Nell’incontro con l’omologo americano, il presidente brasiliano si è offerto di intercedere tra Washington e Caracas, in un momento di alta tensione con l’aumento della presenza militare statunitense vicino alle coste venezuelane. Un passo questo che però non è ben visto tra i sostenitori di Trump…
Una nave da guerra americana lanciamissili si è ancorata questo fine settimana a Port of Spain, Trinidad e Tobago, a soli 10 chilometri dalle coste del Venezuela. Insieme alla nave USS Gravely, una unità di marines pronta per esercitazioni che fanno parte della campagna promossa dal presidente Donald Trump per combattere il traffico di droga nel Mar dei Caraibi.
Gli Stati Uniti hanno confermato che invieranno anche il portaerei Gerald R. Ford, il più grande del mondo, per aumentare la pressione contro il regime di Nicolás Maduro. Il primo ministro di Trinidad e Tobago, Kamla Persad-Bissessar, appoggia le operazioni statunitensi perché è sostenitrici di Trump e crede sia arrivato il momento di frenare l’immigrazione e la criminalità nel suo Paese e in tutta la regione.
Washington considera gli attacchi a queste navi operazioni giustificate per frenare le rotte della cocaina diretta agli Stati Uniti. Per Maduro, Trump vuole soltanto “inventarsi una nuova guerra”, per cui è pronto a fare resistenza con il suo esercito.
Una possibile escalation che non è ben vista tra i sostenitori di Trump all’interno del Partito Repubblicano. Per anni, il presidente americano ha innalzato la bandiera della fine dei conflitti, specialmente in Medio Oriente e Asia Centrale, e molti si sono uniti a questa promessa di evitare “un’altra guerra eterna”.
Ora sembrerebbe che Trump trascini gli Usa ad un conflitto militare in Venezuela e “noti consiglieri politici e commentatori conservatori esprimono inquietudine per l’espansione delle azioni militari del governo americano contro il Venezuela e i Caraibi”, come si legge sul quotidiano The New York Times. Tra questi l’attivista di estrema destra Laura Loomer, che ha dichiarato in un’intervista: “Si pensava ad incentivi per finire le guerre e i conflitti in tutto il mondo […] Tuttavia, siamo qui con questo conflitto con il Venezuela, che è destinato all’escalation”.
E Steve Bannon, già stratega di Trump, in un podcast: “È questo un terreno fertile per il neoconservatorismo 3.0?”: E ancora Curt Mills, analista politico conservatore, nel suo programma: “Gli Usa si stanno avvicinando ad una catastrofe evitabile”.
In mezzo a queste tensioni un nome (poco neutrale) si presenta come possibile mediatore: Luiz Inácio Lula da Silva. Durante un incontro con Donald Trump in Kuala Lumpur domenica, il presidente del Brasile si è proposto come conciliatore nel conflitto tra Stati Uniti e Venezuela.
Secondo il ministro per gli Affari esteri brasiliano, Mauro Vieira, durante il vertice Asean, “Lula aveva confermato che l’America latina e il Sudamerica sono regioni di pace e si è offerto come interlocutore, come l’ha fatto in passato con il Venezuela, per cercare soluzioni accettabili per entrambi le parti”.
Ma Lula Da Silva si è impegnato non solo per il Venezuela… All’incontro con Trump ha parlato di questioni commerciali e sembrerebbe essere arrivato a buone conclusioni. Il presidente brasiliano ha detto che la “soluzione definitiva” per un accordo con gli Stati Uniti arriverà fra pochi giorni: “Sono convinto che in pochi giorni ci sarà una soluzione definitiva tra Stati Uniti e Brasile, perché la vita continui ad essere buona e allegra”.
















