“La stretta collaborazione tra servizi russi e sodalizi mafiosi non è un fenomeno nuovo: esso ha radici profonde nell’epoca sovietica. A partire dagli anni ’60 il Kgb reclutava sistematicamente i capi-mafia dell’Urss come informatori e agenti di influenza, al fine di penetrare il mondo criminale sovietico e sfruttarlo per rafforzare il controllo totalitario sulla società, e in particolare per combattere reprimere il dissenso interno”. L’analisi di Luigi Sergio Germani, Direttore, Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici e Donald N. Jensen, Adjunct Fellow, Foundation for Defense of Democracies (Washington, DC)
Le potenze autocratiche revisioniste del mondo non-occidentale – Russia, Cina, Iran e Corea del Nord – ricorrono in maniera crescente alla criminalità organizzata come arma geopolitica. Tali Stati utilizzano sistematicamente le reti criminali e i mercati illeciti globali – tra cui i traffici internazionali di droga, armi, esseri umani, prodotti contraffatti e capitali illeciti (“dark money”) – per far avanzare i propri obiettivi geopolitici e destabilizzare le democrazie occidentali.
L’utilizzo della criminalità organizzata, della delinquenza comune, e della eversione politica come strumenti di guerra ibrida – da parte di Russia, Cina e Iran – si sta configurando come una nuova ed insidiosa minaccia per le democrazie e per la sicurezza globale.
Secondo le valutazioni di vari analisti di intelligence europei e americani, i servizi segreti di Mosca, in particolare, si avvalgono, per le loro operazioni estere, della collaborazione di organizzazioni criminali, specie quelle russe ed eurasiatiche. Queste ultime, in cambio di impunità e protezione – forniscono supporto alle attività di intelligence, compiono azioni di influenza politica ed economica occulta, assicurano al regime fonti di finanziamento clandestino derivanti da traffici illeciti, effettuano operazioni di riciclaggio di denaro, mettono a disposizione hacker per sferrare attacchi cibernetici e sicari di professione per assassinare oppositori antiregime residenti all’estero.
Negli ultimi anni la criminalità organizzata è diventata una componente sempre più importante delle operazioni ibride condotte da Mosca contro le democrazie occidentali, come documentato nel rapporto di ricerca dell’Istituto Germani The Chekist-Mafia Nexus: The Kremlin’s Weaponization of Organized Crime and the Criminalization of Russia’s Special Services, curato dagli autori del presente articolo, che sarà disponibile prossimamente sul sito dell’Istituto (www.istitutogermani.org).
La stretta collaborazione tra servizi russi e sodalizi mafiosi non è un fenomeno nuovo: esso ha radici profonde nell’epoca sovietica. A partire dagli anni ’60 il Kgb reclutava sistematicamente i capi-mafia dell’Urss (i cosiddetti “Vory v Zakone”) come informatori e agenti di influenza, al fine di penetrare il mondo criminale sovietico e sfruttarlo per rafforzare il controllo totalitario sulla società, e in particolare per combattere reprimere il dissenso interno. La polizia segreta sovietica, inoltre, utilizzava la malavita per compromettere e ricattare diplomatici, uomini di affari e turisti stranieri presenti nell’Unione Sovietica, allo scopo di reclutarli come fonti informative e agenti di influenza di Mosca all’estero.
Kgb, peraltro, era coinvolto nel traffico internazionale di eroina dall’Afghanistan ai centri di consumo nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti, sia allo scopo di indebolire le società occidentali che per procacciare le ingenti risorse necessarie per finanziare movimenti insurrezionali e gruppi terroristici in tutto il mondo non-comunista.
Negli anni ’90, dopo il collasso dell’Unione Sovietica, si è progressivamente instaurata una simbiosi tra mafie e servizi segreti russi. A San Pietroburgo, in quella fase, si consolidò un’alleanza tra il Kgb/Fsb e la mafia Tambovskaya, finalizzata al controllo dell’economia della città in funzione dell’arricchimento di politici locali, alti funzionari dei servizi, e malavita organizzata, utilizzando assassinii e intimidazione violenta come strumenti normali di business. Secondo indagini giornalistiche e studi accademici, Vladimir Putin, allora Vicesindaco della città, era la figura-chiave dell’alleanza pietroburghese tra čekisti e mondo criminale.
Dopo l’ascesa di Putin al potere supremo in Russia egli ripristinò il crimine organizzato come strumento sistematico dello Stato, come moltiplicatore di potenza per il regime, sia all’interno che all’estero. L’intreccio tra servizi e mondo malavitoso diventò ancora più stretto e marcato. Sul piano interno, L’ Fsb, che sotto Putin ri-diventa una onnipotente polizia segreta, spesso impiega criminali per intimidire e reprimere dissidenti e oppositori politici e per mantenere un controllo statale penetrante e oppressivo sulla società russa. A livello internazionale, i servizi svolgono, con il supporto di reti criminali russe-eurasiatiche (e sempre più spesso anche di gruppi criminali esteri), molteplici attività ibride tese a indebolire e destabilizzare gli Stati democratici. Tra queste, ad esempio, ricordiamo:
Cyber-Attacchi
Le principali agenzie di intelligence e sicurezza russe – Fsb, Gru (Gu) e Svr – hanno stabilito stretti legami con il mondo della criminalità informatica russa e lo utilizzano per condurre operazioni di cyber-spionaggio, attacchi ransomware e attacchi informatici alle infrastrutture critiche dei paesi-target. I servizi assicurano protezione ai gruppi specializzati in cyber-crime – e sempre più spesso in cyber-crime di tipo finanziario – che attaccano obiettivi nei paesi occidentali per estorcere o rubare ingenti somme di denaro: un’attività criminale percepita come strategicamente utile dal Cremlino perché generà destabilizzazione e insicurezza nelle democrazie.
Campagne di sabotaggio
A partire dal 2024 si è intensificata una campagna di attentati con esplosivi, incendi dolosi e sabotaggi alle infrastrutture in molti paesi europei. Diverse agenzie di intelligence europee hanno pubblicamente attribuito queste azioni violente al Gru (Gu), l’intelligence militare russa, che ha impiegato delinquenti comuni e bande criminali locali come proxy per compiere questi attacchi. Secondo autorevoli esperti, la finalità dell’ondata di sabotaggi sarebbe non solo di compiere azioni destabilizzanti, ma di raccogliere informazioni utili per pianificare una possibile offensiva terroristica di più alta intensità.
Disinformazione e influenza politica occulta
I servizi russi utilizzano reti criminali e oligarchi legati al Cremlino per finanziare e attuare operazioni di disinformazione e influenza politica in Europa. La collaborazione della criminalità organizzata è cruciale per realizzare operazioni di riciclaggio e reinvestimento di enormi quantità di “dark money” destinate a corrompere esponenti delle élite politiche occidentali, e a finanziare operazioni di interferenza nei processi elettorali e altre attività di influenza.
Sovversione violenta e colpi di Stato
Mosca ha fatto ampio uso di organizzazioni mafiose locali per fomentare il separatismo violento in diversi paesi, creando il caos in Transnistria, Abkhazia, Ossezia del Sud, Crimea e Donbas. Secondo le valutazioni di servizi d’intelligence europei, l’unità 29155 del Gru – specializzata in operazioni di sovversione, sabotaggi e assassini mirati all’estero – ha impiegato gruppi criminali per provocare disordini e proteste violente, nonché per tentare di eseguire colpi di Stato, in Montenegro, Moldova, Armenia e Catalogna.
Sorveglianza e assassinio di dissidenti
Attori criminali, come Jan Marsalek (finanziere austriaco e presunto asset del Gru), sono utilizzati per sorvegliare dissidenti antiregime e giornalisti investigativi in esilio. L’assassinio del disertore russo Maxim Kuzminov in Spagna nel 2024 è ritenuto essere stato commissionato dai servizi russi a elementi della malavita.
Traffici internazionali di armi
Come testimoniano diversi casi, per esempio quello del noto mercante internazionale di armi Viktor Bout, i servizi russi utilizzano reti criminali per fornire armi e tecnologie miliari a Stati-canaglia, movimenti insurrezionali, gruppi terroristici e cartelli della droga, al fine di diffondere instabilità in diverse regioni del mondo. Il Gruppo Wagner/ Africa Corps – la famigerata compagnia militare privata oggi controllata dal Gru (e parzialmente anche dal Fsb) – fornisce armi e addestramento militare ad attori non-statali violenti e signori della guerra impegnati in sanguinosi conflitti in Africa e Medio Oriente.
Traffici internazionali di droga
Alcuni analisti europei e statunitensi ritengono che i servizi russi proteggano operazioni di narcotraffico in determinate aree del mondo – prima di tutto in America Latina – per sovvertire l’influenza americana e occidentale, nonché al fine di generare risorse finanziarie occulte per lo Stato russo. Mosca, infatti, ha instaurato stretti rapporti di collaborazione militare e di sicurezza con Stati latinoamericani profondamente collusi con il narcotraffico, quali Venezuela, Nicaragua, Bolivia e Cuba. Inoltre, le autorità di Polizia di alcuni paesi sudamericani hanno segnalato la presenza in Venezuela e Nicaragua di gruppi criminali russi, protetti dagli apparati d’intelligence di Mosca, e dediti al traffico di droga, armi ed essere umani.
Immigrazione clandestina e traffici di esseri umani
L’immigrazione clandestina rappresenta un altro strumento di guerra ibrida utilizzato dalla Russia per tentare di destabilizzare le società occidentali, in collaborazione di reti di trafficanti di essere umani. Il Cremlino ha deliberatamente provocato flussi di rifugiati disperati da paesi dilaniati da conflitti violenti – come Siria, Libia, Sudan, Repubblica Centrafricana, Mozambico – tramite operazioni militari convenzionali miranti a colpire obiettivi civili e atrocità di massa perpetrate dal Gruppo Wagner.
L’Unione Europea, la Nato e i governi dell’area euro-atlantica dovrebbero predisporre urgentemente una strategia di contrasto alla strategia russa e di altre potenze autocratiche di sfruttamento della criminalità come strumento di destabilizzazione delle democrazie. Occorre, innanzitutto, riconoscere che il crimine organizzato non è solo un problema di ordine pubblico ma una questione di sicurezza nazionale. Si rende pertanto sempre più necessario potenziare le attività di controspionaggio e contro ingerenza orientate al monitoraggio delle alleanze tra Stati ostili e criminalità, favorendo la collaborazione e condivisione delle informazioni tra agenzie di intelligence/counterintelligence, apparati info-investigativi delle forze di polizia, organismi di contrasto al riciclaggio e al crimine finanziario, e agenzie di cyber-sicurezza,
La minaccia ibrida – e in particolare quella derivante da alleanze tra servizi segreti stranieri e mondo criminale – si potrà fronteggiare solo adottando un approccio olistico e integrato alla sicurezza, sviluppando partnership pubblico-privato e coinvolgendo tutti i settori della società civile negli sforzi di prevenzione, contrasto e rafforzamento della resilienza e della coesione nazionale
Per approfondire: L’Istituto Germani ha organizzato un convegno su “Criminalità organizzata e minaccia ibrida russa: come i servizi segreti russi utilizzano le mafie per destabilizzare le democrazie occidentali”, che si terrà il 27 novembre alle ore 10:00 presso la Casa dell’Aviatore (Viale dell’Università 20, Roma).
















