Rinsaldata l’egemonia del partito fedele al governo cinese, in un processo segnato dall’astensione e il voto nullo. Ma quanto ha influito l’incendio del grattacielo e cosa si aspetta il Paese?
Questo fine settimana è stato eletto il nuovo consiglio legislativo di Hong Kong. L’ottavo consiglio è composto da 90 membri, di cui 40 sono stati investiti dalla Commissione elettorale, 30 da circoscrizioni funzionali e 20 da circoscrizioni geografiche attraverso il voto diretto. I più votati? I deputati Perry Yiu e Yan Chan. Tra i nuovi legislatori ci sono Vivian Kong, campionessa olimpica di scherma e rappresentante del turismo dell’isola. L’insediamento ufficiale, e l’inizio dei lavori, è previsto per il 1° gennaio del 2026.
Il principale partito del territorio autonomo cinese, Democratic Alliance for the Betterment and Progress of Hong Kong (Dab), ha vinto nettamente, aumentando così il numero di seggi che aveva fino ad ora. Hanno perso forza politica il New People’s Party, guidato da Regina Ip, così come hanno perso i candidati del partito Labour Front.
Tuttavia, il Dab ha perso consenso in molte zone di Hong Kong. Per esempio, al nordest dei cosiddetti Nuovi Territorio, – dove si trovava il grattacielo Wang Fuk Court che è stato distrutto dal recente incendio e dove hanno perso la vita 159 persone -, i partiti vicini alla Cina non hanno raccolto il numero di voti che si aspettava.
Il lutto ha segnato il voto del distretto Tai Po, dove si trovava il palazzo incendiato. Lì, la polizia ha “ripulito” i luoghi dove i cittadini avevano depositato fiori e fotografie in memoria dei defunti. E ha giustificato il gesto spiegando che poteva fraintendersi come posti simili a quelli creati durante le proteste pro-democrazia del 2019 quando invece c’è bisogno di ritornare alla vita normale.
Queste sono le seconde elezioni che si tengono senza alcun rappresentante dell’opposizione, in seguito alla riforma elettorale del 2021 che limita le candidature non allineate alla Cina e alle manifestazioni pro-democrazia del 2019.
Nonostante gli sforzi delle autorità per portare gli elettori alle urne, l’affluenza è stata poco sopra i minimi storici: 31,9% rispetto al 30,2% del 2021. Hanno votato soltanto 1,32 milioni di persone dei 4,14 milioni iscritti nel registro elettorale (una diminuzione del voto effettivo con 33.000 elettori in meno rispetto a quattro anni fa).
In più, il voto nullo è aumentato. Sono state registrate 41.147 schede invalide perché consegnate in bianco, cioè, il 3,12 % dei voti. Come ricorda il quotidiano El Pais, si tratta della cifra più alta dal 1997 “e si interpreta come un riflesso dello scontento silenzioso di un processo senza opposizione reale”.
Le autorità hanno ricordato che promuovere l’astensione o il voto nullo è considerato un reato a Hong Kong. Infatti, la Commissione Indipendente contro la Corruzione ha arrestato quattro persone domenica per avere postato sui social network messaggi che incitano a non partecipare alle elezioni o a votare con schede non valide. Durante la campagna elettorale sono state detenute altre 11 persone.
Emily Lau è una delle ultime voci rimaste del movimento pro-democrazia di Hong Kong. Negli ultimi giorni ha annunciato la dissoluzione del suo partito, Democratic Party in una riunione prevista per questa settimana. Al contempo ha ricordato alla stampa internazionale le condizioni di cinque colleghi che si trovano ancora in prigione con l’accusa di sovversione, secondo la legge di sicurezza nazionale del 2020.
Per John Lee, Capo esecutivo di Hong Kong, chi si è recato alle urne ha dimostrato “sostegno all’impegno del governo per la ripresa e le riforme dopo la tragedia e per l’elezione di deputati capaci e impegnati a guidare la riforma istituzionale”. Ha assicurato che i nuovi deputati guideranno i cambiamenti necessari dopo il terribile incendio del grattacielo.
















