Domenica 30 novembre gli honduregni sceglieranno il nuovo presidente, nonché deputati e sindaci del Paese. Ad oggi ci sono cinque candidati, tra cui un ex commentatore sportivo e un’avvocatessa. Il tema della sicurezza regionale e le preoccupazioni per lo stato della democrazia
Più di sei milioni di cittadini honduregni andranno alle urne domenica 30 novembre per scegliere il prossimo presidente, deputati del Congresso nazionale e sindaci del Paese. Il panorama politico del Paese centroamericano sembra un thriller. Ci sono cinque candidati per le presidenziali, di cui tre con più chance di vincere.
Dai sondaggi non è emerso alcun favorito. Secondo il report di CID Gallup, c’è un pareggio tecnico tra Nasralla (27%), Moncada (26%) e Asfura (24%). Tuttavia, la credibilità di questa agenzia è in dubbio dopo le previsioni nelle elezioni del 2021, dove sostenevano che avrebbe vinto Asfura e invece trionfò Xiomara Castro.
Questa volta la campagna elettorale è stata segnata da denunce di frode e accuse, con la preoccupazione dell’Organizzazione di Stati Americani, l’Unione europea e gli Stati Uniti per lo svolgimento di un voto libero e la difesa della democrazia.
Per la candidata Rixi Moncada la lotta del 30 novembre è tra due modelli: il modello dell’oligarchia e il modello socialista democratico. Nata a Talanga nel 1965, Moncada è avvocato e insegnante. È stata notaio e magistrata. Ha una specializzazione in diritto penale e diritto costituzionale all’Università di Salamanca, in Spagna. Grande sostenitrice del presidente Ximena Castro, moglie dell’ex presidente Manuel Zelaya, alleato del presidente Hugo Chávez in Venezuela. Per questo la sua figura è legata ad un proseguimento del potere della sinistra.
Un altro candidato è Nasry Asfura. Nato a Tegucigalpa nel 1958, è un imprenditore del settore dell’edilizia di origine palestinese. È stato sindaco del Distrito Central per più di 10 anni (dal 2014 al 2022) e aveva già provato a correre per la presidenza nel 2021, senza successo. Nella chiusura della campagna elettorale ha chiesto di votare in massa, con coraggio, per rifiutare le ideologie fallite, in riferimento al progetto socialista di Moncada e l’esempio del Venezuela.
Infine, c’è Salvador Nasralla. Anche lui nato a Tegucigalpa, Nasralla è un ingegnere civile che ha trascorso parte della sua vita in Cile. La sua famiglia è di origine libanese. Il suo volto è molto popolare perché è commentatore sportivo ed è stato conduttore di un famoso programma di concorsi: “X-0 da dinero”. Ha anche presentato molti concorsi di bellezza e il programma “Bailando por un sueño”. Il suo programma elettorale si basa sull’allontanamento del progetto socialista del presidente Castro.
Tanto Nasralla come Asfura credono che la candidata Moncada potrebbe usare le forze armate per compiere una frode elettorale, mentre Moncada denuncia che i due hanno il sostegno degli interessi economici che hanno deposto l’ex presidente Zelaya.
Nessuno di questi candidati però ha totale consenso tra gli elettori. I loro partiti sono accusati di corruzione e narcotraffico. Ana María Méndez Dardón, direttore della sezione Centroamerica del Washington Office on Latin America (WOLA) ha spiegato all’emittente Deutsche Welle che in Honduras “c’è un sistema molto polarizzato, con l’eredità storica di istituzioni deboli in un contesto di mancanza di indipendenza della giustizia e mancanza di separazione di poteri […] E il poco margine tra un candidato e l’altro complica ancora di più il panorama”.
Per il quotidiano spagnolo El Pais ci sono tre fattori che influiscono nell’incertezza in Honduras: i dubbi sulla trasparenza della gestione dell’istituzione elettorale, la violenza politica generalizzata e lo scarso margine nel consenso dei tre principali candidati.
L’Organizzazione degli Stati Americani ha espresso preoccupazione per i preparativi del voto e ha esortato le autorità di procurare garanzie: “È responsabilità dello Stato garantire autonomia, continuità e il libero esercizio delle istituzioni”. Stesso richiamo hanno fatto l’Unione europea e il governo degli Stati Uniti.
Sebbene l’attuale presidente Xiomara Castro abbia mantenuto i vincoli con la sinistra radicale della regione, è stata molto astuta nel mantenere anche un buon rapporto con il governo americano di Donald Trump, come sottolinea Méndez Dardón. C’è infatti una collaborazione in materia di migrazione ed estradizione. “In queste elezioni sono in gioco non solo la scelta popolare – ha aggiunto la ricercatrice -, ma anche la democrazia in sé e la continuità delle istituzioni”. Sarà decisivo nel voto il ruolo degli osservatori elettorali e il messaggio trasmesso dalla classe politica.







