intervista a The Times ha denunciato legami diretti tra i servizi segreti di Mosca e le reti criminali che facilitano l’immigrazione illegale lungo le rotte balcaniche.
“Gli 007 russi, ha spiegato Mitov, aiutano i trafficanti a individuare i punti deboli delle frontiere esterne dell’Ue e istruiscono i migranti su come eludere i controlli e sfruttare i sistemi di asilo europei e britannici”. Un’accusa che arriva nel momento in cui Bulgaria, da gennaio parte integrante dello spazio Schengen, è diventata la nuova “porta d’ingresso” dell’Unione sul fronte sud-orientale. “Ogni casa ha bisogno di mura solide e di porte sicure. L’Europa non deve trasformarsi in una fortezza, ma in una casa da proteggere”, ha dichiarato Mitov.
La strategia ibrida di Mosca
Il riferimento di Mitov riguarda una delle molte strategie di guerra ibrida di Mosca, dalla disinformazione ai cyberattacchi o sabotaggi energetici, ma anche tramite la strumentalizzazione dei flussi migratori per mettere sotto pressione i sistemi di welfare e sicurezza europei.
Tattiche già note lungo il confine tra Polonia e Bielorussia nel 2021, quando Minsk, con il tacito sostegno del Cremlino, aveva orchestrato un’ondata di arrivi dal Medio Oriente per spingere Varsavia e Bruxelles in una crisi politica e umanitaria. E, ancora, scenari che le agenzie di intelligence europee, in coordinamento con Frontex, monitorano anche per quanto rigurda l’area euromediterranea e la strumentalizzazione dei flussi migratori dall’area subsahariana e dal Sahel verso l’Europa, passando per i paesi nordafricani, come vettori di instabilità e corrosione del consenso interno dell’Unione.
Oggi, sostiene Mitov, il metodo passa per i Balcani, con spie russe e gruppi criminali locali (schemi analoghi a quelli utilizzati in Africa subsahariana) a gestire la logistica e con alcune Ong ideologicamente orientate che, spesso “inconsapevolmente”, ne amplificherebbero gli effetti.
“Si tratta di organizzazioni neo-marxiste, ha aggiunto il ministro, che giustificano la loro azione con teorie sull’abolizione delle frontiere e sulla libertà di movimento universale”.
L’immigrazione come arma geopolitica
Da Londra, la ministra degli Esteri Yvette Cooper ha parlato di “una minaccia reale, crescente e molto seria”. “I flussi migratori verso l’Europa e oltre, ha dichiarato, non sono più solo il frutto di reti criminali, ma anche di attori ostili che mirano a destabilizzare il continente.” Il Regno Unito, ha aggiunto Cooper, continuerà a sostenere la Bulgaria e gli altri alleati della Nato “nel rafforzamento dei confini esterni e nella lotta a ogni forma di ingerenza del regime di Putin”.
Mercoledì, Londra ospiterà un vertice internazionale voluto dal premier Keir Starmer per coordinare le strategie europee contro l’immigrazione illegale lungo la rotta balcanica. Al centro dei colloqui, anche la creazione di “return hubs” nei Paesi dei Balcani occidentali come Kosovo, Bosnia e Macedonia del Nord, per gestire i rimpatri dei migranti respinti in cambio di sostegno economico e intelligence condivisa.
Solamente dal 18 settembre, più di 5.700 migranti hanno attraversato la Manica, mentre Londra ha rimpatriato 42 persone in Francia nell’ambito dell’accordo bilaterale “one in, one out”. Numeri che dimostrano come la questione migratoria resti al centro delle fragilità europee, dalle politiche interne degli Stati membri fino ai rispettivi approcci esteri, tra la percezione del tema in bilico tra sicurezza e diritti umani. Che il dossier rappresenti una delle linee di faglia dell’Unione e dei suoi Stati membri è ormai noto, e le migrazioni, proprio per questo, divengono per gli attori ostili uno strumento di potere ed una leva di coercizione politica da utilizzare sulle crepe della solidità europea.