La missione di Antonio Tajani a Riyadh si inserisce nel percorso di consolidamento del Partenariato Strategico inaugurato ad Al Ula e rafforzato negli accordi siglati durante la visita di Giorgia Meloni. L’intervista rilasciata al Riyadh Daily chiarisce che la relazione tra Italia e Arabia Saudita è entrata in una fase strutturale. Il contesto operativo è dato dal Business Forum di questi giorni, che riunisce centinaia di imprese di entrambi i Paesi e segnala la trasformazione della relazione economica in una piattaforma di cooperazione sistemica
La visita di Antonio Tajani arriva mentre Roma e Riyadh sperimentano un ritmo di scambi politici e commerciali senza precedenti. Il vicepremier definisce sul Riyadh Daily l’Arabia Saudita “un partner strategico per l’Italia nel Golfo, con relazioni che risalgono al 1932”, e sottolinea che il rapporto si è evoluto negli ultimi anni in “un’alleanza dinamica e proiettata al futuro”. È un’impostazione che trova riscontro nella percezione saudita: analisti ed editorialisti del Regno parlano sempre più spesso di un asse che non nasce da necessità contingenti, ma da una convergenza strutturale.
Tra loro, Abdulhadi Habtoor, nota come la visita “abbia un peso politico ed economico rilevante” e rappresenti una diretta prosecuzione dello slancio generato dal vertice di Al Ula tra Mohammed bin Salman e Giorgia Meloni. Quel momento, sostiene, ha segnato una svolta importante nel consolidare la partnership strategica, aprendo uno spazio concreto per l’ingresso delle imprese italiane nei settori chiave della trasformazione saudita. Habtoor osserva che Vision 2030 sta accelerando la diversificazione economica, soprattutto in difesa, energia, infrastrutture, cultura e innovazione, ambiti in cui l’affidabilità tecnologica italiana è particolarmente apprezzata. A suo giudizio, il Business Forum con la partecipazione di oltre novecento aziende è la conseguenza naturale del percorso avviato negli ultimi anni e sta gettando le basi per “partenariati industriali sostenibili”, anche alla luce degli accordi già firmati per un valore complessivo superiore ai dieci miliardi di euro. L’inclusione dell’Arabia Saudita tra i mercati prioritari della strategia italiana di promozione dell’export, aggiunge, accelererà ulteriormente la cooperazione e accompagnerà la relazione verso “una fase più matura” negli scambi economici.
Tajani, dal canto suo, insiste sulla natura politica della visita. Annuncia un confronto stretto con le autorità saudite sulla situazione in Medio Oriente e un coordinamento esplicito sul dossier Gaza. Ricorda gli scambi regolari con il ministro degli Esteri, il principe Faisal, e la firma a Roma della Dichiarazione Congiunta su Gaza, documento che ha rafforzato la convergenza tra i due Paesi sul percorso verso una pace “giusta, sicura, globale e duratura”. L’Italia, dice, ha contribuito attivamente alla Conferenza di New York sulla soluzione dei due Stati, co-presiedendo su richiesta saudita il gruppo di lavoro sulla sicurezza. L’impegno umanitario rientra in questo quadro: Tajani sottolinea che Roma continuerà a sostenere il piano “Food for Gaza”, rivendicando il ruolo italiano nell’accoglienza dei palestinesi bisognosi di cure mediche.
Sul fronte economico, il vicepremier parla di una fase di crescita significativa. I flussi commerciali bilaterali sono aumentati del 67% dall’epoca della pandemia, raggiungendo oltre dieci miliardi di euro, mentre le esportazioni italiane registrano incrementi a doppia cifra e gli investimenti diretti ammontano a 4,5 miliardi. Tajani descrive un allineamento naturale tra Vision 2030 e le competenze italiane, che spaziano dalla manifattura avanzata all’energia, dalle infrastrutture al design, fino alle tecnologie digitali e all’intelligenza artificiale. Menziona nuove opportunità nei settori sanitari, nell’agritech e nelle industrie culturali e creative, già oggi tra i campi di maggiore espansione del Regno. L’energia rimane un pilastro centrale, con prospettive che includono rinnovabili avanzate, modernizzazione delle reti e sviluppo dell’idrogeno.
Anche il politologo saudita Mubarak Al-Ati colloca questa cooperazione in una traiettoria storica più ampia. Ricorda che il primo accordo tra i due Paesi risale al 1932 e che la relazione è stata rafforzata da successive intese, dal Consiglio di Partenariato Strategico del 2021 alla dichiarazione firmata nel 2025, che hanno sostenuto l’aumento degli scambi e la nascita di nuove partnership in energia, idrogeno verde e investimenti. Al-Ati sottolinea la “chiarezza nei rapporti” e la continuità del dialogo politico, in particolare sul dossier palestinese, sulla lotta al terrorismo e sulla stabilità regionale. Osserva poi che oltre settanta aziende italiane operano oggi nel Regno in campi che includono energia, ingegneria civile e sanità, e valuta possibile che l’Italia diventi una delle principali porte di accesso europee per l’export saudita di idrogeno e ammoniaca rinnovabile.
Tra gli incontri in corso, Tajani evidenzia infine la dimensione strategica emergente della cooperazione. Il passaggio dalla semplice fornitura all’integrazione industriale nel settore della difesa, le collaborazioni scientifiche sulle tecnologie verdi e il coinvolgimento italiano nella pianificazione turistica e culturale del Regno indicano una partnership destinata a rafforzarsi, nonché l’interconnettività progettata dal corridoio Imec (su cui oggi la Camera ha presentante un intergruppo parlamentare per sostenere l’attività del governo). L’Italia, sostiene, può contribuire allo sviluppo di siti archeologici e culturali, alla progettazione alberghiera e al branding territoriale, in un momento in cui il turismo saudita sta diventando un settore economico di peso crescente.
















