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Ecco come Tajani stringe le maglie tra Italia e Arabia

Di Emanuele Rossi e Massimiliano Boccolini

La visita del ministro degli Esteri Antonio Tajani a Riad, in programma il 25 e 26 novembre, arriva in un momento in cui l’Italia e l’Arabia Saudita stanno consolidando un partenariato strategico nato dall’incontro di Al Ula tra Giorgia Meloni e Mohammed bin Salman. Il viaggio si colloca nel pieno della trasformazione saudita legata a Vision 2030 e alla crescente rilevanza dei corridoi euro-asiatici, mentre Roma punta a un ruolo più stabile nel Golfo. Al centro, il Forum Imprenditoriale Italia–Arabia Saudita con oltre novecento imprese e l’anteprima del Salone del Mobile nel Regno

La missione di Antonio Tajani ha un obiettivo dichiarato: trasformare la cooperazione avviata negli ultimi due anni in un’infrastruttura politica e industriale duratura. “L’Arabia Saudita è per l’Italia un partner internazionale di primo piano”, ha spiegato il ministro in un op-ed pubblicato dal Sole 24 Ore, ricordando che l’export verso il Regno è cresciuto di quasi il 20% negli ultimi anni e che le previsioni economiche indicano una crescita saudita superiore al 4% fino al 2026.

Con una delegazione di cinquecento imprese italiane coinvolte, Tajani guiderà una missione di sistema che si svilupperà tra il Forum e l’apertura della rassegna “Red in progress. Salone del Mobile. Milano meets Riyadh”, primo passo verso la futura edizione 2026 del Salone del Mobile nel Golfo. Nel suo intervento, il ministro richiama la cornice politica definita a Riad e ad AlUla: “Le nostre nazioni lavorano fianco a fianco nel solco tracciato lo scorso gennaio […] con la firma di accordi per circa 10 miliardi di dollari che hanno elevato le relazioni bilaterali a partenariato strategico”.

Per Tajani, questo percorso comprende anche il progetto Imec, la cosiddetta “Via del Cotone”, a cui l’Italia intende contribuire attraverso il sistema portuale dell’Adriatico e in particolare Trieste, piattaforma naturale per i collegamenti tra Europa e India. Non a caso, domani, in coincidenza col viaggio saudita di Tajani, verrà presentato alla Camera dei deputati un gruppo Interparlamentare che si occuperà proprio di spingere il progetto Imec e il ruolo italiano, sotto il coordinamento dell’ispiratore, Paolo Formentini (Lega), e di Antonio Giordano (FdI).

Il quadro economico-commerciale rappresenta uno dei motori del riavvicinamento. La strategia totale saudita Vision 2030 continua a ridisegnare le priorità saudite su infrastrutture, mobilità sostenibile, energie rinnovabili, idrogeno verde, tecnologie avanzate, cultura e difesa. In tutti questi ambiti, il sistema industriale italiano è già integrato attraverso Leonardo, Fincantieri, Webuild, Ferrovie, Snam, Iveco, Ferrero, Maire Tecnimont e Saipem. Tajani inaugurerà inoltre la nuova antenna Simest a Riad per sostenere in modo strutturato soprattutto le piccole e medie imprese.

L’ambasciatore d’Italia in Arabia Saudita, Carlo Baldocci, parlando con Asharq al-Awsat inserisce il Forum in un percorso di consolidamento politico e industriale. L’evento, osserva, “rappresenta una tappa fondamentale per trasformare l’ambizione del partenariato strategico in partnership industriali sostenibili”. L’incontro di AlUla, ricorda, ha accelerato la cooperazione in energia, infrastrutture, cultura, innovazione e difesa. Gli accordi già firmati superano i dieci miliardi di euro e hanno reso il dialogo istituzionale più regolare e orientato al futuro.

Baldocci sottolinea inoltre che Vision 2030 ha generato un ambiente di investimento “eccezionalmente allineato” ai punti di forza italiani, dall’idrogeno verde, considerato uno dei settori più promettenti per i mercati europei, all’Intelligenza Artificiale e alla cybersecurity, fino alla difesa, dove l’Italia contribuisce con piattaforme navali, elicotteri e sistemi elettronici avanzati. Per Roma, entrare con stabilità nel nuovo ciclo saudita, recentemente rafforzato dalle importanti intese siglate durante la visita di Mohammed bin Salman a Washington, significa proporsi non come semplice fornitore, ma come partner privilegiato nella costruzione del nuovo volto del Paese.

Sullo sfondo economico si innesta una crescente convergenza politica. Tajani richiama la cooperazione tra Italia e Arabia Saudita sulla crisi di Gaza: “Condividiamo la convinzione che solo un percorso credibile verso una soluzione a due Stati possa portare una pace duratura”. Il ministro cita inoltre il programma umanitario italiano “Food for Gaza” e le evacuazioni mediche dei feriti dalla Striscia, che hanno reso l’Italia il primo Paese occidentale per numero di palestinesi accolti.

Dal lato saudita, gli analisti confermano la lettura di una relazione in espansione. Secondo Musaed al-Zayyani, giornalista economico di Asharq al-Awsat, la visita di Tajani “consolida una nuova fase nei rapporti, fondata su visioni convergenti sulla stabilità del Mediterraneo e del Medio Oriente, sulla sicurezza energetica, sulla transizione verde e sul sostegno allo sviluppo sostenibile”. Per al-Zayyani, il Forum con oltre novecento imprese “riflette la dimensione pratica del partenariato”, mentre la rassegna “Red in progress” ne conferma la profondità culturale.

Il professor Ahmed bin Hassan al‑Shahri, interpreta la visita di Tajani come una tappa decisiva in un percorso accelerato di rafforzamento dei rapporti tra Italia e Arabia Saudita, reso ancora più rilevante dalla trasformazione economica del Regno nell’ambito di Vision 2030 e dalla scelta italiana di aumentare il proprio coinvolgimento nel Medio Oriente. Al‑Shahri attribuisce alla missione un carattere strategico chiaro, articolandolo in tre piani. Sul versante economico, evidenzia che il Business Forum con oltre novecento aziende riflette un interesse reciproco crescente: l’Italia è alla ricerca di nuovi mercati e opportunità industriali, mentre l’Arabia Saudita si trova in una fase di forte espansione e punta ad attrarre tecnologia, competenze e investimenti europei.

La partecipazione così ampia delle imprese italiane indica, secondo l’analista, la volontà di Roma di fare del Regno un perno della propria politica economica nel Golfo, in una fase in cui Riad amplia le proprie partnership oltre i tradizionali alleati. Sul piano culturale, al‑Shahri richiama l’importanza della rassegna “Red in progress. Milano meets Riyadh”, vista come uno strumento di diplomazia culturale che si inserisce nel vivace sviluppo artistico saudita e contribuisce a costruire legami popolari duraturi e una presenza italiana sempre più radicata nei settori creativi del Regno.

Infine, sul piano politico, il professore sottolinea che la presenza del vicepremier e ministro degli Esteri conferisce alla visita un peso particolare: l’Italia mira a rafforzare il proprio ruolo nel Golfo in un contesto di mutamento degli equilibri europei e globali, mentre l’Arabia Saudita sta adottando una politica estera più autonoma e multilaterale. In questo quadro, la missione potrebbe favorire coordinamento su energia, transizione ecologica, sicurezza regionale e cooperazione nel Mediterraneo. Per al‑Shahri, la visita non è un evento isolato ma l’espressione di una volontà condivisa di portare la relazione a un livello più completo, economico, culturale e politico, e potrebbe aprire la strada a nuove iniziative e investimenti nei prossimi anni, anche in vista dell’edizione 2026 del Salone del Mobile nel Golfo.

L’insieme di questi elementi conferma che la missione di Tajani rappresenta una nuova tappa di un percorso iniziato due anni fa e ormai caratterizzato da un’interdipendenza crescente. Roma e Riad si muovono su un terreno in cui economia, industria, diplomazia e cultura non sono linee parallele ma dimensioni integrate della stessa strategia. Per l’Italia, il Regno è una delle chiavi del suo riposizionamento nel Mediterraneo allargato; per l’Arabia Saudita, il sistema-Italia è un partner strutturale nella costruzione della nuova fase di sviluppo nazionale.


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