Come la caduta dell’avamposto di Pokrovsk si inserisce nella strategia difensiva ucraina mentre il Generale Inverno si avvicina al fronte del Donbass A Pokrovsk, nell’Ucraina orientale, si sta combattendo una delle battaglie più critiche di questa guerra. La situazione, come ammettono gli stessi ufficiali ucraini, è “oltre il critico”. Eppure, per quanto drammatica, questa battaglia non rappresenta necessariamente il collasso del fronte ucraino. Per capire perché, bisogna guardare oltre Pokrovsk e comprendere il sistema difensivo che l’Ucraina ha costruito nel Donbass. L’analisi del Generale Ivan Caruso, consigliere militare della Sioi
I numeri raccontano una realtà brutale. Le forze russe hanno un vantaggio numerico di 8 a 1 nel settore di Pokrovsk, con circa 11.000 truppe concentrate per circondare la città. All’interno, almeno 250 soldati russi si sono già infiltrati e operano liberamente, ingaggiando combattimenti strada per strada, mirando in particolare agli operatori di droni ucraini.
La logistica è completamente collassata. L’autostrada E50 verso Pavlohrad, l’unica strada rimasta, è sotto il fuoco continuo di droni Fpv (First-Person-View) russi a fibra ottica, immuni alla guerra elettronica. I soldati devono abbandonare i veicoli e camminare per 10-15 chilometri trasportando munizioni, droni e rifornimenti, attraversando zone minate e sorvegliate da droni in agguato. “Il problema più grande è la logistica”, ha dichiarato un ufficiale ucraino a Ukrainska Pravda, “Puoi guidare su parte della strada, ma poi devi camminare 10-15 km, trasportando munizioni, droni e rifornimenti. L’intero percorso è sotto sorveglianza di droni Fpv tramite fibra ottica. Ci sono molti droni in attesa e aree minate a distanza dove i soldati vengono uccisi ogni giorno.”
La ferrovia Dnipro-Pokrovsk è stata tagliata a gennaio 2025 vicino a Kotlyne, eliminando ogni possibilità di rifornimenti pesanti. La strada T0504 verso Kostiantynivka, a nord-est, è stata tagliata nello stesso periodo. La città satellite di Myrnohrad, a est di Pokrovsk, dipende totalmente dai rifornimenti che passano attraverso Pokrovsk lungo una rotta di 20 chilometri ormai quasi impraticabile. “Le cose si stanno sviluppando secondo lo scenario peggiore”, ha ammesso un ufficiale della difesa a Ukrainska Pravda, “Pokrovsk sta collassando troppo velocemente; non ce lo aspettavamo. Se Pokrovsk cade, non ci sarà via d’uscita per le unità di Myrnohrad.”
L’operazione disperata: Forze Speciali in azione
Il 31 ottobre, in una mossa che rivela la gravità della situazione, l’Ucraina ha lanciato un’operazione ad alto rischio. Un elicottero Black Hawk Uh-60 ha sbarcato un gruppo di 15-20 operatori delle forze speciali Hur (Intelligence Militare) nei sobborghi nord-occidentali di Pokrovsk, nella zona industriale già contestata dalle truppe d’assalto russe.
Secondo il Ministero della Difesa russo, l’operazione è fallita: tutti gli 11 uomini che hanno raggiunto il terreno sono stati uccisi e l’elicottero distrutto. Fonti ucraine contestano questa versione, affermando che un secondo velivolo è riuscito a evacuare i sopravvissuti. La verità probabilmente si trova nel mezzo: un’operazione estremamente costosa che riflette la disperazione della situazione.
L’obiettivo dell’operazione non era probabilmente riconquistare la città, un compito impossibile date le forze in campo. Secondo analisti militari, la missione aveva un fine più limitato ma cruciale: creare una “finestra di sicurezza” temporanea per permettere il raggruppamento e la rotazione delle unità sotto il fuoco continuo. In altre parole, facilitare un ritiro ordinato delle truppe migliori prima che l’accerchiamento si chiudesse completamente.
Oltre Pokrovsk: la vera linea di difesa
Ma ecco il punto cruciale che spesso sfugge nell’analisi occidentale: Pokrovsk non è la linea difensiva finale dell’Ucraina nel Donbass.
È un avamposto avanzato. La vera linea difensiva ucraina nel Donetsk è la “fortress belt“: una cintura fortificata di 50 chilometri che unisce le città di Sloviansk, Kramatorsk, Druzhkivka e Kostiantynivka. Quest’area rappresenta una zona fortificata unificata di oltre 170 chilometri quadrati, equipaggiata con scorte strategiche di armi, munizioni e rifornimenti.
Le fortificazioni ucraine in questa regione sono state progettate apprendendo dalle posizioni russe conquistate durante le offensive del 2022: trincee profonde e complesse, postazioni di tiro fisse ogni 10 metri con campi di fuoco sovrapposti, costruite da genieri esperti lontano dal fuoco diretto nemico. Non sono semplici linee difensive, ma vere e proprie fortezze urbane che richiederebbero alla Russia mesi di assedi devastanti per essere conquistate.
I dati parlano chiaro: le difese fortificate hanno drasticamente rallentato l’avanzata russa da una media di 3.120 metri al giorno nel 2022 a soli 90 metri al giorno contro posizioni fortificate. Una riduzione di efficacia del 97%.
Pokrovsk: la funzione strategica di un avamposto
Pokrovsk, in questa architettura difensiva, ha una funzione specifica e limitata nel tempo: è un caposaldo avanzato progettato per rallentare, non per fermare, l’offensiva russa. La sua caduta, per quanto dolorosa, rientra in una logica di difesa elastica in profondità.
La funzione di Pokrovsk è triplice: assorbire e logorare le forze russe, proteggere le vie di rifornimento verso la linea principale il più a lungo possibile, e guadagnare tempo prezioso per consolidare le difese della Fortress Belt. Una volta che questo compito è completato, un ritiro ordinato verso posizioni più forti non è una sconfitta catastrofica, ma una mossa militarmente sensata.
Come ha notato un analista militare finlandese del gruppo Black Bird, “La perdita di Pokrovsk come base di rifornimento e importante crocevia di movimento è molto delicata e farà molto male. Ma se la situazione può essere altrimenti stabilizzata, che i russi non si muovano semplicemente liberamente in avanti al ritmo con cui sono stati avanzando ora o anche più velocemente… in quel caso, non importa davvero che tu abbia perso alcuni villaggi qua e là o forse perso Pokrovsk”.
Il fattore tempo: con l’inverno e il generale fango.
C’è un altro elemento cruciale che potrebbe cambiare completamente l’equazione strategica: siamo a novembre 2025, e l’inverno si avvicina rapidamente. In Ucraina, l’inverno non è solo una questione meteorologica, è un fattore militare determinante.
Gli ucraini hanno una parola per descrivere la stagione del fango: rasputitsa, letteralmente “quando le strade sono impraticabili”. Questo fenomeno, causato dai terreni argillosi ricchi di chernozem, si verifica due volte l’anno: in autunno con le piogge pesanti, e in primavera con il disgelo della neve. È lo stesso fango che rallentò l’avanzata di Napoleone nel 1812 e intrappolò i panzer di Hitler nella Battaglia di Mosca del 1941.
“Nel freddo, nell’umido e nel fango è più difficile combattere”, ha dichiarato il Tenente Generale Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, già a settembre. I veicoli corazzati pesanti – come i carri armati da 70 tonnellate – e i camion di rifornimento rimangono impantanati o confinati alle strade asfaltate, dove possono essere facilmente individuati e attaccati. Il gelo invernale rende i campi transitabili per brevi periodi, ma prosciuga la mobilità e la resistenza degli attaccanti privi di rifugi caldi. E poi arriva la rasputitsa primaverile, spesso peggiore di quella autunnale, che blocca ogni movimento per 4-6 settimane.
Questo significa che l’Ucraina ha davanti a sé circa 5-6 mesi di “pausa operativa” durante i quali la Russia non potrà lanciare grandi offensive di manovra. Tempo prezioso per consolidare la Fortress Belt, addestrare nuove truppe, e riorganizzare le difese.
Le implicazioni strategiche a lungo termine
La battaglia di Pokrovsk va letta in un contesto più ampio. Non è un evento isolato, ma parte di un logoramento reciproco che dura da quasi quattro anni. La Russia sta avanzando, ma a un costo devastante.
Secondo stime dell’Institute for the Study of War, la Russia ha guadagnato 168 miglia quadrate al mese in media nel 2025. A questo ritmo, occupare l’intero Donetsk richiederebbe almeno altri due anni. E questo presuppone che la velocità di avanzata non diminuisca ulteriormente quando la Russia si scontrerà con la Fortress Belt.
Le perdite russe sono stimate in oltre 790.000 tra morti e feriti secondo il Generale Christopher Cavoli, allora comandante supremo delle forze alleate in Europa (Saceur), in un’analisi di aprile 2025. L’Ucraina ha subito circa 400.000 tra morti e feriti secondo le stime del Presidente Volodymyr Zelensky di gennaio 2025. Numeri devastanti per entrambe le parti.
Ma c’è una differenza cruciale: l’Ucraina sta difendendo posizioni fortificate, un compito che richiede molte meno truppe dell’attacco. La Russia deve mantenere un vantaggio numerico schiacciante – come l’8 a 1 a Pokrovsk – per fare progressi anche minimi. È una matematica insostenibile nel lungo periodo.
Conclusione: una battaglia perdita, non una guerra perduta.
La situazione a Pokrovsk è indubbiamente critica. I soldati ucraini stanno combattendo e morendo in condizioni estreme, contro un nemico numericamente superiore, con logistica collassata e sotto il fuoco continuo di droni. È una realtà brutale che non va minimizzata.
Ma questa battaglia va compresa nel suo contesto strategico. Pokrovsk è un avamposto avanzato, non la linea Maginot. La sua caduta, probabilmente inevitabile nelle prossime settimane o mesi, non significa il collasso del fronte ucraino. Significa che la guerra si sposta alla fase successiva: l’assalto russo alla Fortress Belt di Sloviansk-Kramatorsk-Kostiantynivka.
E qui la matematica cambia. Le fortificazioni ucraine hanno dimostrato di poter rallentare l’avanzata russa del 97%. L’inverno imminente congelà la situazione per 5-6 mesi. E la Russia, già logorata da anni di guerra di attrito, dovrà decidere se può permettersi di continuare a pagare il prezzo in sangue e risorse per avanzare di pochi chilometri al mese.
La situazione è sicuramente oltre il critico. Ma “oltre il critico” per un avamposto non significa “oltre il critico” per la campagna nel suo complesso.
La guerra in Ucraina non finirà a Pokrovsk. Molto probabilmente, ricomincerà davvero quando l’inverno finirà e le armate russe si troveranno di fronte alle mura della Fortress Belt. Quella sarà la vera prova. Pokrovsk è solo l’ultimo sacrificio prima dell’inverno.















