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Il Cile fa la sua più grande svolta a destra. Chi è (e cosa farà) José Antonio Kast

Con lo slogan “Facciamo il Cile grande di nuovo” – chiaramente ispirato a Trump -, l’avvocato di estrema destra ha vinto le elezioni, raccogliendo il più alto numero di voti nella storia del Paese sudamericano. Tuttavia, non ha la maggioranza al Congresso e dovrà stringere molti accordi per mantenere le sue promesse elettorali

Con più del 58% dei voti, il candidato di estrema destra, José Antonio Kast, ha vinto le elezioni presidenziali in Cile. Nonostante la candidata di sinistra Jeanette Jara sia stata la più votata nel primo turno, al ballottaggio di ieri Kast ha raccolto più consenso, confermandosi trionfatore con grande stacco. Secondo alcuni media internazionali, si tratta della “più grande svolta a destra dal ritorno della democrazia 35 anni fa”.

Ha giocato a favore di Kast l’aggiunta dei voti di tutti i candidati di destra che sono stati sconfitti nel primo turno e che hanno deciso di sostenerlo: Johannes Kaiser ed Evelyn Matthei. Il vincitore ha anche beneficiato dei voti del terzo candidato, l’economista Franco Parisi, che ha avuto il 20% dei voti nel primo turno.

Un altro fattore decisivo è stata l’obbligatorietà del voto. In Cile ci sono circa cinque milioni di elettori che preferiscono l’astensione, ma per la prima volta nella storia sono stati per legge costretti a votare. Probabilmente questo ha aiutato Kast a diventare il candidato più votato nella storia cilena, con più di sette milioni di preferenze.

“Il Cile ci ha dato un mandato, ci chiede un cambiamento reale che non ammette scuse”, ha dichiarato Kast subito dopo la comunicazione dei risultati. In vista del grande vantaggio percentuale, la sua rivale politica, Jara, ha ammesso la sconfitta e sulla piattaforma X ha scritto: “La democrazia ha parlato forte e chiaro. Ho parlato con il presidente eletto José Antonio Kast per augurargli successo per il bene del Cile”.

Questo è il terzo tentativo di Kast di arrivare alla presidenza cilena. Questa volta, il suo programma elettorale è stato più deciso e forte delle altre volte, concentrandosi in argomenti “caldi” come la sicurezza nazionale, la riduzione della spesa pubblica e i flussi migratori. Kast ha avvertito che sarà un anno duro per i cittadini perché le finanze del Paese non vanno bene e necessitano di scelte difficili per sistemare i conti. Ha anche promesso la costruzione di recinzioni e muri lungo le frontiere con la Bolivia e il Perù per bloccare il passo di migranti illegali, e ha promesso più deportazioni di stranieri illegali dello stesso Donald Trump negli Stati Uniti. Non è un caso che il suo slogan elettorale era “Facciamo il Cile grande di nuovo”.

“Non ci saranno soluzioni magiche – ha aggiunto – né ci saranno cambiamenti da un giorno all’altro, ma ogni giorno migliorerà. Vi chiedo forza, costanza e saggezza. Questa non è magia, ma vi prometto lavoro, ordine, carattere, decisione e in quel momento comincerà il cambiamento”.

Ma chi è José Antonio Kast? Nato a Paine, nella zona metropolitana di Santiago del Cile nel 1966, Kast è il più piccolo di 10 fratelli. I suoi sono genitori emigrati in Cile dopo la Seconda Guerra Mondiale. Suo padre si sarebbe arruolato al partito di Adolf Hitler a soli 18 anni, secondo un documento dell’Archivio Federale in Germania, ma Kast ha spiegato che si è trattato di un modo per evitare di essere ucciso da soldati nazisti.

Avvocato laureato all’Università Cattolica, Kast ha cominciato a fare politica da giovane, quando ancora era studente. Ha partecipato al movimento di Jaime Guzmán, un collaboratore del dittatore Augusto Pinochet, nonché redattore della Costituzione del 1980. Ha difeso molte volte il regime di Pinochet sostenendo che se fosse in vita avrebbe votato per lui. Kast è stato consigliere municipale e deputato. È sposato con María Pía Adriasola, anche lei avvocatessa, e ha nove figli.

Robert Funk, politologo dell’Università del Cile, ha spiegato all’emittente britannico BBC che “Kast ha cercato di rappresentare una destra ‘nuova’, quello che io chiamo la destra nazionalista populista […] Ha cercato durante questi anni di avvicinarsi ad altri modelli che abbiamo visto in distinte parti del mondo”, come ad esempio il presidente americano, Donald Trump; il presidente dell’Ungheria, Viktor Orban; il presidente de El Salvador, Nayib Bukele e il presidente dell’Argentina, Javier Milei.

In un’analisi dell’inviata speciale della Bbc in Cile si legge che il trionfo di Kast è la svolta alla destra più radicale del Cile dal ritorno alla democrazia nel 1990. Da quel momento il centrodestra e il centrosinistra si è alternato il potere.

Tuttavia, Kast non ha la maggioranza assoluta al Congresso, per cui dovrà stringere accordi se vuole mantenere molte delle sue promesse elettorali. “Da oggi inizia una nuova tappa nella storia di un Paese che per la prima volta in decenni vivrà l’esperienza di un governo di estrema destra – si legge -. Un nuovo esperimento con risultati incerti che si vedrà in azione durante i prossimi quattro anni”.


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